Pronte a guidare la transizione? Tutti i risultati dell’indagine a cura di Italy for Climate e CNA
La stragrande maggioranza delle imprese italiane concordano sul fatto che il cambiamento climatico rappresenti il principale rischio per il benessere delle persone e che, allo stesso tempo il Geen Deal, sia un’opportunità da no lasciarsi scappare.
Uno dei temi sempre più al centro del dibattito pubblico, così come delle ultime contese elettorali, a cominciare proprio da quella europea, è il rapporto tra obiettivi climatici, transizione energetica e futuro delle imprese. Una certa narrativa descrive la transizione in corso come una grave minaccia per la prosperità dell’economia e per la stessa sopravvivenza delle imprese. Sempre secondo questa narrativa, questo sarebbe ancora più vero proprio per le imprese piccole e medie, che rappresentano la gran parte del tessuto produttivo nazionale e che vorrebbero a tutti i costi rallentare o fermare questa transizione, ridurre le ambizioni climatiche per salvaguardare, così, il proprio presente e il proprio futuro. Ma è davvero così?
Abbiamo cercato di dare una risposta a questo quesito attraverso il rapporto “Piccole e medie imprese in Italia: pronte a guidare la transizione?”, redatto da Italy4Climate in collaborazione con CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa). Si tratta di una nuova survey che nello specifico indaga percezioni, opinioni e livelli di consapevolezza delle imprese su alcuni temi inerenti la transizione energetica, il futuro green del Paese e il loro ruolo in questo percorso. I dati sono stati raccolti nel 2024, attraverso un sondaggio che ha coinvolto più di 350 imprese distribuite in 17 regioni italiane.
Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile: “Questa indagine rileva, diversamente da quanto sembrerebbe per un’opinione diffusa, che la maggior parte degli imprenditori non avrebbe paura della transizione energetica-climatica. Al contrario, risulterebbe una larga maggioranza degli imprenditori di piccole e medie imprese, convinti che se l’Europa e l’Italia non puntassero con decisione sulla transizione, il costo da pagare in termini di perdita di competitività sarebbe molto alto. Attraverso le politiche industriali orientate in chiave green, dobbiamo mettere in condizione le imprese di competere puntando sulle tecnologie green e sulle soluzioni che consentano di contrastare la crisi climatica e raggiungere le emissioni nette zero”.
Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “Il quadro che viene delineato è molto diverso dalla narrazione di un sistema di imprese che è contrario al Green Deal e che spinge per rallentare le politiche ambientali. Emerge un grande consenso sulla necessità di agire con forza contro i cambiamenti climatici e che questo possa rappresentare proprio un fattore di maggiore competitività. Se da un lato oltre tre quarti dei piccoli e medi imprenditori ritengono che la crisi climatica sia la principale minaccia per l’economia a medio termine e che puntare sulla transizione sia una grande opportunità di crescita anche economica, dall’altro le politiche e gli strumenti esistenti non sono adeguati a supportare il cambiamento di cui le imprese hanno bisogno e che in realtà vogliono realizzare”.
Dario Costantini, Presidente nazionale CNA: “L’indagine conferma che le PMI hanno piena consapevolezza sui rischi climatici e i loro effetti, e condividono la necessità di proseguire nella decarbonizzazione superando gli ostacoli, quali i costi e l’assenza di strumenti di sostegno agli investimenti“.
Il report evidenzia molti aspetti chiave per capire il ruolo e le possibilità delle PMI nella transizione energetica:
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Si evince un consenso trasversale tra i vari settori imprenditoriali sulla minaccia del cambiamento climatico alla nostra economia, sull’opportunità industriale del Green Deal, e sulla necessità di accelerare la transizione;
- Il sud Italia esprime una maggiore fiducia nel Green Deal, nelle fonti di energia rinnovabili e sul ruolo attivo degli imprenditori nella transizione energetica, a differenza delle regioni del nord che mostrano più scetticismo sugli stessi temi;
- I costi di investimento e le complicazioni burocratiche sono individuate come i principali ostacoli alla decarbonizzazione;
- Molte aziende hanno già iniziato azioni volte a ridurre il loro impatto ambientale, principalmente il monitoraggio dei consumi energetici, interventi di efficientamento energetico e installazione di impianti a fonti rinnovabili;
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In generale, viene percepito un livello di informazione da parte degli stessi imprenditori non sempre adeguato su questi temi.