Cosa c’é di meglio dei monti…..dopo il mare? Cromoterapia completata: dai turchesi, azzurri, blu, ai verdi, verdoni che ad ogni passo, ma anche ad ogni sguardo ti dicono “rilassati, rilassati” e funziona. (Il mio amico Chicco ama usare il sostantivo astrattissimo ‘verdosità’ per dare l’idea) .
Si intraprende un sentiero e non si sa che tipo di sorprese porterà, a volte il cammino diventa faticoso, ma il cuore é leggero per la certezza che dopo il buio del fitto bosco gli alberi cominceranno a diradarsi, la luce troverà sempre più spazio per penetrare fino alla completa esplosione, Fiat Lux, e ci si trova su un ampio pianoro che diventa un belvedere dal quale guardare e stupirsi degli spazi e delle forme e dei colori che ci circondano e dovunque spicca l’imponente massiccio della Regina delle Orobie, la Presolana.
Fino del Monte, paese della Val Seriana, ha voluto costruire un mega trono di legno su un cucuzzolo a oltre 900 m, un punto strategico perché Lei é proprio dirimpetto e per esaltarne la bellezza e renderle i dovuti omaggi hanno installato una gigantesca cornice di legno nella quale la Signora appare esattamente nel mezzo. A completare l’opera, scolpito nel lato inferiore della cornice si legge: ‘Siediti al sole. Abdica e sii re di te stesso’.
Geniale!
Mi sono seduta, ho letto e ho salutato la montagna sentendomi alla pari, non era orgoglio o presunzione, ma una sensazione di silenzioso e profondo ringraziamento alla vita, una felicità di esistere e di sentirsi così privilegiati.
Quando dopo Clusone e Rovetta si prende la direzione per Onore, ma siamo ancora nel Comune di Songavazzo, superati un paio di tornanti, l’attenzione viene attratta da un’enorme scultura in legno che si trova in un prato sulla sinistra, avvicinandosi si scopre che la ‘cosa’ ha fattezze umane: é un gigante che spunta dalla terra, non ha gambe, ma enormi braccia e mani, con quella sinistra, a forma di seggiola accoglie i curiosi che possono sedere sul suo palmo e farsi fotografare, con la destra, chiusa in un pugno, conficca in profondità un minaccioso ordigno sul quale si legge Covid – 19.
Sulla faccia del gigante, che é la parte più bella, occhi, naso e bocca concorrono a creare un’espressione che dice “Te la dovrai vedere con me, mostriciattolo, ti farò pentire di avere portato tante morti e tanto dolore proprio in questa valle che ha pagato uno dei più alti tributi”.
Scopro che gli autori della cornice sono gli stessi del gigante: Renzo Scandella, scultore e proprietario del bar, ristorante, pizzeria ‘La Baitella’ e lo scultore Germano Meloncelli con la collaborazione dei ragazzi della Pro Loco di Fino del Monte che hanno dato una mano per la cornice. Quando sono andata a parlare con Scandella era alle prese con pentole e padelle nella cucina del suo ristorante a Songavazzo. Mi ha detto che quando la pandemia sarà finita il Gigante G sarà bruciato.
L’idea del gigante é presa dall’artista danese Thomas Dambo che lavora con materiali riciclati, scolpisce enormi teste alte anche due metri che sono montate su corpi altrettanto smisurati e una volta completati vengono installati all’aperto con lo scopo di riavvicinare l’uomo alla natura, ma anche di portare l’arte fuori dal museo.
Ogni anno a settembre Scandella partecipa a un simposio di scultura presso la Collina di Lorenzo a due passi da Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova. É un laboratorio di educazione ambientale a cielo aperto dedicato ai bambini che, guidati dal grande alpinista Fausto De Stefani, imparano a scolpire forme nel legno.
Ma non solo di arte vive l’uomo, in Val Seriana si vive anche e soprattutto del suo oro, la Polenta.
Giampiero Valoti, studioso esperto di alimentazione bergamasca nel suo libro ‘Polenta e pica sö. Alimentazione contadina nelle valli bergamasche‘, spiega che rispetto agli altri cereali, il mais ha una resa eccezionale, poco lavoro nei campi e tanto da mangiare ed é questo il motivo della sua massiccia diffusione anche in territori montani come la Val Seriana dove i mais più antichi hanno resistito: lo Spinato di Gandino con i chicchi a punta e il Rostrato di Rovetta con i chicchi a uncino. La polenta che ne risulta é meno liquida e più asciutta e ha un sapore più intenso, la sua unicità ha portato una nuova giovinezza a questi prodotti perché ha spinto coltivatori e artigiani del gusto a trovare nuovi utilizzi per questi mais: oggi abbiamo pasta, biscotti, gallette, birra, gelati.
Dimitri Acerbis, titolare della locanda ‘Blum In‘ di Rovetta, descrivendo una sua proposta di dessert che ha chiamato ‘Orobie’ con crema di yogurt, castagne e crumble di biscotto di mais Rostrato Rosso di Rovetta dice ” …e infine, elegantemente c’é il biscotto di mais, quasi a volersi imporre su tutto e su tutti con la giusta presunzione di chi sa il fatto suo “.
In un articolo dedicato alla polenta apparso sul numero 26 di ‘VAL Seriana & Scalve Magazine‘, Andrea Rossetti scrive: ” …la polenta non solo riempie e sfama, ma scalda e, soprattutto, la polenta fa casa. É un piatto che unisce…e va mangiato in compagnia…..La polenta é un abbraccio. E, di questi tempi, Dio solo sa quanto ne abbiamo tutti bisogno”.