Dopo tre anni di negoziato c’è accordo sulla riforma della Politica agricola comune 2023-2027 (come avevamo anticipato ieri su Gustoh24).

Dopo l’estate l’accordo dovrà essere approvato dalla Commissione Agricoltura del parlamento e, infine, in plenaria.

Ma ecco la notizia di oggi con il commento del ministro Patuanelli

Il Consiglio Agrifish Ue di Lussemburgo ha dato il via libera definitivo alla proposta di riforma della Politica agricola comune post 2020, dopo tre anni di trattative e in seguito all’intesa trovata nel Trilogo tra le tre istituzioni europee venerdì scorso a Bruxelles.

Il Ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ha sottolineato che siamo di fronte a una riforma completa della politica agricola comune, su cui è stato raggiunto un importante punto di incontro. I motivi di soddisfazione dell’architettura generale del pacchetto di compromesso sulla PAC sono superiori ai punti su cui si potevano trovare soluzioni migliori, soprattutto sul piano della semplificazione e della competitività dell’intero settore agricolo. Ora spetta agli Stati membri e ai produttori agricoli trarre beneficio dalla nuova PAC. Il prossimo passo sarà quello di costruire i piani strategici nazionali che dovranno essere incentrati sulla semplicità: non incrementare la burocrazia rappresenta il valore aggiunto per l’Italia. La Condizionalità sociale è sicuramente uno dei punti qualificanti della nuova PAC, insieme agli interventi previsti per la transizione ecologica del nostro sistema agroalimentare.

Importanti passi avanti sono stati raggiunti sugli aspetti climatico-ambientali con particolare riferimento al sostegno finanziario per strumenti di gestione del rischio che potranno utilizzare fino al 3% dei pagamenti diretti e dei fondi dello sviluppo rurale.

La nuova architettura verde, uno dei punti più discussi all’interno dell’intero pacchetto, sarà basata su condizioni ambientali che gli agricoltori devono rispettare e su misure volontarie supplementari nel quadro di entrambi i pilastri; un approccio basato sull’efficacia in base al quale gli Stati membri devono riferire annualmente in merito ai progressi compiuti.

Il compromesso prevede la definizione di agricoltore attivo obbligatoria, il pagamento redistributivo obbligatorio al 10%, salvo deroghe specifiche, lo schema per i piccoli agricoltori facoltativo e il livello di convergenza interna dei pagamenti diretti ad almeno l’85% del livello medio dei pagamenti diretti entro il 2026.

Per gli aiuti accoppiati è stato mantenuto lo stesso livello del 13%+2% dei pagamenti diretti.
Il ministro ha espresso soddisfazione per il mantenimento del quadro di sostegno finanziario a favore delle nostre produzioni mediterranee quali il settore vitivinicolo, ortofrutticolo e dell’olio di oliva.

Il commneto di Paolo De Castro

È fatta: dopo quasi 24 ore ininterrotte di negoziato tra Parlamento europeo, presidenza di turno portoghese del Consiglio, e Commissione, siamo riusciti a trovare un accordo politico sulla riforma della Politica agricola comune che accompagnerà i nostri agricoltori, e tutti i cittadini europei fino al 2027. Un accordo nel segno della sostenibilità economica, ambientale e sociale senza precedenti nella storia della Pac”.

Così Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo commenta con soddisfazione la chiusura di un negoziato tra le istituzioni Ue, durato tre anni, tutt’altro che scontato e che vedrà l’entrata in vigore della prossima riforma l’1 gennaio 2023.

Per De Castro “siamo partiti da una proposta vaga, che rischiava di portare alla ri-nazionalizzazione di una politica che è stata cemento della costruzione europea: grazie al nostro lavoro di questi mesi, siamo riusciti a salvaguardarne la dimensione comune, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. Abbiamo rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno a essere un attore principale nella redazione dei Piani strategici nazionali.

Abbiamo finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola – sottolinea De Castro – quello sociale: d’ora in poi la Pac non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori”.

“Il tutto, senza indebolire gli obiettivi economici della politica agricola, con un 15% di aiuti diretti che verrà riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del Made in Italy, dal pomodoro all’olivicoltura, il rafforzamento delle misure di gestione del rischio contro le perdite di produzione o di reddito che – evidenzia De Castro – ora saranno finanziabili anche tramite i pagamenti diretti agli agricoltori, l’estensione degli interventi settoriali a tutti i prodotti, incluse le patate fresche”.