E’ morto oggi a 73 anni Gino Strada, fondatore di Emergency e da sempre paladino dei diritti umani. Il medico e filantropo soffriva di problemi di cuore.
“Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha appreso con tristezza della morte di Gino Strada. Ha trascorso la sua vita sempre dalla parte degli ultimi, operando con professionalità, coraggio e umanità nelle zone più difficili del mondo. L’associazione ‘Emergency’, fondata insieme alla moglie Teresa, rappresenta il suo lascito morale e professionale. Alla figlia Cecilia, a tutti i suoi cari e ai colleghi di Emergency, le più sentite condoglianze del governo”. Così, in una nota di palazzo Chigi, il cordoglio del premier Mario Draghi e del governo per la scomparsa di Gino Strada.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Gino Strada ha recato le ragioni della vita dove la guerra voleva imporre violenza e morte. Ha invocato le ragioni dell’umanità dove lo scontro cancellava ogni rispetto per le persone. La sua testimonianza, resa sino alla fine della sua vita, ha contribuito ad arricchire il patrimonio comune di valori quali la solidarietà e l’altruismo, espressi, in maniera talvolta ruvida ma sempre generosa, nel servizio alla salvaguardia delle persone più deboli esposte alle conseguenze dei conflitti che insanguinano il mondo. In coerenza con la nostra Costituzione che ripudia la guerra, Gino Strada ha fatto di questa indicazione l’ispirazione delle azioni umanitarie sviluppate in Italia e all’estero, esprimendo, con coraggio, una linea alternativa allo scontro tra i popoli e al loro interno. Nell’esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia e a quanti gli sono stati vicini, rendo onore alla sua figura».
La dichiarazione su twitter di Alfonso Pecoraro Scanio
“Un’ Eroe Civile, un simbolo di impegno concreto per Pace,Salute e Solidarietà. Questa esperienza andrebbe insegnata nelle nostre scuole e divulgata come esempio di coraggio e abnegazione. Ciao Gino. E Grazie”
Omaggio a Gino Strada da Mario Capanna
Quanto d’amore, di stima e di ricordi, Gino, fra noi. Ci siamo sempre fidati come due fratelli, a partire dalle prime assemblee studentesche, tu alla facoltà di Medicina, io all’Università Statale di Milano.
E poi, dopo, a sostenere con convinzione le nostre “utopie” operanti.
Mi ricordo, fra i tanti episodi, quel pomeriggio d’inverno, tu e io dietro un banchetto in Piazza Duomo a vendere, battendo i piedi per il freddo, copie del mio libro “Il fiume della prepotenza”, con il ricavato destinato a contribuire alla costruzione di uno dei primi ospedali di Emergency in Cambogia.
Mentre scrivo, e piango, sto rigirando fra le mani la minuscola ma assassina mina antiuomo, il cui involucro mi regalasti affinché – dicesti – mai dovessimo dimenticare la disumanità delle armi, e che la guerra deve diventare un tabù.
Tu, uomo di pace vero, lottatore autentico a fianco degli umili , ti sei speso fino all’ultimo perché l’umanità fosse migliore.
Sei stato sempre coerente con le idee dell’opuscolo che scrivemmo nel 1970 “ La medicina al servizio delle masse popolari”.
Nulla potrà veramente capire di te, e del tuo incessante lavoro, chi non considera che sei stato uno dei… prodotti migliori del Sessantotto.
Caro amico e compagno di lotte straordinarie, non avresti dovuto lasciarci così presto.
Perché, per ricordare la frase che ti piaceva, “ci sono morti leggere come una piuma, e altre più pesanti del monte Tai”.
Tu sarai sempre sopra la sua cima.
Mario