Una corsa a tre per la sede
E nell’arena scende in campo anche il Gladiatore-Russell Crowe
La corsa per aggiudicarsi Expo 2030 diventa a tre, il Bureau International des Expositions riunito in Assemblea Generale a Parigi ha ammesso alla fase finale le candidature di Busan in Corea del Sud, Riad in Arabia Saudita e Roma per l’Italia.
Si interrompe, dunque, il sogno di Odessa, con l’Ucraina da oltre un anno parzialmente occupata dalle truppe di Mosca. In vista della votazione finale del 28 novembre la disputa sembra accendersi soprattutto tra Roma e Riad, con la capitale del principato saudita che appare in vantaggio in virtù le risorse pressoché illimitate a disposizione della candidatura.
Tutta Italia tifa Roma
Tutta l’Italia dietro alla candidatura di Roma: arrivando al Bie alla guida della delegazione italiana per Expo 2030, la premier Giorgia Meloni ha sottolineato come “vari livelli istituzionali” siano presenti per supportare la candidatura di Roma “che è la capitale d’Italia”: tutta l’Italia spera in una vittoria di Roma “nel 2030, anno molto particolare, strategico – ha ricordato Meloni – e mi sembra un bel segnale far tornare l’Expo a Roma in quell’anno”.
Un testimonial d’eccezione: l’attore Russell Crowe – il Gladiatore
Ed è di Roma, alla Bie Bureau International des Expositions, l’apertura più spettacolare dei 30 minuti di presentazione per la candidatura all’Expo 2030. Con il Colosseo in apertura che fa da sfondo all’annuncio del progetto Roma, non poteva essere che Russell Crowe a chiamare tutti a votare per la capitale italiana: “Roma – dice l’attore – non è solo la capitale d’Italia, è una delle capitali del mondo. Expo 2030, al mio segnale liberate l’umanità“, dice l’attore ricalcando la sua battuta più celebre ne ‘Il Gladiatore’.
Il monito di Gualtieri sui diritti
Via Twitter a puntare sull’unità nazionale attorno alla candidatura di Roma anche il sindaco Gualtieri. Che ha colto l’occasione per dire la sua in particolare sulla candidatura saudita. Chiamando in causa anche temi politici e civili.
“Il momento di scegliere è adesso: se si vuole una Expo in un paese che rispetta la libertà di stampa, i diritti del lavoro”, ha detto, ricordando la firma di un protocollo con i sindacati per garantire sicurezza e condizioni di lavoro dignitose, rispettando gli orientamenti religiosi, sessuali, senza discriminare nessuno.
“Ora si entra in un partita diplomatica per il sostegno, dove i paesi stanno investendo anche molto pesantemente ma il nostro metodo non è quello di una Expo che si compra, ma che si motiva sulla base della qualità del progetto e del fatto che Roma diventa una città al servizio di tutti i paesi che possono dare il meglio di se stessi”, ha rimarcato.