Cambiano le abitudini di acquisto alimentare da parte dei consumatori dopo la pandemia.

I mutamenti sono duraturi e irreversibili e ciò ha un forte impatto sulla produzione e la distribuzione alimentare, costringendo le aziende del settore a studiare in profondità i trend di cambiamento.

I maggiori cambiamenti?

Ecco le direzioni principali per la spesa del futuro: la grande distribuzione tiene ancora ma nel contempo crescono i negozi di vicinato con l’ e-commerce in primis che garantiscono comodità, precisione e velocità. con un ritorno al rapporto “stretto” con il negoziante di fiducia che punta sull’eccellenza del prodotto.

Aumentano inoltre la richiesta di prodotti sostenibili e l’uso di tecnologie per conservare senza additivi.

Questi i maggiori trend emersi ad “Economia sotto l’ombrellone”, edizione n. 11, a Lignano Sabbiadoro, dove si sono confrontati il 18 agosto sul tema “La distribuzione alimentare fra locale e globale”: Paolo Ciani (Villa Food), Marco Tam (Greenway Group/Filare Italia) e Luca Tonizzo (Venfri). A moderare il dibattito è stato  Carlo Tomaso Parmegiani, responsabile editoriale Nord-Est di Eo Ipso.

I tre relatori si sono anche confrontati sulle necessità per le aziende alimentari italiane di distribuire all’estero e sulla difficoltà a garantire una adeguata distribuzione alimentare nei piccoli borghi, soprattutto montani, a causa della mancanza di negozi.

Le loro dichiarazioni.

«Per quanto riguarda la distribuzione all’estero bisogna sfruttare adeguatamente il Made in Italy che nell’alimentare ha un grande appeal -ha affermato Tonizzoe che può consentire alle aziende di produzione di trovare nuovi mercati contrastando la sofferenza che, comunque, si sta vivendo sul mercato interno».

«Nella distribuzione alimentare internazionale -ha confermato Tamil marchio Made in Italy ha una grande forza, paragonabile a quello Made in Germany sui prodotti della meccanica, e noi dobbiamo assolutamente sfruttarlo, purtroppo, però, siamo carenti di protagonisti della Gdo internazionale di proprietà italiana e ciò ci pone in condizione di svantaggio rispetto, ad esempio, ai francesi che con catene distributive di proprietà danno priorità all’esportazione di prodotti Made in France nel mondo».

«Il food ormai -ha detto Ciani- si è contaminato e oltre alla richiesta di prodotti local c’è una richiesta di prodotti global, si pensi allo zenzero che prima non esisteva e oggi è su tutte le nostre tavole, e questo offre grandi occasioni di distribuzione dei prodotti locali a livello internazionale e sicuramente i prodotti italiani hanno un grande appeal sui mercati esteri in tutto il mondo».