Adesso servono azioni concrete. Sharma: “È l’ultima chance per target 1,5 gradi”
La giovane attivista per l’ambiente, Greta Thunberg, è a Glasgow in Scozia, dove è in corso il summit Onu sul clima, Cop26.
Due settimane di negoziati diplomatici tra oltre 200 Paesi, incentrati su come contrastare il riscaldamento globale. Un minuto di silenzio è stato osservato per le persone morte a causa del Covid-19 nel mondo.
Dal Nepal a Bermuda, fino al Madagascar, “dove secondo molti si sta verificando la prima carestia indotta dal cambiamento climatico della storia“, gli effetti del “peggioramento del clima della terra sono visibili ovunque nel mondo“. La Cop26 rappresenta “l’ultima e la migliore speranza” per limitare l’aumento delle temperature a +1,5 gradi: lo ha detto il suo presidente, Alok Sharma, aprendo i lavori del vertice nella cerimonia odierna di passaggio di consegne formale dalla presidenza cilena a quella britannica. Durante la pandemia, ha osservato, “i cambiamenti climatici non sono andati in vacanza. Tutti i valori hanno oltrepassato i limiti, sono nella zona rossa”.
Finale del G20 di Roma scompare la deadline del 2050 per un mondo a zero emissioni sostituita da un più generico «entro o attorno» metà secolo
Nessuno dei partecipanti al G20 ha risparmiato lodi al padrone di casa, nemmeno il ministro degli Esteri russo che pure si è lamentato di un metodo negoziale “poco corretto” per fissare gli obiettivi della riduzione delle emissioni carboniche; tutti hanno decantato le capacità dei negoziatori italiani, l’organizzazione dell’appuntamento, la bellezza della città eterna.
E “un summit di successo” è stato quello alla Nuvola nelle parole del presidente Mario Draghi, che si era posto l’esplicito obiettivo di rilanciare il multilateralismo.
Ha in particolare consentito di concludere importanti accordi, come quello sui vaccini anti-Covid anche ai Paesi in via di sviluppo, con l’obiettivo condiviso di vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà dell’anno prossimo, o quello sulla “minimum tax” per le multinazionali, o ancora, a margine, l’accordo Ue-Usa per sospendere i dazi su acciaio e alluminio e, infine, l’impegno a versare ai Paesi “vulnerabili” 100 miliardi di dollari (circa 86,5 miliardi di euro).
La nota dolente riguarda però proprio il tema su cui c’erano più attese: la lotta al cambiamento climatico.
L’annacquamento della scadenza per arrivare alla neutralità delle emissioni di carbonio, non fissata al 2050 come in altri vertici (Ue, G7), ma indicata genericamente “attorno alla metà del secolo”, e anche la mancanza di precisione sulle azioni “significative ed efficaci” che i 20 si sono impegnati a mettere in campo per ridurre a 1,5 gradi la riduzione della temperatura globale rispetto all’era pre industriale, hanno lasciato più di un ospite e osservatore con l’amaro in bocca, oltre a mettere ulteriormente a rischio il negoziato avviato oggi a Glasgow.
La Cop26, la conferenza Onu sul clima che si è aperta nel Regno Unito, è considerata “l’ultima speranza” per riuscire a limitare l’aumento a 1,5 gradi.
Serve rivoluzione Ecodigital
Le immagini del ciclone mediterraneo sulla Sicilia valgono più di mille trattati e dibattiti. Ma nemmeno l’ uragano smuove l’inerzia delle lobby. Non c’è più tempo e sembra che solo i più giovani abbiano attenzione ai rischi futuri come dimostrano le manifestazioni di questi giorni.
Il commento di Alfonso Pecoraro Scanio
“È chiaro che avrà ragione Greta. Dopo i bla bla bla non ci saranno scelte coraggiose. Nemmeno l’uragano nel mediterraneo, un segno tanto evidente della crisi climatica , riuscirà a spingere i cosiddetti grandi della Terra a passare dalle parole e dalle promesse ai tagli concreti e rapidi degli incentivi ai combustibili fossili”.
Lo afferma Alfonso Pecoraro Scanio già ministro dell’ambiente che taglio il famigerato contributo Cip6 destinato a petrolieri e inceneritori aggiungendo “ho provato sulla mia pelle quando sia difficile fare davvero il ministro dell’ambiente e come le lobby nere consentendo parole e convegni sul Green ma guai a fare provvedimenti efficaci . Eppure la catastrofe climatica incombe e con i governi nazionali paralizzati bisognerà puntare su una vera rivoluzione Ecodigital”.
“L’attivismo civico, le istituzioni locali, parti crescenti del mondo delle imprese e perfino della finanza sono oggi più coraggiosi e innovativi della politica. Occorre –precisa Pecoraro Scanio– coinvolgere loro perché le transizioni ecologica e digitale abbiano un impatto rivoluzionario e non diventino un’occasione mancata o peggio di spreco o ruberie di danaro pubblico”.
Il summit del G20 da una parte e le vertenze ecologiste dall’altra
G20: Fridays For Future in piazza a Roma. Per Vas il tempo è scaduto