Dopo la giornata Mondiale dell’Ambiente arriva un’altra Giornata internazionale, quella della Sicurezza Alimentare.

Cibo sicuro ora, per un domani sano”, è lo slogan dell’edizione 2021 della Giornata Mondiale della sicurezza alimentare proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 7 giugno.

L’appuntamento richiama tutti gli Stati membri dell’Onu a inserire tra le priorità dell’agenda pubblica il nodo della sicurezza alimentare, intesa come sistema di politiche volte a garantire l’accesso al cibo per tutti, migliorando così l’aspettativa di vita delle persone e la salute pubblica.

La criticità del tema è evidenziata dai dati forniti dalla Fao: ogni anno si verificano 600 milioni di casi di malattie di origine alimentare (circa 200 diverse patologie) che colpiscono soprattutto le persone più vulnerabili, in particolare donne e bambini, e le popolazioni coinvolte in conflitti.

Circa 420mila persone in tutto il mondo muoiono ogni anno dopo aver ingerito cibo contaminato, ma sono soprattutto i bambini sotto i 5 anni di età i più colpiti: 125.000 decessi ogni anno, il 40% del totale. La prevenzione è una strada praticabile ed efficace, a patto di perseguirla con senso di responsabilità. Il World Safety Food Day accende i riflettori su una situazione dunque ancora precaria, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo. Ma il problema riguarda tutti, e la soluzione deve arrivare, innanzitutto, dal monitoraggio della filiera di produzione alimentare, in direzione di quella trasparenza dal campo alla tavola che oggi può avvantaggiarsi del supporto della tecnologia.

Cosa fare?

Incentivare pratiche agricole sane, stabilire parametri condivisi per fissare standard igienici di produzione, definire sistemi efficaci di controllo delle diverse fasi di trasformazione dei prodotti, responsabilizzare i consumatori a operare scelte alimentari sane, garantire a tutti l’accesso all’acqua potabile: tutto questo concorre a rendere tangibile un traguardo che può essere raggiunto solo facendo ognuno la propria parte, e pretendendo che chi ci rappresenta – governi e organizzazioni internazionali – arrivi a considerare il tema della sicurezza alimentare una priorità, specie a seguito di una pandemia che ha mostrato il potenziale devastante di contaminazioni e situazioni di promiscuità. Ma lottare per la sicurezza alimentare, oggi, significa anche contrastare le frodi alimentari (spesso operate ai danni del made in Italy agroalimentare), o assicurare, per esempio, il diritto al cibo nei luoghi deputati alla socialità e alla formazione dei più piccoli (si veda, a tal proposito, il dibattito sulle mense scolastiche come servizio pubblico essenziale).

La situazione in Italia: la rete di Campagna Amica

A TuttoFood 2019 la Campagna Coldiretti: “Scegli l’origine, stop cibo anonimo!”

Cibi e bevande stranieri sono sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy.

In Italia è scoppiato quasi un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 297 notifiche inviate all’Unione Europea durante il 2020. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), diffusa in occasione della Giornata Mondiale Onu della Salubrità Alimentare, promossa da Fao e Oms a planetario il 7 giugno per ricordare che ogni anno circa 600 milioni di persone si ammalano dopo aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti e sostanze chimiche.

Il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Efsa che ha analizzato capillarmente 96.302 campioni di alimenti in vendita nell’Unione Europea fornendo uno spaccato della presenza dei residui di pesticidi su frutta, verdura, cereali, latte e vino prodotti all’interno dei Paesi dell’Unione o provenienti dall’estero.

Un’emergenza – sottolinea la Coldiretti – che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi. I pericoli maggiori per l’Italia – continua la Coldiretti – sono venuti dal pesce spagnolo con alto contenuto di mercurio e dal pesce francese per l’infestazione del parassita Anisakis, ma sul podio del rischio ci sono anche i materiali a contatto con gli alimenti (MOCA), per i quali si riscontra la cessione di sostanze molto pericolose per la salute del consumatore (cromo, nichel, manganese, formaldeide ecc.), in particolare per quelli importati dalla Cina.  Nella black list alimentare – precisa la Coldiretti – ci sono poi i pistacchi dalla Turchia contaminate dalle aflatossine,  le arachidi dall’Egitto per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, presenti anche nei pistacchi dagli Stati Uniti

In questo contesto, in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.

Maggiore trasparenza: indicare la provenienza degli alimenti in etichetta

Per questo occorre anche avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa (dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi) anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola o, zucchero.

L’agricoltura italiana è prima in Europa per valore aggiunto ma è anche la più green e può contare – riferisce la Coldiretti – sulla leadership indiscussa per la qualità alimentare con 314 specialità Dop/Igp/Stg, compresi grandi formaggi, salumi e prosciutti, riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5266 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con circa 80mila operatori biologici. E l’Italia è anche leader nella biodiversità ma può anche contare sulla rete di vendita diretta degli agricoltori più estesa del mondo grazie alla Fondazione Campagna Amica che ha sempre continuato a garantire prodotti sani, genuini e a chilometri zero alla popolazione.