Gli appelli di Confagricoltura, Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentare al Governo. Coldiretti, “effetto valanga sulla dieta mediterranea”
Bollette alle stelle, rincari fuori controllo e il futuro del settore agricolo italiano, che è stata la “locomotiva” dell’economia nel periodo della pandemia, torna ad ingrigirsi.
Un grido di allarme lanciato anche da Confagricoltura che ha fatto il punto della situazione con il presidente Massimiliano Giansanti. “Il caro energia ha un duplice effetto negativo. Ha fatto salire con percentuali senza precedenti i costi di produzione, dai fertilizzanti ai mangimi. Per effetto del prezzo del gas, cresciuto di oltre il 700%, potrebbe risultare insufficiente l’offerta di alcuni beni intermedi fondamentali per le prossime semine. Inoltre, aumenta ogni giorno il numero delle imprese di trasformazione che riducono o bloccano il normale ciclo di lavorazione. Con il risultato di limitare le possibilità di collocamento dei nostri prodotti”. Un bel grattacapo visto, come ha aggiunto Giansanti, che “oltre il 70% della produzione delle imprese agricole e degli allevamenti italiani è destinato alle industrie alimentari”.
La filiera agroalimentare, nel complesso, è il primo settore economico del Paese con un fatturato annuale di oltre 540 miliardi di euro e 3,6 milioni di persone occupate. In vista delle decisioni annunciate dal governo, il presidente di Confagricoltura evidenzia la necessità di un intervento incisivo e straordinario per non mettere a rischio la ripresa dell’economia e l’occupazione. Preoccupano anche le esportazioni agroalimentari (oltre 51 miliardi alla fine del 2021) che potrebbero subire un ridimensionamento.
Sulla stessa linea d’onda anche Giorgio Mercuri e Ivano Vacondio, rispettivamente presidenti di Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentareche hanno scritto al premier Mario Draghi dove hanno espresso tutta la preoccupazione e i rischi delle imprese loro associate, che rappresentano oltre il 90% della produzione alimentare del Paese. Un appello “affinché il Governo ponga in essere urgenti misure per arginare la situazione emergenziale e si faccia promotore di iniziative a livello europeo per l’adozione di provvedimenti che tutelino le imprese da speculazioni globali riconducibili anche a fattori di natura geopolitica”. I rincari di energia elettrica e gas ma anche i costi delle materie prime rischiano di paralizzare il comparto.
I numeri evidenziano bene il problema. Il costo dell’energia elettrica è passato in media dai 40/45 euro megawatt/h ai 300 euro e quello del gas da 0,17 euro al metrocubo a 1,30 euro. A tali rincari si aggiungono poi quelli delle materie prime con i prezzi di grano, mais, soia (e non solo) che stanno portando i costi aziendali ormai fuori controllo. Anche gli imballaggi rientrano nella lista dei rincari: si va dall’incremento del 61% del legname a quello del cartone (+31%), della banda stagnata (+60%), della plastica per agroalimentare (+72%), del vetro (+40%) ai quali si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000, di container e noli marittimi.
Molte aziende, denunciano Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentare, “stanno valutando il blocco di alcune linee di attività e, nei casi di maggiore difficoltà, la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali”. Una situazione di difficile equilibrio e che richiede un aiuto considerato che “le attuali dinamiche commerciali con la Gdo escludono infatti la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti”.
“L’industria alimentare – ha detto Ivano Vacondio, presidente Federalimentare– ha un ruolo sociale fondamentale per cui le nostre aziende non possono permettersi di chiudere, ma se i prezzi dell’energia continuano a lievitare in questo modo, con aumenti che arrivano oggi al +200-300%, la chiusura per molte pmi diventerà inevitabile. È per scongiurare questo scenario a tinte fosche che chiediamo ufficialmente aiuto al Governo”. “I problemi delle industrie alimentari di trasformazione – ha aggiunto il presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri– portano con sé anche il rischio di una progressiva limitazione delle produzioni agricole: in alcuni casi sarà infatti necessario intervenire nella stessa programmazione delle prossime campagne produttive, contenendo proprio quelle coltivazioni che necessitano di una lavorazione industriale. E ciò avrà conseguenze anche sull’impiego di manodopera in campagna”.
Il Presidente di Coldiretti Prandini, “sulle tavole degli italiani si abbatte una tempesta“
Dall’aumento del 30% dei costi per produrre il grano per la pasta ai rincari del 12% per quelli dell’olio extravergine d’oliva, fino ai ritardi negli accordi di filiera sul prezzo del pomodoro riconosciuto agli agricoltori per l’avvio della coltivazione, sulle tavole degli italiani si abbatte nel 2022 “una tempesta” che mette a rischio anche il piatto simbolo della cucina tricolore e della dieta mediterranea come gli spaghetti, olio e pomodoro.
A lanciare l’allarme è la Coldiretti in merito agli effetti del caro bolletta sul settore agroalimentare che complessivamente assorbono oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. “Tra le prime vittime dei rincari – si legge in una nota della Coldiretti – ci sono i produttori di grano che quest’anno devono spendere 400 euro in più all’ettaro, dalla semina fino alla mietitura”, secondo l’analisi Coldiretti.
“La stangata interessa il gasolio agricolo necessario per le operazioni colturali, aumentato di circa il 50%, e persino i concimi. L’urea per esempio, che è fondamentale nella fase post-semina del grano, è passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). Anche il fosfato biammonico Dap è raddoppiato, da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano aumenti superiori al 65%. In difficoltà – continua la Coldiretti – anche i produttori di olio extravergine d’oliva sui quali si abbatte la scure dei rincari con un aumento complessivo del 12% dei costi medi di produzione, secondo Unaprol – Consorzio olivicolo italiano. Ad incidere sono il prezzo del carburante, praticamente raddoppiato nel giro di pochi mesi, il costo dell’energia e i rincari di vetro (+15%) e carta (+70%) necessari per imbottigliamento e confezionamento”.
Sulla produzione di polpe, passate e sughi di pomodoro “pesano, invece, i ritardi nella definizione di un accordo quadro per il 2022 fra produttori e industriali che è fondamentale – spiega Coldiretti – considerato proprio l’aumento senza eguali dei costi di produzione per le imprese agricole costrette ad affrontare esborsi vertiginosi per tutte le operazioni colturali. In mancanza dell’intesa sui prezzi le imprese agricole non possono permettersi di programmare alla cieca l’avvio delle operazioni colturali”.
Ma l’impennata dei prezzi energetici “riguarda anche l’alimentazione del bestiame e il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori e non risparmia neppure i costi di produzione dell’intera filiera agroalimentare”.
“Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione”, afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, sottolineando “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.