Indagine di CNA Agroalimentare
Sulla tavola di Pasqua torna a farsi largo la qualità artigiana. Anche per quanto riguarda i dolci: colombe, uova di cioccolato, prodotti regionali, a partire dalla pastiera di grano.
A rilevarlo una indagine condotta da CNA Agroalimentare tra i propri iscritti di tutta Italia.
A Pasqua si prevede che su otto tavole italiane ogni dieci venga servito un dolce. In stragrande maggioranza colombe e/o uova di cioccolato. Perlomeno una famiglia su dieci farà spazio alle tradizioni regionali. Ma a farla da padrone sarà la colomba. Un classico, ormai, ma non molto antico: conta poco più di cent’anni. Uno storico produttore milanese cominciò a sformarla nel 1919, a pochi mesi dalla fine della prima guerra mondiale, per celebrare la pace con il volatile suo simbolo.
Considerata per lungo tempo la sorella povera del panettone, ha spiccato il volo diventando un must stagionale che brilla di luce propria negli anni del boom economico.
Rispetto alla Pasqua del 2019, l’ultima pre-Covid, tra i dolci da forno che finiranno sulle mense imbandite tricolori si registra un aumento del fai-da-te, testimoniato dal boom nelle vendite di farina, lievito e preparati dolciari, una tendenza esplosa nei mesi del primo confinamento e non abbandonata: ogni sito gastronomico sta proponendo le proprie ricette.
Maggioritari rimangono i prodotti industriali, comunque, ma nei confronti del drammatico 2020 quest’anno sono destinate a impennarsi le vendite di dolci artigianali, sostanzialmente azzerate lo scorso anno dalle restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie, gelaterie.
Nei laboratori trionfa la colomba nella sua versione tradizionale: glassa di mandorle sottilissima, granella di zucchero e mandorle pelate a coprire un impasto a base di farina e uova, soffice, leggermente dolce, di color giallo intenso, con aggiunta talvolta di uva passa e/o frutta candita. Il plus della colomba pasquale del terzo millennio è l’utilizzo del lievito madre, che la rende più morbida e digeribile, leggermente acidula al gusto. Rispetto al passato, inoltre, la colomba si deve anche presentare a tavola in “abito” più elegante, a cominciare dalla confezione, come dimostra la foto di copertina per la Colomba Loison.
Ripartono alla grande anche le produzioni artigianali di uova di cioccolato, l’anno scoro ridotte al lumicino. Sono ancora lontani i livelli del 2019, ma l’uovo da prodotto per bambini conferma il proprio ruolo di dolce per tutta la famiglia. O di regalo raffinato.
Per le uova, infatti, è il momento della personalizzazione. Costrette a non poter viaggiare e nemmeno a incontrarsi con amici e parenti, le famiglie, le coppie, stanno affidando agli artigiani non solo il desiderio di buono ma anche di bello, a cominciare dall’impacchettamento, talvolta in tessuto e passamanerie. Quanto alla sostanza, oramai l’uovo è sempre più proposto non solo nella versione al cioccolato al latte ma in tante varianti: cioccolato fondente, cioccolato bianco, con granella o frutta secca all’esterno, addirittura decorato con foglia d’oro alimentare. E il laboratorio è scelto anche allo scopo di permettere l’intromissione all’interno dell’uovo della “sorpresa”, magari non di eccessivo valore economico ma sicura testimonianza d’affetto, meglio se fatta-su-misura da artigiani artistici e tradizionali.
Il fai-da-te nel 2020 ha rilanciato i dolci locali tradizionali, ripresi anche nelle pasticcerie più attente ai gusti dei clienti: gubana e agnello di marzapane, ciaramicole e focacce varie e, soprattutto, la pastiera di grano. Una specialità, quest’ultima, che si è conquistata uno spazio proprio uscendo dai confini di Napoli e della Campania per diventare un dolce nazionale e da tutto l’anno, perfino in versione “semifreddo” o “gelato”. Tant’è che, a dispetto della sua complessità, la ricetta della pastiera, secondo Google Trends, è tra le più ricercate in rete.
Ma quali sono i dolci tipici regionali? Ecco una mappa regionale
In Abruzzo non mancano le Pupe e i cavalli, biscotti a base di pasta frolla arricchita, in alcune province, con un uovo sodo: nel giorno di Pasqua, si regalano ai bambini, alle bimbe la pupa e al maschietto il cavallo.
Un prodotto della tradizione che non manca neppure nei giorni di Pasqua, è la sfogliatella. Ricordiamo che il 22 agosto 2012 il Consiglio comunale di Villalfonsina, riunito in seduta straordinaria, ha approvato, su proposta del sindaco Mimmo Budano (ancora oggi alla guida del Comune in provincia di Chieti), la delibera di riconoscimento della “Denominazione Comunale d’Origine (De.Co) alla Sfogliatella di Villalfonsina”, un dolce tipico della tradizione villese tramandata da diverse generazioni nei vicoli di questo borgo in provincia di Chieti.
In Basilicata troviamo le pannarelle, che sono delle preparazioni pasquali spesso a forma di treccia o cuore chiuse a cerchio con un uovo al centro per evocare l’idea di un cestino pieno di dolci per i bambini. In Calabria ci sono i cuculi, tipici dolci pasquali fatti con una pasta di pane piuttosto zuccherata, aggiungendo qualche goccia di anice e di scorza di limone per dargli una caratteristica nota di sapore.
In Campania non può mancare sulle tavole pasquali la pastiera e i quaresimali caratterizzati da una grande quantità di mandorle all’interno dell’impasto. (nella foto la Pastiera napoletana nel ristorante Arte & Gusto di Parma del patron e chef Alfonso Francese).
Dall’Emilia arriva il Bensòne che è tra i più antichi dolci prodotti nel territorio di Modena dalla forma ovalizzata, con la farcitura di marmellata di prugne e amarene. Il nome di questo dolce deriva da “pane di benedizione”, quando in occasione del sabato santo era tradizione far benedire il dolce in chiesa per poi essere gustato nella tradizionale colazione di Pasqua inzuppato nel latte. E, sempre dall’Emilia, ecco la colomba di Pavullo, borgo dell’Appennino emiliano, una golosa torta di origine contadina, formata da quattro sfoglie di pasta lievitata e farcita con il Savòr, una composta di mosto cotto d’uva e frutta, pinoli e uvetta passolina.
Il Friuli regala invece la pinza, un dolce di antica tradizione che si presenta come una pagnotta arrotondata sulla quale viene incisa una croce a simboleggiare il martirio di cristo. La sue origini sono antichissime e la preparazione è tramandata da secoli tanto tanto che si narra che perfino i romani abbiano avuto modo di assaggiarla.
E dalla pinza friulana si passa alla pizza dolce del Lazio tipica di Roma, un dolce a forma di panettone molto profumato e molto gustoso mentre la Pigna di Pasqua è tipica della Ciociaria ricco di uvetta, canditi, vaniglia, cannella, anice e chi più ne ha più ne metta, si distingue per una preparazione ed un gusto particolari, con gli aromi ed i profumi dei canditi all’arancia e al limone e un accenno di liquore. E se in Liguria troviamo i canestrelli pasquali, cestini intrecciati di pasta frolla, con al centro o sui bordi delle uova talvolta colorate, dalla Lombardia arriva la classica colomba di Pasqua a base di farina, burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, con una glassatura alle mandorle e nelle Marche non si può rinunciare alle ciambelle pasquali, squisiti biscotti preparati secondo una ricetta antica e perfezionata dalle cosiddette “vergare” le donne di casa marchigiane che iniziano ad impastare le ciambelle il Venerdì Santo per farle riposare e poi cuocerle il giorno di Pasqua.
In Molise, tradizionalmente, per Pasqua, si prepara la pigna, che è una sorta di ciambella a base di farina e uova. Questo dolce, in alcune zone, veniva regalato dalla futura sposa al fidanzato al fine di ricambiare l’omaggio di un agnello donato in genere nel corso del pomeriggio di sabato santo. In Piemonte invece abbiamo lo squisito salame del Papa, un goloso salame di cioccolato e i tirà minuscole pagnottelle che i bambini intingono volentieri nel latte ed i grandi in un vino dolce.
In Puglia immancabili sono le scarcelle biscotti di frolla con zucchero, farina, uova, olio, scorza di limone, talvolta latte.
In Sardegna troviamo le Pardulas a base di formaggio o ricotta e l’Aranzada nugoresa finissimi fili di buccia d’arancia cotti lentamente nel miele e arricchiti da filetti di mandorle tostate.
In Toscana invece abbiamo la Schiacciata Pisana un pane dolce dall’inconfondibile aroma di anice che viene accompagnato dal vin santo, è tipica della zona di Pisa e Livorno, ma è diffusa in tutta la regione ed è chiamata con nomi differenti, tra cui sportellina e “stiacciata” dall’azione dello “stiacciare” ovvero aprire le uova, ingrediente presente in grande quantità nel dolce. In Trentino Alto Adige troviamo la corona pasquale, una treccia dolce lievitata e anche il fochaz-osterbrot, un pane dolce piatto di farina di grano, generalmente a forma di coniglietto. In Umbria invece abbiamo la Ciaramicola, un dolce tipico di Pasqua con alchermes, meringa e zuccherini colorati. Il bianco e il rosso richiamano i colori di Perugia, città che ha dato i natali a questo dolce tipico pasquale. I rigonfiamenti e gli avvallamenti di questa torta richiamano i vari quartieri della città di Perugia.
In Val d’Aosta, in occasione della festività la tradizione prevedeva la preparazione della flantse o flantson, pani di segale appiattiti, di solito a forma rotonda, a cui si aggiungevano un po’ di zucchero, magari un po’ di burro, uvetta, mandorle e canditi per rendere ancora più speciale il regalo. In Veneto invece il dolce della tradizione contadina si chiama fugassa e vanta origini molto antiche. La tradizione racconta che la focaccia veneta fu ideata da un fornaio trevigiano che in occasione della Pasqua aggiunse all’impasto del pane altri ingredienti, come uova, burro e zucchero, tutto in quantità moderata dati i costi, ottenendo così un pane soffice e dolce, da regalare ai suoi clienti.
In Sicilia troviamo la cuddura cu l’ova, che è un impasto dolce, simile ad una pasta frolla, che contiene uova sode intere, impasto che viene poi decorato con zuccherini colorati, cotto in forno e, a volte, completato successivamente con glassa bianca. Anticamente la cuddura veniva considerato un dolce povero per la semplicità degli ingredienti usati, ma con il passare degli anni questa tradizione è andata diffondendosi un po’ su tutte le tavole. Le forme possono essere diverse a seconda di chi le prepara per esempio le fidanzate la impastavano a forma di cuore per il loro promesso sposo, oppure si modellava a campana per simboleggiare lo scampanio festoso del giorno di Pasqua o ancora a cestino per augurare abbondanza.