L’azienda di Piegaro (PG) è guidata dai conti Spalletti Trivelli che hanno messo il rispetto dell’ambiente e la valorizzazione del territorio al centro del loro impegno come produttori di vino e olio
Un progetto di “Buen Ritiro” in breve diventato realtà di eccellente produzione vitivincola e oleicola. E’ questa la storia dell‘Azienda Agricola Pomario, nata dalla voglia del conte Giangiacomo Spalletti Trivelli e sua moglie Susanna d’Inzeo (figlia dell’indimenticato campione di equitazione Raimondo, ndr) di avere una dimora tranquilla e immersa nella natura che consentisse di lasciarsi alle spalle il caos della capitale.
Così scelsero la tenuta di Pomario, nelle campagne umbre di Piegaro (PG), al confine con la Toscana, tra i colli Orvietani e il Lago Trasimeno, ristrutturando il casale e annessi, reimpiantando i vigneti e iniziando le prime sperimentazioni in cantina grazie all’aiuto di Federica De Sanctis, agronoma, e Mery Ferrara, enologa. La prima vinificazione a Pomario, nel 2009, venne fatta nella rimessa degli attrezzi: un tonneau di Sangiovese e una barrique di Trebbiano e Malvasia: i futuri Sariano e Arale. Oggi l’azienda conta 230 ettari complessivi di cui 9 ettari a vigneto.
Il rispetto del territorio e l’attenzione agli equilibri ambientali sono state le linee guida della rinascita di Pomario. I conti Spalletti Trivelli, avendo intuito le potenzialità di questo “agro ecosistema” incontaminato e di eccezionale rarità, hanno deciso di adottare un sistema di agricoltura biologico-biodinamica, al fine di mantenere inalterati gli equilibri naturali. Una scelta dettata dalla naturale conformazione del territorio, ove i vigneti sono posizionati in radure circondate da boschi, ad altitudini vantaggiose. L’attenzione all’ambiente dei conti Spalletti Trivelli si evidenzia anche nell’energia “green”, utilizzata per la produzione di olio e vino, proveniente da un avanzato sistema geotermico e dall’uso del fotovoltaico.
“Noi cerchiamo di dare ai nostri vini personalità, legando la produzione ad un filo conduttore che parla di questo territorio. Amiamo questo posto e vogliamo che i nostri prodotti trasmettano l’amore per questa terra”, ha osservato a Gustoh24 Giangiacomo Spalletti Trivelli nel corso di una verticale di Arale organizzata per la stampa presso l’azienda, dove il territorio, la sua mineralità e sapidità si sono infatti pienamente evidenziati nella degustazione di questo bianco da uve Trebbiano e Malvasia che regala grande piacevolezza al palato per la sua freschezza e aromaticità.
Quella del vino per i conti Spalletti Trivelli è una tradizione familiare risalente a fine Ottocento. Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno assieme alla moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte, decisero di comprare un’azienda in Toscana dove successivamente il figlio Cesare, nonno di Giangiacomo, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato, il Chianti Spalletti, prodotto fino ai primi anni ‘70. Oggi, accanto a Giangiacomo e Susanna, si distingue il figlio Andrea nel portare avanti una attività che conta una produzione annua intorno alle 35.000 bottiglie.
Ogni vino dell’azienda Pomario ha un nome legato al territorio, con attenzione anche ai piccoli volatili che vivono nel luogo.
Rondirose, il rosè da uve di Sangiovese, Merlot e una piccola percentuale di Ciliegiolo, è ispirato alle rondini che volano sui roseti della tenuta.
Batticoda, da uve Grechetto e una piccola percentuale di vitigni a bacca bianca, è il nome comune della Ballerina Bianca, che con le sue movenze sinuose si fa strada tra i campi di vite.
Rubicola deriva dal latino Rubecula, che significa pettirosso. Questo vino dal colore rosso vivo, frutto di una vendemmia precoce, nasce da uve di Sangiovese e Merlot.
Arale, invece, è il nome del monte che sovrasta la vigna storica, di almeno 50 anni di età, piantata a Trebbiano e Malvasia. Questa è stata reimpiantata nelle parti mancanti con i cloni dalla vigna originaria.
Il filo conduttore della storia e della filosofia dei conti Spalletti Trivelli abbraccia quella di Sariano, un Sangiovese in purezza, che nasce dalle vecchie vigne di oltre 40 anni di età. Questo prende il nome di una proprietà di famiglia del 300-400 in provincia di Rovigo, Castello Di Sariano appunto, utilizzato dagli estensi come casino di caccia.
Una nota a sé merita il Muffato delle Streghe. Voluto fortemente dalla contessa Susanna d’Inzeo, questo vino speciale è un nettare alcolico ottenuto grazie alla muffa nobile, Botrytis Cinerea, che cresce benissimo nel vigneto impiantato nel 2010, con le sue terrazze degradanti verso il bosco, dove, in autunno, la nebbia rimane ferma nelle terrazze fino alla tarda mattinata, creando un’atmosfera “stregata” e per questo chiamato, appunto, “il vigneto delle streghe”.