Gli chef italiani all’estero presentano le ricette della propria regione d’origine
Il 2024 è l’ Anno delle radici italiane”. La decisione è stata presa dal Ministero degli Esteri, nel settembre 2023 e si è tramutata anche in uno specifico progetto del PNRR che prevede appunto il “turismo delle radici” tra le voci di investimento, creando un’occasione irripetibile per il settore. Gli italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti, d’altronde, sono circa 60 milioni: si tratta di una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa (si stima che potrebbero generare una spesa annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro).
Un “mix di gusto, creatività, memoria e sostenibilità”
Un viaggio nella cultura del gusto e nella memoria per promuovere/valorizzare in tutto il mondo l’enogastronomia italiana e per sensibilizzare il consumatore su temi come la sostenibilità dei processi produttivi, le innovazioni tecnologiche e i valori di inclusione. In questo quadro Gustoh24 promuove il contest internazionale: “Il Piatto di Casa Mia – La Ricetta delle Mie Radici”. Ogni chef italiano all’estero presenta la ricetta della sua regione. L’iniziativa di Gustoh24 ha l’obiettivo, come gli anni scorsi, di valorizzare La Settimana della Cucina Italiana nel Mondo che quest’anno si terrà dal 16 al 22 novembre 2024.
Ecco la ricetta dello chef Donato De Santis, nato a Milano nel 1964, ma cresciuto nella regione dei suoi antenati: la Puglia
ORECCHIETTE CON IL SUGO DI BRACIOLE DI AGNELLO
“Ecco da Buenos Aires la ricetta di Donato De Santis che “Gustoh24 considera un vero racconto di Storia”.
Come preprare il piatto, la parola a Donato:
Farina di grano duro coltivato nel campo attorno alla casa, nella campagna della Daunia Pugliese. Calcolare 2 manate unite per persona, immerse nel sacchetto di tela usato per conservarla. Sulla spianatoia di legno ruvido fare la classica fontana usando gli stessi pugni delle mani (se sono ruvide, con i calli e bombate dall’ artrosi di chi lavora nei campi ancora meglio).
Adesso aggiungete l’ acqua che avrete preso dal pozzo, ricca di calcio e minerali, la quale sarà tiepida se lo fate in inverno e fresca se lo fate d’ estate. Lavorate la pasta avanti e indietro badando che la spianatoia vi arrivi al costato e raccogliete ogni briciola della massa in un unico, liscio e soffice panetto che dovrebbe emanare un profumo di frumento alla distanza di 50 metri. Lasciatelo riposare avvolto con un canovaccio di mille colori.
Scegliete i pezzi appropriati di carne di agnello di primavera per poi tagliarli come se fossero delle scaloppine, appiattirli un poco con un martello di legno usando l’asse di legno piu’ piccola che avete e farcirli con poco aglio tritato (lo troverete facilmente seguendo l’odore che vi porta a spostare una tendina fatta con la stessa stoffa dello strofinaccio, sotto al lavandino dove troverete anche delle cipolle e un olio super extra verginissimo di oliva)-
Procedete con la piccola farcitura usando foglioline di prezzemolo appena colte e formaggio pecorino che poi dovete rimettere al suo posto sull· asse nella cantina, un poco lontano dal vino e dall’ aceto e lo dovete ricoprire con uno straccetto (se e della stessa tela dello strofinaccio ancora meglio).
Cercate disperatamente uno spago da cucina in tutti i cassetti dove potrebbe essere insieme alle pinze, le penne che non scrivono e le pastiglie per 1′ artrosi ancora chiuse e mai prese. Se lo trovate, chiudere le braciole, se no usate degli stuzzicadenti (stanno nello stesso mobile con i cassetti…)-
La pasta segue spargendo il suo profumo mentre voi dorate la carne in un coccio di creta ormai diventato nero. L’ olio sapete dov’ è quindi siccome e’ buono ne usate poco.
Bagnate con quel vino bianco che si fa in piccole proporzioni, giusto per cucinarvi, coprite con un coperchio di metallo che lascia un po’ di spazio (perche’ non e’ il suo) però e meglio. Una volta che il vapore del vino ha quasi neutralizzato il profumo de frumento dovuto alla pasta, aggiungete una bella bottiglia di birra, cioè una bottiglia dí birra nella quale c’è la conserva di pomodoro fatta 6 mesi prima con i pomodori coltivati in un’ altra parte del campo sempre intorno alla casa.
Godetevi il sapore dell’ estate se lo fate d’ inverno e lasciate cucinare a fuoco lento per il tempo necessario che avrete bisogno per fare le orecchiette e datevi il lusso di fare contemporaneamente. Anche altre cose come per esempio, pulire i pavimenti, lavare la bianchería, stirare qualche mezza dozzina di camice e preparare il caffe per le visite improvvisate.
Una volta invitata la vostra visita a fermarsi a pranzo, cucinate la pasta perchè il sugo sarà già pronto e conditelo in uno di quei piatti rotondi e profondi che contengono almeno 5 chili di pasta badando di servire sempre il pezzo di braciola piu’ grande all’ invitato.
Mi scuso se non posso mandarvi una foto ma purtroppo la unica che ho e’ quella di mia madre che corre a destra e a sinistra e che non si siede mai e poi sta in una memoria troppo grande che si perde un po’ negli archivi della nostra storia.
Buon appetito a tutti voi!
Donato De Santis, ovvero la “Cucina Paradiso” italiana d’oltreoceano
Per il profilo professionale di Donato De Santis riprendiamo lo scritto di Giovanna Abrami, una giornalista nata a Milano ed collabora da Buenos Aires con Identità Golose e 7Canibales
Chi è Donato De Santis
Giudice di MasterChef Argentina, allievo di Georges Cogny, personal chef di Gianni Versace. Donato De Santis è arrivato in Argentina nel 2000, vi ha trovato «fame d’Italia». Dedica il suo lavoro alla ricostruzione dell’identità gastronomica dei nostri emigrati…..continua qui sotto..
Ed ora ecco lo scritto integrale della brava Giovanna Abrami.