Mercoledì 5 luglio la Commissione europea ha reso pubblica la propria proposta legislativa. L’obiettivo è chiaro: si vuole esentare le nuove biotecnologie (New genomic techniques, in Italia Tecniche di evoluzione assistita TEA) dalle regole su etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio previste dalla direttiva sugli Ogm
In questo fine legislatura dell’Europa i programmi Green Deal della Commissione europea fanno marcia indietro e si arriva a sposare le posizioni delle grandi lobby dell’agroalimentare (sono quattro le più grandi imprese agrochimiche e sementiere del mondo, Corteva, Bayer-Monsanto, BASF e Syngenta), che da tempo lavorano affinchè l’Unione europea arrivi ad una deregolamentazione dei nuovi Organismi geneticamente modificati (OGM) per facilitare la circolazione nel mercato europeo di semi e cibo prodotto con queste nuove tecnologie, che potrebbero finire nei nostri piatti e nei nostri campi e per di più senza che ci sia dato modo di saperlo.
Nella foto di copertina: la conferenza stampa di presentazione da parte del vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans della proposta di regolamento per le piante migliorate con le nuove tecniche genomiche, note in Italia come Tecniche di evoluzione assistita TEA. Qui la pagina ufficiale con i documenti.
Mercoledì 5 luglio la Commissione europea ha reso pubblica la propria proposta legislativa “per le piante prodotte con alcune nuove tecniche genomiche”, che rappresentano un’evoluzione degli Organismi geneticamente modificati (OGM). L’obiettivo ora è chiaro: si vuole esentare le nuove biotecnologie (New genomic techniques, in Italia Tecniche di evoluzione assistita TEA) dalle regole su etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio previste dalla direttiva sugli Ogm.
Le quattro multinazionali hanno già richiesto 139 brevetti su applicazioni delle nuove biotecnologie per l’editing genomico sulle piante. Obiettivo: acquisire la proprietà esclusiva di varietà vegetali geneticamente modificate per vent’anni e rivenderle agli agricoltori. Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta controllano già oggi il 62% del mercato globale delle sementi e il 51% di quello dei pesticidi. Tramite i brevetti sulle Ngt questa quota potrebbe crescere ancora “rendendo gli agricoltori sempre più dipendenti da un piccolo gruppo di aziende”, afferma la Ong Centro Internazionale Crocevia nel rapporto “Vita Privata – Come i brevetti sui nuovi Ogm minacciano la biodiversità e i diritti degli agricoltori”.
Ma non tutto è finito, la partita si apre proprio ora, il testo deve infatti arrivare nell’ Aula del Parlamento e deve fare i conti con la mobilitazione non solo degli ambientalisti.
Purtroppo la porta è stata aperta dall’Italia. Nel frattempo, se la sperimentazione in campo aperto da parte degli scienziati è da tempo possibile in Regno Unito, Spagna, Svezia e Belgio, mentre in Italia era consentita solo quella in vitro, nel mese di giugno 2023 le commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato hanno approvato un emendamento al decreto siccità che autorizza anche la sperimentazione in campo.
“Ignorando la sentenza con cui, nel 2018, la Corte di giustizia Ue ha stabilito che gli Ngt sono organismi geneticamente modificati e devono essere regolamentati come tali”, sottolinea in un Manifesto la ‘Coalizione Italia libera da ogm’ di cui fanno parte Federbio, Vas, Wwf, Legambiente, Greenpeace, Lipu e Slow Food.
La Coalizione Italia Libera da OGM dice NO
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La posizione del ‘Centro Internazionale Crocevia’
I rischi in campo – In base a questo sistema, l’accesso di terzi ai tratti protetti da brevetto può essere definito dai membri della piattaforma in base al diritto privato. La Ong Crocevia definisce questo sistema uno “sportello unico, parallelo a quello pubblico e non trasparente, per agricoltori e selezionatori, che dovranno pagare una quota per accedere a varietà e tratti posseduti dai membri della piattaforma”. Per il ‘Centro Internazionale Crocevia’ “quella delineata dai promotori della deregulation è una visione in cui viene abolito il principio di precauzione, concentrato ulteriormente il potere di mercato e gli agricoltori diventano produttori di un cibo che appartiene ad altri”. A loro, però, resterebbero i rischi: climatici ed economici. Questa potenziale miniera d’oro per un gruppo ristretto di soggetti rappresenta un pericolo per la biodiversità agricola e i diritti dei contadini a conservare, riutilizzare, scambiare e vendere le proprie sementi. “Coperte da brevetto industriale, le Ngt e i prodotti che ne derivano potrebbero accelerare la già preoccupante concentrazione del mercato sementiero e contaminare campi non coltivati con varietà biotech, realizzando una vera e propria appropriazione indebita della biodiversità contadina e minando alla base la sopravvivenza dell’agricoltura biologica”. Uno scenario che prelude alla cristallizzazione di pratiche agricole non sostenibili, rafforzando l’attuale sistema che favorisce l’agricoltura industriale e intensiva.
I favorevoli alla decisione Europea: Cia – Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Coldiretti
Buona accoglienza della proposta da parte delle associazioni agricole del Belpaese, a partire dalla Confagricoltura, le proposte di sviluppo delle tecniche genomiche presentate dalla Commissione Ue rappresentano un importante cambio di passo, che riporta l’Europa al centro del dibattito sulla ricerca scientifica applicata al settore agricolo. In attesa di esaminarla in tutti i dettagli, Confagricoltura giudica positivamente l’iniziativa della Commissione che mira a fare, finalmente, chiarezza sulla differenza tra le nuove tecniche genomiche (NGT) e gli organismi geneticamente modificati (OGM). Dissipando, così, quelle ambiguità che hanno costretto al palo l’intero settore della ricerca europea. La proposta inviata al Parlamento di Bruxelles rappresenta un cambiamento di approccio al tema della transizione ambientale: la sostenibilità non può essere perseguita soltanto con divieti e limitazioni, ma è necessario dare agli agricoltori valide alternative e strumenti che permettano di ridurre l’uso di fitofarmaci e lo sfruttamento delle risorse naturali senza intaccare le produttività delle proprie aziende. La divulgatrice scientifica e presidente della FNP Proteoleaginose by Confagricoltura, Deborah Piovan, ha spiegato: “l’Unione Europea ha imboccato la strada giusta manifestando la volontà di riconoscere l’importanza della ricerca di specie vegetali resistenti alle conseguenze del cambiamento climatico. L’applicazione di queste tecniche permetterà di fronteggiare molte delle attuali minacce alla capacità produttiva nazionale: dalle malattie fungine derivanti da eccessive precipitazioni e alluvioni, alla siccità e alla salinità del suolo e delle acque fluviali”. Adesso l’auspicio è che l’iter di approvazione di una legge che regolamenti tali tecniche proceda spedito e si concluda, come annunciato, entro i primi mesi del 2024. L’impegno assunto dalla Spagna nel suo semestre alla guida del Consiglio US, ad avviare un focus sul tema nel prossimo settembre, fa ben sperare che il dossier possa approdare in aula già a febbraio.
Cia: avanti su nuove tecniche genomiche
L’agricoltura in corsa contro i cambiamenti climatici chiede all’Europa più attenzione alla sostenibilità delle imprese del settore e tempestività nelle risposte. Per questo la pubblicazione della proposta della Commissione Ue sulle nuove tecniche genomiche (NGTs) rappresenta uno step chiave del percorso verso la transizione green, mentre l’analisi d’impatto del regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) non può, invece, considerarsi esaustiva rispetto alle perplessità del mondo agricolo. Così Cia-Agricoltori Italiani a commento del pacchetto legislativo legato al Green Deal “per un uso sostenibile di risorse naturali e suolo” presentato a Bruxelles, dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans. Ora che l’Italia ha visto approvato l’emendamento al Decreto Siccità che consente la sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), Cia auspica, infatti, che l’Europa prosegua speditamente con l’iter legislativo per le NGTs, incoraggiata e sollecitata proprio dalla pubblicazione della proposta dedicata. Bene, del resto, che il Consiglio europeo, sotto la presidenza spagnola, abbia espresso l’intenzione di portare avanti il dossier nei suoi prossimi sei mesi. Per Cia, resta dirimente investire nella ricerca e nell’innovazione genetica in particolare. Bisogna fornire alle imprese agricole cultivar più resistenti alle fitopatie e agli stress derivanti dai cambiamenti climatici e farlo in fretta vista l’aggressività di malattie come la flavescenza dorata, la xylella e la peronospora.
Allo stesso tempo, vanno date anche altre garanzie agli agricoltori. Nello specifico, rispetto al regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. L’integrazione dall’analisi d’impatto sul regolamento SUR, divulgata in contemporanea con la pubblicazione del pacchetto legislativo Ue, non dà, infatti, risposte sufficienti riguardo la sostituzione delle sostanze attive e dell’utilizzo di fitofarmaci in aree sensibili. Serve un approccio costruttivo e speculare, ribadisce Cia che da sempre è concretamente impegnata nel promuover la riduzione degli agrofarmaci con progetti mirati ad ampliare la diffusione e la sperimentazione delle tecniche di biocontrollo per la difesa integrata delle piante. Per Cia, il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci deve sostanzialmente cambiare assetto e prevedere un percorso graduale e guidato, avviato proprio dalla messa in campo di soluzioni alternative, comprovate da studi scientifici, in grado di assicurare le stesse rese al settore. E non guasta che, in parallelo, arrivino proprio con il pacchetto della Commissione Ue nuove istanze per la riproduzione varietale, per la direttiva sul suolo che deve intervenire per contrastare cementificazione ed erosione del terreno, così come la revisione della direttiva rifiuti relativamente alla lotta contro lo spreco alimentare.
Le parole di Ettore Prandini, presidente Coldiretti
Infine, la Coldiretti, giudica, con le parole del presidente Ettore Prandini, “importante la presentazione del nuovo quadro regolamentare per il miglioramento genetico che distingue nettamente i vecchi ed obsoleti Ogm dalle nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea)”. Le nuove tecnologie di miglioramento genetico raggruppate sotto la denominazione Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita) non implicano l’inserimento di Dna estraneo alla pianta, e permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici, della difesa della biodiversità e affrontare l’obiettivo della sovranità alimentare.
Nella proposta della Commissione – spiega la Coldiretti – viene fatta una distinzione tra le TEA di categoria 1 (ovvero quelle che non superano le 20 mutazioni), che seguiranno una procedura autorizzativa semplificata assimilabile alle varietà vegetali convenzionali, e le TEA di categoria 2 (sopra le 20 mutazioni o selezionate per resistere agli erbicidi), che vengono di fatto assimilate ai vecchi OGM quanto a procedura autorizzativa, etichettatura e tracciabilità (con la differenza che gli Stati membri non potranno vietare la coltivazione delle TEA di categoria 2). La Commissione vieta inoltre l’utilizzo di entrambe le categorie di TEA per l’agricoltura biologica. Un passo determinante che in Italia potrà giovarsi del primo storico accordo siglato esattamente tre anni fa tra agricoltori e scienziati per la una nuova genetica “green” tra la Coldiretti e la Siga (Società Italiana di Genetica Agraria) che punta a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, a migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci ed acqua con risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori.
Lo Speciale di Gustoh24
Gli Ogm cambiano nome ma ritornano. L’Europa riapre il dossier Biotech
Quasi al termine della legislatura Ue il 5 luglio verrà presentata la proposta della Commissione europea sulle nuove biotecnologie agricole. Sarà la bozza del regolamento sulle nuove tecniche del genoma (Ngt, anche note come Tea in Italia). Dopo l’approvazione al Parlamento italiano dell’emendamento al decreto Siccità che dà il via libera alla sperimentazione in campo delle nuove Tecniche di evoluzione assistita (Tea) ora l’Europa riapre il dossier sulle Biotecnologie.
“Una svolta epocale” la definisce il governo. Opposizione delle associazioni ambientaliste.
In questo modo si invalida invalidare la sentenza esecutiva della Corte di Giustizia Europea del 2018 che equipara le “New genomic techniques (Ngt)” ai vecchi Ogm e spuntare così l’autorizzazione a coltivarle in campo aperto per fini scientifici. Netto NO de “La Coalizione Italia libera da Ogm”. Leggere su Gustoh24
La Petizione di Slow Food chiusa a novembre 2022
Fermiamo la deregolamentazione dei nuovi OGM
Chiedeva al Governo e membri del Parlamento europeo di mantenere i nuovi OGM strettamente regolamentati! La campagna è stata chiusa il 20 novembre ed ha raccolto più di 420.000 firme!
Le grandi lobby dell’agroalimentare stanno lavorando per spingere l’Unione europea a deregolamentare i nuovi Organismi geneticamente modificati (OGM). Ma le multinazionali che fanno pressione per aprire il mercato ai nuovi OGM, sono le stesse che detengono i brevetti sui semi ingegnerizzati con queste tecniche. Non è difficile capire che il motivo vero delle loro richieste è fare crescere i profitti. I loro. Una tale conquista da parte dell’agroindustria, significherebbe una gravissima perdita di autonomia per gli agricoltori e una ulteriore e seria minaccia per la biodiversità agricola, anche nel campo della certificazione biologica.
E la Commissione europea sta tentando di escludere i nuovi OGM dai processi di approvazione della legislazione Ue esistente sugli Organismi geneticamente modificati.
Secondo le regole attuali (e secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea), gli OGM vecchi e nuovi sono soggetti all’autorizzazione dell’Ue, che garantisce la valutazione del rischio per la salute umana e l’ambiente, la trasparenza per i produttori e gli agricoltori, e un’etichettatura chiara per i consumatori.
Escludere i nuovi OGM da questo quadro normativo impedirebbe agli agricoltori, ai trasformatori, ai dettaglianti e ai cittadini di scegliere colture e cibo liberi da OGM. Abbiamo il diritto di decidere cosa mangiare e cosa coltivare nei nostri campi!
Sito ufficiale dell’ Unione Europea: https://commission.europa.eu/index_it