I commenti di Coldiretti, Confartigianato, Cia Agricoltori italiani e la premier Meloni
I dazi Usa al 25% anche sui prodotti agricoli europei stanno terremotando anche l’Europa e l’Italia. Dopo un prima notizia generica di una settimana fa, ora il presidente Usa Donald Trump, sul suo social “Truth”, ha scritto poche parole che, però, hanno alzato ancora di più il livello di allerta tra gli agricoltori europei e non solo.
Un vero e proprio bollettino di guerra per gli investitori tanto che ieri è stata una giornata nera per le Borse europee, affossate dalla guerra commerciale di Trump (Milano -3,4%) con il Sole 24 Ore che gli ha decitato il titolo di prima pagina.

Il presidente Usa ha confermato l’entrata in vigore di dazi del 25% su Canada e Messico e il raddoppio delle tariffe sui prodotti cinesi (al 20%). Immediata la risposta di Pechino, che ha colpito i beni agricoli Usa con tariffe fino al 15%, e di Ottawa con dazi del 25% su 30 miliardi di import dagli Usa.
Coldiretti: la spinta autarchica del presidente statunitense potrebbe far aumentare la produzione di “italian fake”
“L’imposizione di dazi sul Cibo made in Italy negli Stati Uniti metterebbe a rischio il record di 7,8 miliardi fatto segnare nel 2024″. Lo afferma la Coldiretti in riferimento al messaggio del presidente Usa Donald Trump agli agricoltori americani di prepararsi a produrre di più dopo l’annuncio dell’imposizione di tariffe aggiuntive dal 2 aprile sulle merci provenienti da Messico, Canada e Cina. “Il mercato statunitense – continua la Coldiretti – è divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare tricolore, con l’ulteriore pericolo di alimentare la già fiorente industria del falso. La preoccupazione è legata al fatto che un dazio del 25% sul cibo italiano farebbe alzare i prezzi al consumo per i consumatori americani, che potrebbero essere portati a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dai cosiddetti ‘italian fake‘”.
“Gli Stati Uniti sono oggi il Paese che detiene saldamente la leadership produttiva delfalso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro – osserva Coldiretti – basti pensare che il 90% dei formaggi di tipo italiano in Usa sono in realtà realizzati in Wisconsin, California e New York, dall’asiago al gorgonzola, dalla mozzarella fino al provolone. Ma il problema riguarda un po’ tutte le categorie, dall’olio d’oliva ai salmi fino a passata e sughi”. Secondo un’analisi condotta da Coldiretti su dati Istat “i dazi imposti durante la prima presidenza di Trump su vari prodotti agroalimentari tricolori hanno causato una riduzione del valore delle esportazioni (confrontando il 2019 con il 2020). La diminuzione è stata del meno 15% per la frutta, del meno 28% per carni e prodotti ittici lavorati, del meno 19% per formaggi e confetture, e del meno 20% per i liquori. Anche il vino, sebbene inizialmente non colpito dalle misure, ha registrato un calo del 6%”.
Secondo una stima Coldiretti “un dazio del 25% sulle esportazioni agroalimentari made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più con un costo per le singole filiere che sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi”.
“Nel trattare la quesitone dazi si continua a ragionare solo dell’economia reale, cioè quel che si produce, ma nessuno tiene in considerazione il tema dell’importazione dei servizi che in questo caso vengono erogati dal mercato statunitense – dice il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – mettere insieme questi due aspetti diventa la vera trattativa che l’Europa dovrebbe attuare in una visione comune per evitare che ci siano forme di penalizzazione economica che non gioverebbero né al mercato europeo né a quello americano”.
Quanto potrebbe costare al nostro export? I conti di Confartigianato
Secondo l’analisi condotta da Confartigianato l’Italia è particolarmente a rischio, visto che gli States rappresentano il nostro secondo mercato estero, dopo la Germania, con un valore di 66,4 miliardi, pari al 10,7% del totale e con un boom delle nostre vendite del 58,6% (+24,9 miliardi di euro) tra il 2018 e il 2023.
E anche nel 2024 il made in Italy ha conquistato il mercato statunitense soprattutto con i prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), apparecchi elettrici (+12,1%), macchinari (+3,7%), gomma, plastiche, ceramica e vetro (+3,2%), legno, stampa e carta (+2,4%).
L’imposizione di dazi addizionali, nelle ipotesi del 10% o del 20%, farebbe calare le nostre esportazioni verso la confederazione americana, rispettivamente, del 4,3% o, addirittura, del 16,8 per cento, come dire in un intervallo compreso fra 3 e 11 miliardi di euro.
A risentirne sarebbero, in particolare, i settori con la maggiore presenza di micro e piccole imprese nella moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria, che nel 2024 hanno esportato negli Usa prodotti per 17,9 miliardi di euro, con una crescita delle vendite del 3,9% fra gennaio e settembre dello scorso anno.
In particolare, aumenti consistenti dell’export si sono registrati per alimentari (+24,1%), legno (+6,4%), mobili (+4,2%), vestiti e accessori (+3,5%).
A livello territoriale, le regioni più esposte, data la maggiore quota di export Usa sono la Lombardia, con 13.510 milioni di euro (20,5% del totale nazionale), l’Emilia-Romagna con 10.754 milioni (16,3%), la Toscana con 10.251 milioni (15,6%), il Veneto con 7.174 milioni (10,9%), il Piemonte con 5.189 milioni (7,9%) e il Lazio con 3.344 milioni (5,1%).
Per quanto riguarda le provincie al primo posto per esportazioni negli Stati Uniti, nel 2024, si colloca Milano con 6,1 miliardi di euro, seguita da Firenze (5,7 miliardi), Modena (3,1 miliardi), Torino (2,7 miliardi), Bologna (2,6 miliardi) e Vicenza (2,2 miliardi).
Cia-Agricoltori Italiani: Bruxelles intervenga subito
Anche la Cia-Agricoltori Italiani guidata da Cristiano Fini ha commentato: “Trump allerta i grandi agricoltori degli Stati Uniti. Noi direttamente la nostra Europa. Bruxelles intervenga subito. Il messaggio social del presidente americano è, adesso, una clessidra all’ultimo granello. Serve un’azione diplomatica e una contromossa importante per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi Usa su tutti i prodotti Ue. Con l’annuncio di dazi del 25% all’export europeo negli Usa, a partire dal 2 aprile, si prefigurano danni miliardari per il cibo italiano che faranno male non solo al nostro Paese – commenta Fini – ma anche al portafoglio degli americani che acquistano le nostre eccellenze, riconoscendone la qualità e l’unicità. Gli agricoltori di Trump non potranno mai produrre Grana Padano, Prosciutto di Parma, Pecorino romano, Prosecco, Brunello e tutte le Dop e Igp made in Italy, il cui export in Usa vale oltre 2,4 miliardi, una ricchezza anche per l’Europa. Altro che divertimento, serve una risposta ferma e risoluta”, conclude Fini.
Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e presidente del Copa, l’associazione che rappresenta oltre 22 milioni di agricoltori in Europa
“Le relazioni internazionali e gli accordi commerciali sono centrali per la politica agricola e in un contesto geopolitico incerto il dialogo con gli Stati Uniti è fondamentale, anche di fronte alle minacce dei dazi di Trump. E’ necessario -afferma Massimiliano Giansanti – rinegoziare gli accordi internazionali, visto che il Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) è fermo da tempo. Gli Stati Uniti sono il nostro secondo mercato di riferimento e i dazi sarebbero un danno enorme per il nostro agroalimentare: pensiamo a vino, olio, formaggi e prodotti trasformati molto richiesti sul mercato statunitense. L’Italia, inoltre è anche un importatore di soia, mais e carne bovina dagli Stati Uniti, il che potrebbe portare a un doppio danno. Confido che le diplomazie italiana ed europea riescano a trovare una soluzione prima del 2 aprile”.
Giorgia Meloni ha detto la sua:
Anche se in ritardo anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha detto la sua: “una guerra commerciale non conviene a nessuno, neanche agli Stati Uniti”, ha dichiarato all’Ansa la premier, secondo cui il tema del surplus posto dagli americani “si può risolvere in maniera positiva piuttosto che avviando una escalation. Un tema che affronterò e in parte ho già affrontato con Trump e che l’Europa affronterà e sta affrontando. Farò di tutto per difendere l’Italia che è una nazione esportatrice”.