Erano le 4 di pomeriggio di giovedì 18 aprile 1963, quando, presso la Camera di Commercio di Parma, 23 produttori costituirono, su base privata e volontaria, il Consorzio del Prosciutto di Parma.
Ecco perchè il 2023 segna un momento particolarmente importante e significativo per il Consorzio di tutela che toccando il traguardo dei 60 anni dalla sua fondazione che si ripropone come il vero Re dei Salumi.
“Ufficialmente costituito il Consorzio del prosciutto tipico”. Così titolava la Gazzetta di Parma del 19 aprile 1963. Un titolo a due colonne a pagina cinque del giornale, per dare la notizia che il consorzio non era più solo un progetto dei produttori parmensi. “Ieri pomeriggio alle 16 presso la Camera di commercio – si legge nel servizio – il notaio dr. Micheli ha stipulato l’atto relativo alla costituzione del Consorzio prosciutto tipico di Parma. Successivamente da parte dei presenti si è proceduto alla votazione per la nomina del consiglio direttivo del Consorzio volontario fra i produttori del prosciutto tipico di Parma”.
Nel servizio vengono anche citati i nomi dei primi consiglieri eletti: Giacomo Lunardini della ditta Rossi Alberto fu Archimede di Collecchio, Ermanno Tanzi della ditta Gino Tanzi e figli di Collecchio, Tarquinio Luppi della ditta Luppi di San Vitale di Sala Baganza, Pietro Ugonotti ella ditta Luigi Ugonotti e figli di Langhirano e Giovanni Rotelli della ditta Ghirardi e c. di Langhirano. Il servizio della Gazzetta informava poi che il consiglio direttivo doveva essere completato con i nomi di altri consiglieri che dovevano essere eletti dalla Giunta camerale della Camera di commercio.
Sul “Corriere del Gusto” di questo mese, mensile del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma, nel ricordare questa data, è scritto: “L’orgoglio per un’eccellenza unica tutta italiana, frutto di un saper fare tramandato di generazione in generazione e del legame inscindibile con un piccolo territorio nella provincia di Parma, li aveva convinti della necessità di difendere e custodire il metodo tradizionale di lavorazione del prodotto, individuando nella corona ducale impressa a fuoco sulla cotenna una garanzia di autenticità. Fu questo il principio che li spinse a fondare un’organizzazione di tutela, che sarebbe diventata col tempo un punto di riferimento internazionale nell’ambito della protezione delle produzioni tipiche.
Il Prosciutto di Parma, che già alle spalle aveva radici millenarie, ben ancorate nella storia gastronomica del nostro Paese, iniziava in quel momento un percorso scandito da alcune tappe significative:
nel 1970 l’emanazione della legge contenente le “Norme relative alla tutela della denominazione di origine del Prosciutto di Parma”, che dava ai produttori gli strumenti per contrastare frodi e concorrenza sleale (emendata nel 1990 con una versione aggiornata);
nel 1978 l’incarico pubblico attribuito dai Ministeri competenti al Consorzio di vigilare sull’osservanza delle normative di tutela;
il 12 giugno 1996 la registrazione da parte dell’Unione Europea della denominazione di origine protetta (DOP) “Prosciutto di Parma”, che si poneva come finalità la protezione comunitaria del prodotto, elemento imprescindibile nel contesto dell’ampliamento costante dei mercati esteri di destinazione.
Mettere in relazione l’istantanea attuale del Consorzio con l’immagine che il tempo ci restituisce di quello storico momento offre un quadro in cui si riflettono 60 anni di storia. Nel 1963 vennero sigillate (ovvero avviate alla produzione) 130.000 cosce, nel 2022 si sono sfiorati gli 8 milioni di cosce e le aziende associate ammontano ora a 134: numeri che mostrano l’evoluzione e trasformazione del mercato, senza celare le sfide sempre nuove che questo comporta su tutti i frangenti.
Il commento del Presidente del Consorzio, Alessandro Utini
«A distanza di sessant’anni, l’operazione compiuta da quel gruppo di 23 produttori di Prosciutto di Parma non perde il carattere eccezionale e innovativo che l’aveva segnata sin dall’inizio; al contrario, in un contesto fisiologicamente mutato, la scelta lucida e lungimirante di unire le forze per difendere e promuovere l’unicità del prodotto si conferma di costante attualità e ci consegna la responsabilità di tutelare il futuro delle generazioni che raccoglieranno il nostro testimone», commenta Alessandro Utini, Presidente del Consorzio di tutela.