Il rapporto Ovse-Ceves: 2020 del vino italiano è il peggiore degli ultimi 30 anni, si prevede una perdita di 60 milioni di euro.
L’anno del Covid – 19 per il vino italiano si chiude con il risultato economico peggiore degli ultimi 30 anni, nonostante il +13% in valore e il +9% in volumi nell’export registrati tra gennaio e febbraio 2020: lo afferma il rapporto dell’Ovse-Ceves, l’Osservatorio Centro Studi Economici Vini Speciali diretto da Giampiero Comolli.
Di bollicine tricolore se ne stapperanno 66-67 milioni di bottiglie nelle feste, in calo sul record di 75-76 milioni del 2019 (-12%), dopo anni, soprattutto gli ultimi 6, di grande crescita per le bollicine made in Italy, diventate, afferma Comolli “le più prodotte, le più esportate e le più consumate nel mondo”.
Il periodo più brutto è stato quello del lockdown con la chiusura del settore horeca, il crollo del turismo e del mancato arrivo di stranieri in Italia oltre alle restrizioni applicate nelle festività natalizie, un periodo cruciale in cui le imprese italiane realizzano circa un terzo del fatturato annuo.
Incidono, inoltre, le chiusure nelle varie occasioni di convivialità da Sant’Ambrogio (8 dicembre) all’Epifania (6 gennaio).
I dati dell’ indagine Ovse-Ceves
Chi in parte ha “salvato” la situazione è stato il canale online e la Grande distribuzione che sono fortemente in crescita.
“Un boom di acquisti” dice Comolli, “se non avessimo alle spalle perdite medie in valore del 18% e crollo dei volumi di vini acquistati intorno al 20% in 11 mesi. Bel recupero in estate: ma quanto ci è costato? Per i vini spumanti, a Pasqua, si è toccato il picco negativo del 55% in meno di spedizioni/vendite in un solo mese. Facendo un calcolo stimato, tenendo conto dei trend nei giorni di metà dicembre riscontriamo un +9% in valore negli acquisti in Gdo e un +8% in volumi per le bollicine, un +3% rispetto ai mesi precedenti per i vini tranquilli”.
L’augurio per il brindisi tricolore
Alcuni altri dati emergono dall’indagine Ovse: tenuta se non aumento sia degli acquisti che delle spedizioni in enoteca e per pacchi regali. Meno pacchi misti, più confezioni (+14%) di sole bollicine: proporre la briosità come scacciaproblemi, un po’ euforia per andare oltre. Questa la motivazione dichiarata dal 70% degli intervistati. Meno convivialità in presenza, ma più condivisione, più partecipazione a distanza, ma anche più frugalità. Le bollicine italiane reggono ancora il confronto. Molto meno bene le bollicine francesi.
Fra brindisi virtuali, bottiglie a casa, acquisti in gastronomie e enoteche, regali, il boom dell’e-commerce e il trend della Gdo….. fanno ben sperare anche per il dato complessivo annuale. Nel 2019 si toccò il record di 75/76 mio/bott nazionali stappate solo per le Feste di fine anno. Quest’anno, sulla base degli ordini anche anticipati di settembre e fatture emesse, spedizioni, acquisti, consegne, regali – un po’ a sorpresa – emerge un dato non catastrofico: si stimano 66-67 milioni di bottiglie (-11/12%) pronte per essere stappate.
Mancano tutte le bottiglie della ristorazione, dei bar notturni, delle discoteche.
“Quindi le bottiglie sulla tavola delle feste, almeno quelle domestiche, in pochi e con tutte le giuste precauzioni, non dovrebbero mancare, purchè convenienti”, sottolinea Ovse-Ceves. Come sempre, soprattutto in Gdo, le promozioni last minute saranno molto interessanti e potrebbero anche migliorare i dati. Questo dimostra che c’è anche un problema di disponibilità verso le etichette a più altro valore e brand. Il sondaggio compiuto a cavallo delle feste dell’Immacolata (1842 referenti) svela che gli italiani nel dicembre 2020 mettono al primo porto tutto quello che risulta essere “conveniente”, in una specie di gara fra il non rinunciare ma spendendo meno in ogni caso. Chi per obbligo, chi anche per necessità. L’aumento delle vendite di vino tranquillo e spumante online e le quote di etichette di bollicine nelle confezioni regalo, in parte frenano il danno e in parte colmano il gap dei consumi fuori casa. Aumentati anche gli ordini-consegne per regali direttamente nelle cantine che hanno attivato e comunicato il servizio con alcuni interessanti sconti (anche 25%) per qualche cassa. E’ evidente in questo frangente quanto i consumi fuori casa sono più importanti lontano dalle canoniche festività, influenzando più il report globale dell’anno 2020.
Solo negli ultimi 30 giorni dell’anno, registriamo un danno alla produzione di vini spumanti di € 60 mio/euro e un danno al consumo di oltre € 150 mio/euro. Un gap così alto fra produzione e consumo che deve far riflettere. Da qui il dato della perdita di circa 5 mld/euro di mancata spesa degli italiani e dei turisti che non ci sono, che vengono in Italia (2 su 3 adulti) soprattutto per l’enogastronomia.
Un asset nazionale, quello eno-alimentare-gastronomico, che forse non è stato ancora collocato nella giusta dimensione e valore per il Paese Italia.
Un danno reale che va ben oltre i ristori previsti.