La cena con o piatti stellati cucinati da quattro chef di gran calibro amici di Bob Noto: Carlo Cracco, Matteo Baronetto, Paolo Griffa e Giuseppe Rambaldi
Tra i molti eventi che stanno animando la città di Torino nell’ambito di Buonissima 2024, la manifestazione gastronomico-culturale promossa dall’Associazione di Promozione Sociale EatBìn, con il patrocinio della Città di Torino, della Regione Piemonte, della Camera di Commercio di Torino e di Turismo Torino, il 25 ottobre all’interno dell’UCI Cinema Lingotto si è svolto CHEFilm! Si cena al cinema.
È stata una serata a base di buon cibo e cinema, pensata per omaggiare la figura di Bob Noto, celebre gastronomo e fotografo torinese classe 1956, definito “commensale geniale” e considerato il palato più raffinato al mondo, ma soprattutto riconosciuto come personaggio visionario, celebre per la sua capacità di scoprire e valorizzare talenti culinari, nonché per il merito di aver cambiato il modo di vedere e vivere il cibo, rivoluzionando il concetto di “gourmet”.
La cena si è svolta all’interno dello spazio UCI Cinema Lingotto e ha visto l’alternanza di piatti stellati cucinati da quattro chef di gran calibro amici di Bob Noto: Carlo Cracco, Matteo Baronetto, Paolo Griffa e Giuseppe Rambaldi. Nel corso della serata, tra un intermezzo culinario e l’altro, gli ospiti hanno potuto assistere alla proiezione in anteprima di “Bob Noto: The World’s Finest Palate”, il documentario dedicato alla storia dell’omonimo personaggio, diretto da Francesco Catarinolo e prodotto da Pandora, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e Gruppo Lavazza.
Non un semplice film bensì un vero e proprio viaggio alla scoperta del significato più profondo della parola gourmet, attraverso la storia di chi il cibo lo ha scoperto per passione studiato con curiosità e spregiudicatezza, comunicato con intelligenza e rappresentato con uno sguardo raffinato, attento e mai banale, che ha trasformato il corso dell’alta cucina e dei suoi interpreti d’avanguardia.
Quella raccontata in “Bob Noto: The World’s Finest Palate” è una storia costellata di viaggi, incontri, sorrisi, avventure stravaganti e quasi surreali, con un focus sul potere della prospettiva e del punto di vista, nella fotografia come nella vita. I piatti fotografati da Noto, filtrati attraverso la sua sensibilità artistica, riflettono i loro creatori, i più grandi chef della scena culinaria italiana e internazionale, e ne cristallizzano con un click anche l’ispirazione più estemporanea, rendendo eterno ciò che per definizione viene creato per essere effimero.
Insieme alla selezione di immagini e filmati, alcuni inediti tratti dall’archivio del Gambero Rosso, che ritraggono Bob Noto dietro le quinte delle sue collaborazioni con ristoranti, trasmissioni televisive e riviste di settore, ai flashback e alle animazioni in stile fantastico o onirico, a restituire il ritratto intimo di un uomo che ha ridefinito il modo di interpretare e apprezzare il cibo contribuiscono le parole di alcuni dei più grandi chef d’Europa e del mondo, nonché di altri professionisti del settore food, come giornalisti e critici enogastronomici, che hanno conosciuto questo visionario interprete del “buon gusto” e con lui hanno intrecciato la loro storia personale e professionale.
Figure divenute iconiche della grande cucina contemporanea, all’avanguardia e talora avveniristica, che si sono unite per raccontare come Bob Noto dalla personalità unica e capace di rappresentare, oggi come durante la sua attività, un punto di riferimento nella scena culinaria globale.
Se Carlo Cracco lo definisce semplicemente “un mito”, Ferran Adrià lo considera “un ispiratore per tutta la cucina creativa italiana”, dotato di “un palato eccezionale” che, secondo chef Matteo Baronetto, lo portava a “sentire cose che in pochi sentivano” e ad “andare oltre il gourmet” per capire il reale senso di ciò che stava assaggiando. Massimo Bottura, infatti, ammirava in lui la capacità di analizzare ogni boccone “facendo comunicare il palato con la mente e con la memoria, per capire se si trattasse di qualcosa di totalmente nuovo o di qualcosa che avesse dei riferimenti storici con altri piatti”, ma anche la “continua voglia di innovare”, al punto da trasferire il proprio pensiero ai cuochi stessi, che in molti casi ne hanno fatto la base della propria filosofia di cucina. Una capacità che, secondo lo chef Federico Zanasi non era “un semplice talento relativo al palato, ma una visione di cucina molto lungimirante” e competente, sulla base della quale instaurare con gli chef quello che il giornalista Marco Bolasco definisce un “rapporto di scambio”, vivificato dal suo essere “una persona senza mezze misure: o tutto o niente”, capace di immergersi totalmente nelle situazioni, nelle esperienze, nel gusto dei piatti e nelle relazioni con i professionisti della cucina.
Massimiliano Alajmo rende merito alla capacità di Bob Noto di “creare ponti nella comunità dei cuochi, avvicinandoli e stimolandoli”.
Ma la testimonianza più significativa è forse quella di Enrico Crippa, secondo il quale questo personaggio “è riuscito a trasmettere una capacità di far lavorare il cuoco con la propria personalità”, spingendolo a trovare la propria cifra stilistica nel variegato panorama della ristorazione contemporanea, e soprattutto a realizzare piatti in cui rispecchiarsi sotto ogni punto di vista, al punto da vedere in una loro fotografia il proprio autoritratto.
A queste interviste esclusive si aggiungono a quelle di colleghi, amici e familiari che si aggiungono al documentario di Francesco Catarinolo rendendolo qualcosa di più di una semplice biografia: piuttosto una riflessione sulle connessioni e suggestioni umane, emotive, sensoriali, artistiche e intellettuali che il cibo, vissuto con passione, consapevolezza e impegno, è in grado di generare, attraversando epoche, distanze geografiche e diversità culturali.
CHEFilm! Si cena al cinema non è l’unico evento con cui Buonissima 2024 rende omaggio alla figura del suo illustre cittadino (scomparso nel 2017); nel pomeriggio del 23 ottobre infatti si è svolta la premiazione della quarta edizione del Premio Bob Noto, che ogni anno dal 2021 assegna il prezioso riconoscimento un protagonista del mondo della ristorazione contemporanea, sottolineandone un tratto caratteriale che lo renda affine alla personalità del celebre gastronomo. Così come Andoni Luis Aduriz è stato premiato per l’irriverenza, Massimiliano e Raffaele Alajmo per l’ironia e René Redzepi per la creatività, quest’anno per la prima volta, a essere premiata, per l’empatia, è stata una donna empatica, caparbia e determinata: Mariella Organi responsabile di sala di La Madonnina del Pescatore a Senigallia, nonché moglie dello chef Moreno Cedroni, con il quale è stata artefice della conquista di due Stelle Michelin.
I due appuntamenti, al pari di tutti gli altri previsti nella manifestazione Buonissima 2024, non sono stati solo un’occasione per celebrare la buona cucina e i suoi protagonisti, ma soprattutto uno spunto per riflettere sul potere atavico del cibo: quello di oggetto di riflessione individuale, forma di espressione personale, ma anche di strumento aggregatore, pretesto di scambio ideologico e culturale, espediente per la condivisione.
Un mezzo per mettersi in comunicazione con la parte più profonda e istintiva di se stessi, ma anche con la propria “sostanza fine”, razionale, riflessiva, mnemonica ed emozionale, e al tempo stesso un momento per entrare in contatto con gli altri e, talvolta, creare rapporti duraturi nel tempo, che vanno oltre il “qui e ora” della pietanza o della permanenza a tavola per farsi qualcosa di durevole e unico. Come un abbraccio, il ricordo di un piatto, una fotografia.