«Ciao Chicco, sono senza parole». Sono in tanti che in queste ore stanno esprimendo il proprio cordoglio sui social network per la morte prematura dello chef Federico Coria, da tutti conosciuto con il soprannome di “Chicco”.
Chicco Coria, 54 anni, come riporta L’Eco di Bergamo, è deceduto, giovedì 2 dicembre, all’ospedale Niguarda di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni a causa di problemi di salute. «Sei il mio faro e lo sarai per sempre, addio maestro – ha scritto un amico ricordando Coria – ti prometto che il tuo nome sarà ancora più luccicante con le stelle».
Originario di Martinengo, ai fornelli Coria poteva vantare un’esperienza di oltre quarant’anni, maturata in Italia e all’estero. Tra i ristornati in cui ha lavorato vi sono, tra gli altri, il Cappello d’Oro e il Castello di Valverde a Bergamo e l’One Restaurant di Dalmine. Appena due anni fa, nel 2019, inaugurò a Montello il ristorante Borgogna, all’interno di Villa Monticelli.
Il ricordo di Elio Ghisalberti
È morto lo chef Chicco Coria, un maestro della cucina
di Elio Ghisalberti
Il cuoco era stato ricoverato in terapia intensiva al Niguarda di Milano per un problema alle gambe che inizialmente non sembrava fosse grave
Non ha mai preso la stella ma Federico (per tutti Chicco) Coria, classe 1966, è stato per circa 30 anni uno dei cuochi più in vista della ristorazione bergamasca. Dopo un paio di giorni in terapia intensiva al Niguarda a Milano, dove era stato trasportato da Romano di Lombardia in seguito a un repentino peggioramento di un problema alle gambe che inizialmente non sembrava così grave, è deceduto nel pomeriggio di ieri.(2 dicembre 2021)
Dopo il diploma conseguito all’Alberghiero di San Pellegrino, dove ha conosciuto anche quel Fiorenzo Baroni che sarebbe stato suo mentore all’inizio della carriera professionale, le tappe più importanti di un lungo curriculum che l’ha portato anche a essere protagonista della Nazionale Italiana Cuochi oltre che consulente di Pentole Agnelli, l’hanno visto ai fornelli dell’Abacanto a Ranzanico al Lagoalla fine degli anni Novanta, dove ha dato il meglio di sé arrivando ad essere ben considerato dalle guide gastronomiche. Quindi nei primi anni Duemila il passaggio dal ruolo di cuoco dipendente a quello di imprenditore di se stesso lo ha visto salire in Val Brembana per aprire, a San Pellegrino Terme, Salvia e Rosmarino, insegna che per alcuni anni ha impreziosito il panorama gastronomico vallare. È seguita la discesa in città, in pieno centro, nel tentativo di rilanciare l’Antico Ristorante del Moro all’interno dell’Hotel Cappello d’Oro. Un’esperienza terminata dopo aver constatato la difficoltà nel potersi esprimere con la proposta gastronomica del suo repertorio.
È seguita la gestione del ristorante One all’interno dell’omonimo Hotel di Dalmine che ha chiuso i battenti dopo pochi anni per questioni slegate dall’andamento dell’attività di ristorazione. Sono seguiti lavori di consulenza presso realtà di banchetti e catering prima di approdare nell’estate del 2019 all’apertura dell’ultima insegna che lo ha visto protagonista, il ristorante Borgogna della Villa Monticelli a Montello, esperienza finita anche in virtù delle chiusure imposte dalla pandemia. Ma Chicco Coria non aveva smesso certo di lavorare, chiamato dagli stessi colleghi ogni qualvolta ve ne fosse bisogno. Lo ricorda così, Ezio Gritti, che la scorsa estate lo ha avuto al suo fianco in varie occasioni: «Sono davvero incredulo e ho una grande tristezza nel cuore, Chicco è stato un innovatore, negli anni Ottanta-Novanta un punto di riferimento per chi voleva approcciarsi a una cucina d’avanguardia. Piango un amico ed un grande professionista».