Nel 2022 superati i 25 miliardi di export con una crescita del 18,8%. La filiera del vino raggiunge i 6,6 miliardi di euro nel 2022 (+9,4%) con il maggior contributo viene dal distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+25,3%) e in seconda posizione il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+11,6%)
La Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo ha pubblicato il Monitor dei distretti agro-alimentari italiani al 31 dicembre 2022, contenente anche un focus sulle coltivazioni e allevamenti nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna, in relazione agli eventi climatici avversi avvenuti nella prima metà di maggio 2023.
Le esportazioni complessive dei distretti agro-alimentari italiani sono aumentate del 12,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente arrivando a superare i 25 miliardi di euro e confermando il trend di crescita del totale delle esportazioni agro-alimentari nazionali (+15,3% nel 2022) di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati. Trainante il comparto dei prodotti alimentari trasformati, cresciuto del 17,7% nel 2022, a fronte di un indice dei prezzi esteri che, nello stesso periodo, ha registrato un + 13,1% rispetto al 2021.
La prima filiera per valori esportati è quella del vino che, con oltre 6,6 miliardi di euro nel 2022 (+9,4%), ottiene un incremento di 570 milioni rispetto all’anno precedente. Il maggior contributo viene dal distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+25,3%), secondo per contributo alla crescita il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+11,6%). Significativi i risultati del distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+3,9) ed anche dei Vini del veronese (+6,7%).
La filiera della pasta e dolci supera i 4,4 miliardi di euro nel 2022, con quasi 720 milioni in più rispetto al 2021 (+19,3%) seppur alla luce della dinamica inflazionistica. Tutti i distretti hanno registrato incrementi delle esportazioni nel 2022 tra cui si distinguono i comparti pasta e dolci dell’Alimentare di Parma (+18,1%) e dell’Alimentare napoletano (+45,3%) oltre che il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo (+8,9%).
La filiera dei distretti agricoli evidenzia un rallentamento della crescita attestandosi a +1,6%, a causa non solo degli aumenti dei costi di produzione (energetici, materie prime, concimi) ma anche per il calo delle rese dei raccolti provocato dalla siccità del 2022, Permane il maggior contributo del distretto dell’Ortofrutta del Barese (+24,2%), a cui segue il distretto dell’Agricoltura della Piana del Sele (+8,8%). In flessione sia il distretto della Nocciola e frutta piemontese che il Florovivaistico di Pistoia. A fine 2022 buon risultato per l’Ortofrutta romagnola (+2,1%).
Crescite diffuse per i distretti delle conserve che nel complesso segnano un +23,6% nel 2022 dove emerge come principale distretto della filiera quello delle Conserve di Nocera (+25,6%).
La filiera delle carni e dei salumi ottiene buoni risultati crescendo nel complesso dell’7,3% nel 2022, con un progresso di 166 milioni. Di questi, ben 120 sono realizzati dal distretto dei Salumi del modenese (+16,7%). Lieve arretramento per le Carni di Verona e per il Prosciutto di San Daniele dopo gli ottimi risultati degli ultimi anni.
Tra i distretti del lattiero-caseario, in calo il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (-29,8%), in crescita dell’8,5% il Lattiero-caseario Parmense, e del +19,9% il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale. Notevole risultato in termini di export per la Mozzarella di bufala campana (+30,2%); in recupero il Lattiero-caseario sardo (+10,1%).
Prosegue la forte accelerazione della filiera dell’olio (+27,6%) con il distretto dell’Olio toscano che registra un +27,9% e l’Olio umbro +22,9%, oltre al comparto olio del distretto dell’Olio e pasta del barese che segna un +36,6%. Nel complesso l’olio è uno dei prodotti alimentari dove continuano a essere registrati i maggiori incrementi di prezzo.
I due distretti del riso realizzano insieme oltre 130 milioni in più rispetto al 2021 (+24,6%) con il Riso di Vercelli in crescita del 17,4% e il Riso di Pavia che ottiene quasi 80 milioni in più, distribuiti verso tutte le principali destinazioni commerciali. Timori sulla tenuta a causa del forte calo della raccolta indotto dalla siccità, testimoniato dai quasi 8mila ettari di riso in meno che quest’anno verranno coltivati secondo Coldiretti, ai minimi da trenta anni.
I distretti del caffè continuano la loro corsa sui mercati esteri (+19,9% nel 2022): il Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+21,8%), il Caffè di Trieste (+16,5%), il Caffè e confetterie del napoletano (+16,9%).
Consolida i progressi anche il distretto dell’Ittico del Polesine e del Veneziano (+5,7%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, anche nel 2022 la Germania rappresenta il primo acquirente per i distretti agro-alimentari, con un totale di 4,6 miliardi (+8,7%) seguono gli Stati Uniti, con oltre 3,2 miliardi di euro; terza destinazione la Francia con circa 2,9 miliardi. Continua la ripresa delle vendite sul mercato britannico (+13%). Bene i flussi verso le economie emergenti che raggiungono la soglia del 20% sul totale delle esportazioni distrettuali agro-alimentari nonostante i cali verso Cina (-25,8%) e Russia (-12,3%).
“Con oltre 25 miliardi di euro, i risultati dell’export del comparto agroalimentare italiano continuano a rispecchiare in maniera significativa l’eccellenza e la qualità dei prodotti coltivati e lavorati nel nostro territorio – ha sottolineato Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. – E’ evidente che dopo mesi positivi per il comparto, d’ora in poi sarà necessario tener conto dell’impatto che l’emergenza maltempo in Emilia Romagna produrrà nei vari distretti e soprattutto nei confronti delle PMI e delle famiglie. La nostra banca è intervenuta in maniera tempestiva con un consistente pacchetto di aiuti sostenendo con particolare attenzione il settore agroalimentare di questa zona, consentendo la sospensione dei finanziamenti e condizioni agevolate nelle nuove erogazioni grazie a un plafond dedicato di 2 miliardi di euro. Vogliamo offrire al mondo agricolo e di trasformazione industriale, tutta la professionalità delle persone di Agribusiness che mettono a disposizione la propria assistenza per ascoltare i bisogni di questo settore con un’attenzione particolare agli imprenditori delle province colpite dal maltempo”.
Focus: coltivazioni e allevamenti nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna
Nella prima metà di maggio 2023 una serie di eventi climatici, con piogge persistenti, allagamenti, straripamenti e frane, hanno colpito la regione Emilia-Romagna, in particolare le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Questi territori ospitano un importante distretto agroalimentare, l’Ortofrutta romagnola, e numerose aziende di allevamento, soprattutto avicolo. Non si è ancora in grado di quantificare i danni provocati, ma si può calcolare il peso che queste produzioni hanno in ambito nazionale. In questo breve approfondimento si individuano le principali specializzazioni dei territori alluvionati. I dati pubblici consentono di fare un’analisi solo a livello provinciale: l’analisi si focalizza sulle province di Forlì-Cesena e Ravenna il cui territorio è stato colpito interamente dall’alluvione. Le maggiori coltivazioni sono: uva da vino (oltre 4 milioni di quintali nel 2022, il 5% del totale italiano), pomodoro da trasformazione (quasi 1,8 milioni di quintali, 3%) e il frumento tenero (1,5 milioni, 5%). Alcune coltivazioni ortofrutticole si distinguono, inoltre, per il peso particolarmente alto sul totale italiano, sono: la nettarina/pesca noce (1,1 milioni di quintali prodotti nel 2022, ossia il 29% del totale italiano), il kiwi (743 mila quintali, 14%), la pera (519 mila quintali, 10%), l’albicocca (463 mila quintali, 20%), la susina (461 mila quintali, 24%), i loti o kaki (133 mila quintali, 25%) e la cipolla in piena aria (413 mila quintali pari al 10% nazionale). Alcune di queste produzioni hanno certificazioni di qualità riconosciute a livello europeo: si tratta della pera dell’Emilia-Romagna IGP, della pesca e della nettarina di Romagna IGP e dello scalogno di Romagna IGP. Per quanto concerne gli allevamenti, le due province, Forlì-Cesena e Ravenna, sono specializzate nell’avicoltura: insieme rappresentano circa i tre quarti dei capi allevati in Emilia Romagna che nella classifica per regione si colloca al secondo posto alle spalle del Veneto.