La ricorrenza è dedicata quest’anno alle soluzioni contro l’inquinamento da plastica
In occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, in programma per il 5 giugno, l’opera di sensibilizzazione sul pubblico sarà volta, quest’anno, a comprendere e ad approfondire le soluzioni alla crisi provocata dall’inquinamento da plastica.
La data
Il 5 giugno è stato scelto, per questa ricorrenza, in ricordo della prima Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente. Il summit si tenne a Stoccolma, in Svezia, dal 5 al 16 giugno del 1972 e portò alla Dichiarazione di Stoccolma, documento che sancì i 26 principi sui diritti e le responsabilità dell’uomo rispetto all’ambiente.
Tema 2023
Il titolo, infatti, del World Environment Day 2023 è #BeatPlasticPollution. Si tratta di un tema sempre più presente e prioritario nelle agende di governi e aziende per promuovere e incentivare lo sviluppo di un’economia circolare.
Turisti e oceani
Uno dei settori su cui è maggiormente focalizzata l’attenzione del Programma delle Nazioni Unite a livello ecologico è il turismo, nel quale sono prodotti molti rifiuti di plastica. Si calcola che otto turisti su dieci in visita alle zone costiere aggiungano spazzatura agli otto milioni di tonnellate di plastica che finiscono nelle acque oceaniche ogni anno. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre l’inquinamento da microplastiche e materiali affini dell’80% entro il 2040. Ma per arrivare a ciò, ovviamente, occorrerebbero gli impegni congiunti di politica e mercato.
Lo studio
Da questo punto di vista sono significativi i risultati emersi dal recente rapporto del Programma ambientale delle Nazioni unite (UNEP) intitolato ‘Chiudere il rubinetto’. Il report è stato pubblicato in vista di un secondo turno di accordi e trattative a Parigi per una battaglia condivisa a livello globale contro l’inquinamento da plastica. L’indagine citata individua soluzioni basate sulle ‘3 R’: • riuso (permetterebbe di tagliare del 30% il livello di inquinamento, caratterizzato dalla fonte in questione, entro i prossimi 17 anni); • riciclo (servirebbe per una maggiore riduzione di inquinamento, andando a eliminare i sussidi ai combustibili fossili e a rafforzare le linee guida dei processi legati alla riciclabilità); • riorientamento della produzione attraverso l’uso di materie prime alternative.
Benefici
Per quel che riguarda gli investimenti, i costi per i cambiamenti raccomandati sono significativi ma inferiori a quanto si sborsa quando non c’è una modifica a livello sistemico: 65 miliardi di dollari all’anno contro i 113 miliardi di dollari all’anno. Bisogna fare presto: tardare di altri cinque anni potrebbe causare, entro il 2040, un aumento di circa 80 milioni di tonnellate di inquinamento da plastica. Non viene sottolineato mai abbastanza, ma passare a un’economia circolare sarebbe conveniente: permetterebbe di non disperdere fino a 1.270 miliardi di dollari. A questa somma molto ingente andrebbero sommati 3.250 miliardi di dollari recuperati sui fronti di salute, clima, inquinamento atmosferico, degrado dell’ecosistema marino e spese legate a contenziosi. Sempre secondo lo studio UNEP, il cambiamento potrebbe anche comportare un incremento netto di 700.000 posti di lavoro entro il 2040, soprattutto nei Paesi a basso reddito, con un miglioramento significativo della qualità di vita dei lavoratori.
Raccomandazioni
Gli esperti che hanno lavorato al rapporto raccomandano l’adozione di un quadro fiscale globale che permetta: – una competizione paritaria tra materiali riciclati e materiali vergini; – il passaggio a un’economia di scala; – adeguati sistemi di monitoraggio e meccanismi di finanziamento.
Obiettivo
Se è vero, comunque, che i rifiuti di plastica sono una fonte primaria di inquinamento degli ecosistemi, causando così pericoli rischi per la salute umana e destabilizzando il clima, esistono comunque soluzioni economicamente valide per ridurre i rifiuti di plastica in modo sostenibile. Se si assisterà al passaggio, nei prossimi diciassette anni, dalla plastica monouso all’economica circolare, secondo le stime si potrebbe arrivare a risparmiare fino a 4,5 trilioni di dollari entro il 2040.
5 comportamenti virtuosi
Alcune indicazioni per ridurre l’uso e talvolta la vera e propria dipendenza dalla plastica arrivano dagli studiosi dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), in linea con i principi e le finalità della Giornata mondiale dell’ambiente 2023. Ecco 5 modi per migliorare la situazione, ciascuno nel proprio piccolo e a livello collettivo: • no alla plastica monouso: il 90% per cento della plastica che usiamo nella nostra vita quotidiana è usa e getta (sacchetti della spesa, pellicola trasparente, sacchetti con cerniera, coperchi di tazze da caffè). Si consideri che un singolo sacchetto di plastica può impiegare mille anni per degradarsi, peraltro riducendosi a microplastiche, pezzi più piccoli che vengono spesso scambiati per cibo da mammiferi, uccelli o pesci. Ci sono alternative riutilizzabili rispetto alle micro e macroplastiche: sacchetti di stoffa, contenitori di vetro, argenteria, recipienti di ceramica; • imparare a riconoscere le microplastiche sotto mentite spoglie: molti cosmetici e prodotti in campo beauty contengono elementi esfolianti che, in realtà, sono delle piccole sfere di plastica. Non sono innocue come sembrerebbero a prima vista: proprio per le ridotte dimensioni possono scivolare attraverso gli impianti di trattamento idrico e finire nelle acque oceaniche dove la fauna le scambia per cibo. Un’opzione da considerare potrebbe essere quella di preparare autonomamente in versione casalinga degli esfolianti naturali a base di sale o farina d’avena; • usare bottiglie d’acqua riutilizzabili: quelle di acqua e di soda usa e getta sono tra le principali responsabili dei rifiuti di plastica. Ne sono vendute centinaia di miliardi all’anno. Sarebbe meglio bere dalle bottiglie riutilizzabili ricaricandole nei luoghi in cui l’acqua è potabile; • evitare posate di plastica, cannucce, contenitori da asporto: anche se ti vengono dati dai ristoranti per i take-away, non accettarli chiedendo di confezionarti il cibo usando pochi imballaggi e utilizzando poi posate riutilizzabili per il consumo; • riciclare: anche la plastica potrebbe essere riciclata e non sempre ciò avviene. Se proprio non possiamo farne a meno di usarla, sarebbe bene verificare che sia riciclata. In generale, comunque, è più facile prevenire la formazione dei rifiuti che gestirla, soprattutto se essi sono in grandi quantità.