Tutti insieme per un futuro all’insegna dell’agroecolgia: Il vino alla guida della rivoluzione felice dell’agroalimentare

 Slow Wine Fair e Sana Food

A Bologna, un confronto per smascherare la retorica che dipinge la sostenibilità come un nemico dell’agricoltura, mentre la vera minaccia è la crisi climatica. Al centro del dibattito, la necessità di politiche coraggiose che coniughino giusto reddito per gli agricoltori, giustizia ambientale, diritti dei lavoratori e sicurezza alimentare, senza cedere a pressioni regressive

Il Green Deal europeo non è il nemico degli agricoltori. A metterlo in chiaro sono FederBio, Legambiente e Slow Food Italia, che hanno promosso l’incontro “Il nemico è davvero il Green Deal?” nell’ambito della Slow Wine Fair a BolognaFiere. Il vero pericolo, sottolineano gli organizzatori, è la crisi climatica, con le sue conseguenze sempre più drammatiche sui territori, sulle produzioni e sulla sicurezza alimentare. La risposta a questa emergenza non può essere un passo indietro rispetto alle politiche ambientali, ma un avanzamento deciso verso l’agroecologia.

A discutere del tema sono stati: Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, e Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente. Il focus dell’incontro è chiaro: sfatare la narrativa che vede il Green Deal come un ostacolo per il mondo agricolo e ribadire che la vera sfida è coniugare sostenibilità ambientale, sociale ed economica, garantendo agli agricoltori strumenti adeguati per affrontare la transizione ecologica.

L’evento si inserisce in un contesto di grande fermento per il futuro dell’agricoltura europea. La Commissione europea ha recentemente presentato una nuova tabella di marcia per il settore, puntando su semplificazione, digitalizzazione e rinnovamento generazionale. Tuttavia, il nodo centrale resta il bilancio della Politica Agricola Comune (PAC). Se, da un lato, la Commissione riconosce il ruolo strategico dell’agricoltura nel contesto geopolitico attuale, dall’altro, persistono incertezze sulle risorse economiche disponibili per supportare il settore in chiave concretamente green. Un esempio di questa contraddizione emerge del fatto che l’Europa, pur confermando il valore strategico dell’agricoltura biologica come strumento per favorire la transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari, dopo aver ritirato la proposta per dimezzare l’utilizzo di fitofarmaci entro il 2030, sta avviando percorsi che legittimano l’utilizzo di pesticidi in assenza di alternative concrete. Questo approccio, purtroppo, sembra andare contro le stesse strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030, che invece dovrebbero puntare su pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica e l’adozione di soluzioni innovative, che riducano l’impatto ambientale e promuovano la transizione ecologica. 

Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio, ha commentato: “Vediamo segnali contrastanti che arrivano dalla Commissione europea. Da un lato la “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione”, uscita in questi giorni, conferma che l’agricoltura biologica rappresenta una scelta strategica anche per il futuro, per la capacità di attrarre giovani agricoltori e favorire il ricambio generazionale, in grado di svolgere servizi ecosistemici nell’interesse della collettività e che vede una crescita del mercato dei prodotti bio. Su un altro fronte sembra invece frenare in termini di investimenti e di sostegno alle regole che dovrebbero supportare questo percorso: pur affermando l’obiettivo di accelerare verso i prodotti per il biocontrollo, non affronta in maniera adeguata la necessità di ridurre i pesticidi sintetici per prevenire le conseguenze ambientali e sociali derivanti dal loro utilizzo. Insieme a Legambiente e Slow Food siamo impegnati da tempo nel raccontare come il Green Deal e l’agricoltura biologica siano opportunità uniche per trasformare radicalmente il modello agroalimentare e renderlo sostenibile dal punto di vista ambientale, etico e produttivo per le filiere e resiliente nella capacità di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici e la perdita della biodiversità. Ci auguriamo che il percorso virtuoso intrapreso riprenda senza indugi e che vengano disposti tutti gli strumenti finanziari, economici e culturali necessari. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Dobbiamo garantire un futuro dell’agricoltura fondato su principi sani ed equi sotto il profilo ambientale, sociale ed economico”. 

«Dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli, produrre tutelando la biodiversità, allevare rispettando gli animali. Queste sono le urgenze. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta cioè la terra e chi la lavora, annienta proprio gli agricoltori di piccola scala rispettosi dell’ambiente e delle tradizioni e genera sprechi intollerabili: quasi un terzo del cibo prodotto globalmente. Chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche deve essere sostenuto, e tutti gli altri devono essere aiutati a intraprendere percorsi virtuosi. Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura industriale intensiva. Purtroppo il programma presentato dalla Commissione europea “Visione per l’agricoltura e l’alimentazione” rimane ancorato a un modello obsoleto che privilegia l’aumento della produzione e non punta con decisione alla sostenibilità dei sistemi alimentari, al rispetto dell’ambiente e all’equità sociale. Serve una urgente transizione ecologica e sociale, che consegni la nostra agricoltura al futuro». ha sottolineato Barbara Nappini, presidente di Slow Food talia.

Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, ha posto l’accento sulla necessità di non cadere nell’errore di individuare il bersaglio sbagliato:«Dipingere il Green Deal come un ostacolo per gli agricoltori è un’operazione pericolosa e fuorviante. La vera minaccia è la crisi climatica, che sta già mettendo a dura prova la produzione agricola, con eventi estremi sempre più frequenti e danni ingenti per le aziende. La risposta a questa crisi non può essere un ritorno alle pratiche intensive del passato, ma un deciso investimento nell’agroecologia. Dobbiamo supportare gli agricoltori nella transizione verso modelli produttivi sostenibili, offrendo incentivi economici adeguati e promuovendo pratiche che riducano l’impatto ambientale. L’agroecologia è la chiave per coniugare produttività e tutela del territorio. Non possiamo permetterci di fermare il cambiamento. Dobbiamo piuttosto fare in modo che sia equo, che garantisca il futuro dell’agricoltura e del nostro pianeta».

L’incontro alla Slow Wine Fair ha messo in luce l’importanza di accompagnare il mondo agricolo nella transizione verso pratiche più sostenibili. Questo percorso non può avvenire senza un supporto concreto e mirato, che deve tradursi in investimenti nella ricerca, nell’innovazione e nella formazione delle aziende agricole. L’adozione di modelli produttivi più responsabili richiede una risposta collettiva, capace di integrare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Un concetto chiave emerso è il ruolo fondamentale dell’economia circolare e di soluzioni come il packaging sostenibile, che possono ridurre significativamente l’impatto del settore agricolo. Dalla manifestazione parte una call to action, sottoscritta dalla tre associazioni, ai produttori di ridurre il peso delle bottiglie di vino per renderlo davvero buono, pulito e giusto. E chiama a raccolta anche i professionisti del settore e gli appassionati, affinché l’impegno delle cantine trovi un riscontro immediato nel calice e a tavola. 

La Slow Wine Fair ha ribadito, infatti, la necessità di una vera e propria transizione, dove sia la riduzione degli input chimici che la gestione degli impatti negativi derivanti dall’agricoltura e dalla zootecnia intensiva diventano priorità. È essenziale orientarsi verso pratiche agricole più sostenibili, promuovendo la tutela degli ecosistemi, degli impollinatori e della biodiversità, l’uso efficiente delle risorse e il benessere degli animali, per costruire un futuro agricolo davvero più responsabile e in equilibrio con l’ambiente. 

L’alleanza tra FederBio, Slow Food Italia e Legambiente si fonda su principi condivisi che mirano a promuovere un modello agricolo più sostenibile, etico e rispettoso dell’ambiente. Al centro di questa sinergia c’è il rifiuto deciso dell’agricoltura intensiva, che ha danneggiato la biodiversità e compromesso la fertilità dei suoli, e l’urgenza di favorire la transizione verso un sistema agricolo che rispetti le risorse naturali. L’agroecologia, con il biologico come sua espressione più avanzata, emerge come la strada da seguire: una pratica che non solo limita l’uso di pesticidi, ma che è in grado di proteggere la biodiversità, contrastare i cambiamenti climatici e promuovere la resilienza dei territori. 

Accanto a questo, è fondamentale la lotta contro l’uso di OGM, garantendo La tracciabilità della filiera per proteggere consumatori e ambiente, ponendo la salute e la sicurezza al centro della produzione alimentare. Cruciale è, altresì, ridurre drasticamente l’utilizzo di pesticidi  e sostenere l’agricoltura biologica, che rappresenta un modello virtuoso sotto ogni aspetto: ambientale, economico e sociale. Perché è attraverso il biologico che è possibile ridurre l’impatto sull’ambiente, aumentare i servizi ecosistemici e garantire una produzione agricola sana e sostenibile. Ma il cambiamento deve investire anche l’allevamento, promuovendo un’agricoltura che rispetti il benessere degli animali e degli ecosistemi, contrastando la zootecnia industriale che danneggia l’ambiente e la salute e privilegiando metodi biologici, una riduzione della densità degli animali e la tutela di aria, acqua e suolo, con l’obiettivo di ridurre la produzione e il consumo di carne e incentivare modelli più sostenibili di allevamento. 

Accanto a queste battaglie si inserisce il tema dell’educazione alimentare, un passo fondamentale per sensibilizzare le giovani generazioni al valore del cibo, alla sua provenienza e al rispetto per l’ambiente. L’introduzione dell’educazione alimentare nelle scuole diventa quindi una priorità, per promuovere abitudini sane e consapevoli e ridurre gli sprechi. La cultura dell’usa e getta deve essere sostituita dalla promozione di una gestione circolare delle risorse, incentivando il recupero del cibo invenduto e la redistribuzione delle eccedenze alimentari. 

Infine, il contrasto alle ingiustizie sociali, come il caporalato e le agromafie, si rivela una priorità in questa alleanza. Difendere i diritti dei lavoratori agricoli e promuovere politiche che tutelino la dignità di chi lavora la terra è essenziale per costruire un sistema agricolo equo, che garantisca giustizia sociale e condizioni di lavoro dignitose per tutti. Solo così si potrà realizzare un’agricoltura realmente sostenibile, che rispetti la terra, le persone e il nostro futuro. 

Nell’ambito dell’iniziativa, Legambiente ha inoltre presentato la XXXIII edizione della Rassegna degustazione nazionale dei vini biologici e biodinamici, che si terrà a Rispescia (GR) nello storico spazio di Festambiente. Un evento che celebra le eccellenze del settore enologico e promuove un modello agricolo sostenibile, essenziale per la transizione ecologica. Tra le novità di quest’anno, il premio per la viticoltura al femminile e riconoscimenti per le aziende che si distinguono per sostenibilità ambientale e responsabilità sociale.

Inaugurato a BolognaFiere

Slow Wine Fair e SANA Food 2025

Molta attenzione per la sessione inaugurale di Slow Wine Fair e SANA Food 2025, che ha visto alternarsi sul palco rappresentanti istituzionali, la presidenza di BolognaFiere, degli enti e delle associazioni di categoria e no profit. Numerosi gli spunti emersi nel corso dell’incontro.

Gianpiero Calzolari, Presidente di BolognaFiere: «Ringrazio Slow Food e FederBio e i team delle due manifestazioni per aver saputo lavorare assieme nel segno dell’innovazione. Quando il mercato e i canali di distribuzione cambiano, anche le fiere devono saper cambiare. Abbiamo deciso questo nuovo format perché Slow Wine Fair e SANA Food sono pensati entrambi per il mondo della ristorazione fuori casa, due fiere delle quali sono protagonisti i vini e i cibi di qualità, sostenibili e sani, prevalentemente biologici. Abbiamo promosso questo progetto nell’intento di offrire un’opportunità a un mercato in cui l’origine degli alimenti, la qualità e il benessere delle persone e degli animali, come pure la tutela dell’ambiente, siano centrali per produttori e consumatori. Questo affiancamento ci consente di conservare le specificità e l’identità dei due eventi, offrendo l’opportunità di visitarli con nuove occasioni di networking e approfondimento sui trend del settore. Sarà un hub di confronto e di crescita per l’intera business community, chiamata a ripensare il ruolo dell’alimentazione fuori casa in chiave più responsabile e sostenibile. Grazie al supporto di ICE, il respiro dell’intero progetto sarà ancora più internazionale: è confermata la presenza di almeno 300 buyer esteri, il 50% in più della passata edizione di Slow Wine Fair, con una partecipazione molto ampia dal Nord Europa e dal Nord America».

Daniele Ara, Assessore Scuola, educazione ambientale, agricoltura e agroalimentare del Comune di Bologna, ha sottolineato come sia importante che le politiche agricole e la cultura del cibo coinvolgano le città, perché possono essere un traino per l’affermazione di consumi consapevoli legati a modelli agricoli sani. Centrale diventa un coinvolgimento politico e culturale che vada a colmare la frattura che si è formata tra città e campagna.

Alessio Mammi, Assessore Agricoltura e agroalimentare della Regione Emilia-Romagna, ha evidenziato come SANA Food e Slow Wine Fair siano legate dalla parola qualità, connessa non solo al buono, ma anche agli aspetti sociali relativi ai lavoratori e all’ambiente. Per questo è necessario aiutare i consumi di prodotti biologici con provvedimenti legislativi efficaci, quali il credito d’imposta rivolto alle famiglie che consumano bio. Oltre ai consumi, è necessario lavorare per dare una sicurezza al lavoro dei contadini. In questa direzione va, come ha anticipato Stefano Bonaccini, Europarlamentare e membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, la proposta di inserire nella nuova Pac un capitolo intitolato Gestione del rischio, per proteggere gli agricoltori dai rischi connessi ai cambiamenti climatici, che comunque devono essere contrastati urgentemente con azioni concrete.

È intervenuta Brunella Saccone, Dirigente Ufficio Agroalimentare ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, affermando che il Made in Italy agroalimentare all’estero è molto ben rappresentato e ben posizionato, riconosciuto per tradizione, cultura e qualità. In Italia, tra SANA Food e Slow Wine esiste una forte sintonia: una lingua comune che tutela la terra e tutela il valore. Filo comune è la biodiversità, un patrimonio che va rispettato e valorizzato. «Qui a Bologna come ICE portiamo 130 buyer esteri provenienti da 14 Paesi, insieme a trade analyst esperti del settore, offrendo alle aziende un’opportunità concreta di approfondire tematiche strategiche. Sono già più di 1.000 gli incontri B2B programmati, cui si aggiunge una serie di tour sul territorio per consentire agli operatori di conoscere i modi della produzione sana, biologica e sostenibile».

Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna, ha confermato l’importanza del passo compiuto unendo le due manifestazioni, sia per lo sviluppo dei due eventi fieristici sia per lo sviluppo culturale a cui entrambe le manifestazioni guardano.

«In questi giorni, Slow Food chiede ai produttori di alzare ulteriormente l’asticella, impegnandosi per abbattere le emissioni, con un’attenzione maggiore al packaging e alla filiera distributiva dei loro prodotti – ha affermato Giancarlo Gariglio, Coordinatore della Slow Wine Coalition e curatore della guida Slow Wine–. Quale altra bevanda al mondo ha questa forza propulsiva, questa capacità rivoluzionaria, questa attenzione alla sostenibilità, al paesaggio e alla crescita sociale? Cambiare la narrazione non è solo essenziale, ma anche giusto. Dobbiamo trasmettere alle giovani generazioni, più sensibili di noi alla salute, nostra e del pianeta, un messaggio di rivoluzione agricola che parte dalla coltivazione dell’uva. Non dobbiamo temere se alcuni ettari verranno persi, perché il nostro impegno – quello degli appassionati, dei vignaioli e dei professionisti del settore che si ritrovano sotto l’ampio ombrello della Slow Wine Coalition, che ogni anno si riunisce a Bologna – consiste nel garantire che la vigna resista nei luoghi storici e tradizionali che hanno reso grande l’enologia italiana: in collina e nei territori vocati. È lì che nasce l’agricoltura di qualità, che giorno dopo giorno contribuisce a rendere il nostro pianeta più sano e bello. Ecco gli ettari che dobbiamo difendere con determinazione, raccontando il meglio del vino italiano».

Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, ha dichiarato: «La massiccia presenza di un 70% di aziende biologiche e biodinamiche a Slow Wine Fair, abbinata a SANA Food, conferma l’appuntamento bolognese come contesto ideale per la promozione di cibo e vino buono, pulito e giusto, evoluzione del protocollo siglato nel 2020 tra FederBio, Slow Food e BolognaFiere. Con una superficie vitata biologica che ha superato il 23% del vigneto nazionale e consumi che stanno premiando le etichette bio, raggiungendo in Italia nel 2023 vendite per un valore di 57,5 milioni di euro (+6,5% rispetto l’anno precedente), il vino biologico sta diventando la punta trainante della sostenibilità economica, ambientale e sociale, indicando una strada fatta di innovazione e futuro anche per il resto dell’agricoltura».

«Il vino, nonostante la fase travagliata che sta attraversando per varie ragioni – dalla crisi climatica alle difficoltà nelle esportazioni, fino al cambiamento dei consumi (e, non ultimo, la spada di Damocle dei dazi) –, rimane un settore trainante della nostra agricoltura, anche se riteniamo si sia aperta un’era di ripensamento – ha dichiarato Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia. Ci si aspetta che le pratiche agronomiche siano ancor più integrate con gli ecosistemi, che sempre più l’approccio agroecologico permei il settore, che il regime biologico e la viticoltura biodinamica siano sempre più diffusi – e politicamente sostenuti –, in quanto capaci di guardare al futuro in un’ottica di tutela della biodiversità e della fertilità del suolo. Ci si aspetta, quindi, che vignaiole e vignaioli siano protagonisti di queste evoluzioni. A questa Slow Wine Fair chiediamo qualcosa di più per il nostro ambiente che, con l’aumentare della coscienza ecologica, sta diventando oggetto di una legislazione più severa, com’è già in molti stati. Questa nuova battaglia per ridurre il peso delle bottiglie devono farla anzitutto i produttori, ma può essere vinta solo con il concorso di tutta la filiera: dagli enotecari che spiegano la scelta della cantina, al ristoratore che ne fa una dovuta promozione, fino a noi quando scegliamo cosa portare in tavola. Quindi, il messaggio che parte da Slow Wine Fair è: aiutiamo i produttori, non lasciamoli soli in questo momento di importante transizione».