L’enoturismo è più forte della pandemia: in tempo di Covid è aumentato del 10% il numero dei turisti che hanno viaggiato per vivere esperienze enogastronomiche.
Molti hanno scelto agriturismi, relais di campagna, alberghi a tema cibo-vino, case sugli alberi. E tanti vogliono vivere da protagonisti attivi le esperienze a contatto con la natura. Il 65%, infatti, è interessato a svolgere workshop nelle aziende di produzione, il 64% a praticare attività all’aria aperta. Ad affermarlo è il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2021 curato da Roberta Garibaldi, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico.
La “domanda italiana”, è il target principale
Tra le regioni italiane, svetta la Sicilia come meta enogastronomica più desiderata seguita dall’Emilia-Romagna, dalla Campania e a seguire da Puglia e Toscana.
La città preferita dai turisti enogastronomici italiani è Napoli, che precede Bologna, seguita da Palermo per gli italiani in generale e da Roma per i turisti enogastronomici.
La classifica dei paesi stranieri ritenuti la migliore destinazione dal punto di vista enogastronomico vede al primo posto la Spagna, seguita da Francia e Grecia. Parigi si guadagna la prima posizione, seguimi Barcellona e Madrid.
Roberta Garibaldi: costante la crescita del turismo enogastronomico
“La crescita del fenomeno enogastronomico è costante – ha affermato Roberta Garibaldi -:se nel 2016 soltanto il 21% degli intervistati aveva svolto almeno un viaggio con principale motivazione legata a quest’ambito nei tre anni precedenti, per poi salire al 30% del 2018 e al 45% del 2019, con l’analisi 2021 la percentuale è cresciuta fino al 55%. L’impatto della crisi innescata dal Covid pesa sul numero di esperienze fruite che diminuiscono in media del 27% rispetto 2019 e sul potere di spesa (il 31% afferma di aver destinato un budget inferiore rispetto al 2019, mentre il 27% dispone di maggiori risorse). Se la pandemia ha frenato la possibilità di vivere esperienze, la globalità dei dati ci mostra una crescente attenzione al tema enogastronomico e anche un nuovo profilo del turista”.
Il ministro del turismo Garavaglia: l’industria del turismo ha riacceso i motori
“Il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano – ha affermato il Ministro Garavaglia – è uno strumento di lavoro. Il messaggio dato dal Premier Mario Draghi a conclusione del G20 è chiarissimo: l’Italia è riaperta, l’industria del turismo ha riacceso i motori, siamo pronti a riprendere la corsa. E l’enogastronomia è uno dei nostri punti di forza. Ha retto in un momento di crisi, è sostenibile e può correre ancora più veloce, ma ci dobbiamo organizzare per esprimere pienamente le nostre potenzialità in questo ambito. Se ci mettiamo a lavorare per un piano nazionale legato all’enogastronomia, utilizzando questo Rapporto come documento di lavoro, potremo sfruttare un cavallo in grado di partire con la rincorsa e allora questo “Palio” lo vinceremo noi”.
Centinaio: portiamo avanti il decreto attuativo sull’olio-turismo
“Quello enogastronomico è un turista altospendente, che lascia molto sul territorio ma è anche legato alla natura e attento all’ambiente, ha una “visione”. Oltre a fare pic nic, visitare le cantine e partecipare ad altri eventi del genere infatti porta anche a casa vino e cibi, quindi permette a chi organizza di avere un reddito aggiuntivo“. “Ad esempio – spiega il sottosegretario all’Agricoltura, Gianmarco Centinaio – parlando con gli organizzatori di un picnic in cantina mi dicevano che in media ogni partecipante all’evento aveva preso circa 6 bottiglie a testa. Quindi continuiamo a lavorare in questa direzione. Ieri abbiamo fatto delle call con il mondo dell’olio e del vino e portiamo avanti il più velocemente possibile il decreto attuativo sull’olio-turismo (è alla firma del ministro). Abbiamo anche aperto un tavolo di lavoro interministeriale per permettere agli attori interessati di lavorare con serenità e programmare”. (leggere “tavolo turismo enogastronomico” su Gustoh24)-
Cristiano Casa, presidente di Visit Emilia: la nostra Destinazione è la Food Valley italiana
“I risultati del Rapporto sul Turismo Enogastronomico dimostrano che la nostra Destinazione è riconosciuta come Food Valley italiana ed abbiamo dunque la responsabilità di puntare sempre più sul turismo enogastronomico – ha detto Cristiano Casa, presidente di Visit Emilia. La sfida è di implementare la proposta di un territorio a evidente vocazione food sulla scia di un percorso che da Parma City of Gastronomy ha già portato alla Rete Emilia Food & Wine, che unisce 29 agriturismi, 59 strutture ricettive, 67 ristoratori, 29 cantine, 8 fornitori di servizi, 7 Musei del cibo, 43 produttori, 29 rivenditori e 26 guide turistiche”.
Le tre province di Visit Emilia, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, vantano il 30% del totale valore economico italiano di prodotti food DOP/IGP, l’80% dei caseifici di Parmigiano Reggiano, 147 cantine di vini DOP, concentrazione di produzione di salumi di altissima qualità, come Prosciutto di Parma, Salumi Piacentini, Salame Felino, Culatello di Zibello, e 26 produttori del Consorzio per l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia.
Il turista enogastronomico vuole essere protagonista con un approccio “attivo”
La pandemia ha modificato le scelte del consumatore, che vuole vivere da protagonista le esperienze a diretto contatto con la natura. Alle tradizionali visite in cantina, percepite come troppo simili tra loro dal 60% dei turisti enogastronomici (+6%) e all’approccio “passivo”, si sostituisce la volontà del turista enogastronomico di prender attivamente parte alla visita, per esempio, dell’azienda vitivinicola, diventando egli stesso un elemento di quella comunità agricola (per esempio la vendemmia attiva) e agendo in sintonia con la natura (raddoppia la percentuale di chi vuole raggiungere l’azienda in bicicletta, scende di 9 punti la quota di chi vorrebbe usare l’automobile). I mesi passati in casa durante i lockdown spingeranno i viaggiatori a vivere sempre più all’aria aperta. Il turista apprezza e richiede molteplici azioni relative alla sicurezza, tutte indicate con percentuali molto elevate, investire nella sicurezza e comunicarlo rassicura il visitatore e lo porta alla fruizione.
La consapevolezza acquisita delle tematiche socio-ambientali trasforma il turista enogastronomico in una sorta di stakeholder del luogo e/o dell’azienda virtuosa, che opera in armonia con il suo territorio. La scelta di una destinazione diventa una sorta di “premio” alle aree e alle aziende agricole che hanno operato per lo sviluppo autentico e armonico, rivalutando e proteggendo i saperi e la cultura locale, creando nuove opportunità di lavoro soprattutto per giovani e donne. E la fidelizzazione del turista, con l’acquisto dei prodotti, appare come una logica conseguenza dell’esperienza vissuta.
Il trend wellbeing è in pieno sviluppo. Il 65% dei turisti enogastronomici sarebbe interessato a frequentare percorsi e workshop nelle aziende di produzione con informazioni utili sul benessere psicofisico, il 64% vi vorrebbe praticare attività sportiva all’aria aperta. Offerte come lo yoga, il forest bathing e la possibilità di praticare sport in ambiti rurali (palestra, trekking, bici) assumono particolare importanza nelle decisioni di visitare territori e imprese del f&b.
Cambiano anche la modalità di accesso all’esperienza e la digital revolution acquista un peso rilevante nella fase pre e in quella post esperienziale. Se nella scelta di visitare un’azienda o un territorio continua a prevalere il passaparola tra amici e conoscenti (55%), la ricerca evidenzia tuttavia un peso sempre più importante dei social network con Instagram in crescita (+4%) rispetto a Facebook che continua comunque a essere lo strumento social più utilizzato. Nelle modalità di prenotazione si evidenzia, come effetto della pandemia e della necessità di una prenotazione o conseguente possibilità di disdetta, un ricorso rafforzato alla chiamata diretta via telefono (62%) o tramite mail (46%), preferite alle soluzioni di contatto attraverso portali istituzionali o agenzie di viaggio. Il digitale è invece diventato lo strumento di riferimento per la fase successiva all’esperienza diretta, dall’acquisto dei prodotti con consegna a domicilio (che interessa il 70% degli intervistati) fino alle degustazioni digitali e alla possibilità di entrare a far parte di wine club.
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