I commenti della Fipe e del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli
Rispetto alle chiusure imposte per legge lo scorso anno, il prossimo capodanno vedrà nuovamente la ristorazione accogliere la clientela nei propri locali, e questo è certamente un fattore di fondamentale importanza. Tuttavia le aspettative per una serata, attesa a lungo e nel segno della ripresa, rischiano di rimanere disattese per i 70mila ristoranti che apriranno le porte a chi vorrà celebrare l’arrivo del 2022 con una cena fuori casa.
L’impennata di contagi degli ultimi giorni e i tempi imposti dalla quarantena stanno avendo l’effetto di moltiplicare le disdette. Il 25-30% circa di media, secondo Fipe Confcommercio, la Federazione dei Pubblici esercizi cui nelle ultime ore arriva il grido d’allarme di centinaia di imprenditori.
“Che ci fosse una flessione rispetto al 2019 era previsto – sottolinea la Fipe -, anche perché sapevamo di dover fare a meno di una larga fetta di turisti stranieri, ma qui siamo di fronte a un quadro inaspettato fino solo a pochi giorni fa. Ci sono locali che in 3 giorni hanno visto disdire la maggior parte delle prenotazioni, senza riuscire a rimpiazzarle. Questo significa che il mese di dicembre, il più importante dell’anno che da solo vale il 10% del fatturato dei ristoranti, è in buona parte compromesso e si aggiunge ad un periodo prolungato di crisi che stava finalmente vedendo una via di uscita. Ecco perché non esitiamo a chiedere al governo di dispensare misure urgenti come ad esempio le proroghe delle moratorie bancarie e della cassa Integrazione. Interventi che dovranno sostenere quei comparti che stanno soffrendo di più. Come la ristorazione nei luoghi turistici, quella legata agli eventi o alle feste private o le discoteche e i locali da ballo, letteralmente mortificati dall’ultimo provvedimento che li ha chiusi senza alcun preavviso fino al 31 gennaio”.
Eppure, subito prima di Natale i dati raccolti dall’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio erano incoraggianti, con 4 milioni di italiani pronti a festeggiare l’ultimo dell’anno nei ristoranti aperti. Un dato in calo rispetto al 2019, ma costituiva una boccata d’ossigeno rispetto allo zero assoluto del 2020, quando i locali erano chiusi. Per favorire questa ripresa, i ristoratori avevano previsto una riduzione dei prezzi rispetto a due anni fa: 78 euro in media per il cenone rispetto agli 80 del 2019, mentre per cena e brindisi di mezzanotte con sottofondo musicale il calo era più evidente, 90 euro contro 105. In virtù di questi numeri la spesa totale prevista si sarebbe attestata intorno ai 325 milioni di euro, a fronte dei 445 milioni spesi due anni fa.
Con il dilagare della nuova variante Omicron a questi numeri oggi andrebbe fatta un’ulteriore tara tra il 25 e 30%.
Vacanze 5 milioni le prenotazioni cancellate, fine anno nero per il turismo
Le vacanze di fine anno segnate dalla pandemia, con le disdette che fioccano a raffica. 5 milioni di partenze cancellate su un totale di 25 milioni di prenotazioni, l’ultimo colpo di un anno come il 2021 difficile per il turismo italiano, con una stima di 60 milioni di arrivi e120 milioni di presenze in meno rispetto al 2019. Le previsioni sono state effettuate da Confcommercio in collaborazione con SWG e su dati Istat e Bankitalia, dati disastrosi per il turismo italiano che registrano anche 13 milioni in meno di viaggi degli italiani all’estero.
“La crisi Covid sta impattando sempre di più sull’intera filiera turistica con migliaia di imprese che rischiano realmente la chiusura soprattutto alberghi, tour operator e agenzie di viaggio-il commento del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli– Le risorse messe in campo finora dal Governo non sono sufficienti, sono necessari e urgenti più sostegni, la proroga della cassa integrazione e adeguate moratorie fiscali. Non è pensabile un’economia italiana senza il traino fondamentale del turismo”.
Le richieste di Confcommercio sono la proroga della cassa integrazione concessa alle attività ferme a causa dell’emergenza sanitaria, in scadenza il prossimo 31 dicembre, almeno fino al mese di giugno. La decontribuzione per il reinserimento lavorativo per il comparto del turismo organizzato che conta almeno 40mila dipendenti e composto da un’alta percentuale di micro imprese con meno di cinque dipendenti, che non hanno dunque alcun altro strumento a tutela dei livelli di occupazione, e indennizzi certi e immediati per le discoteche, le sole a pagare le conseguenze alla nuova emergenza pandemica con la chiusura per decreto. In media si stima una perdita di circa 25 mila euro in 10 giorni per ogni struttura sotto l’ondata della variante Omicron, che rappresenta il 50% dei contagi. Si parla anche di una revisione dei termini di quarantena per i vaccinati con tre dosi, con una riduzione dei tempi di chi è stato in contatto con un positivo rispetto ai sette giorni attuali.