L’azienda riconosce che oltre il 60% dei suoi prodotti alimentari e bevande non soddisfano la “definizione riconosciuta di salute”
Nestlé, la più grande azienda alimentare al mondo, ha riconosciuto in un documento interno che oltre il 60% dei suoi prodotti alimentari e bevande tradizionali non soddisfano la “definizione riconosciuta di salute” e che “alcune delle nostre categorie e prodotti – non importa quanto li rinnoviamo – non saranno mai sani”.
“Abbiamo apportato miglioramenti significativi ai nostri prodotti… [ma] il nostro portafoglio ha ancora prestazioni inferiori rispetto alle definizioni di salute, in un panorama in cui la pressione normativa e le richieste dei consumatori sono alle stelle”, si legge nel documento segreto.
Nestlé è stata classificata al primo posto tra i grandi produttori mondiali di alimenti e bevande in un indice 2018 degli sforzi per incoraggiare diete migliori compilato dalla Access to Nutrition Foundation, sebbene la fondazione abbia avvertito che “tutte le aziende devono fare molto di più”.
“I nostri sforzi si basano su un solido lavoro lungo decenni . Ad esempio, abbiamo ridotto significativamente gli zuccheri e il sodio nei nostri prodotti negli ultimi due decenni, circa il 14-15% solo negli ultimi 7 anni” dice la multinazionale.
Nestlé ha dichiarato di aver lanciato negli ultimi anni migliaia di prodotti per bambini e famiglie che soddisfano i parametri nutrizionali e di aver distribuito miliardi di dosi di micronutrienti tramite i suoi prodotti convenienti e nutrienti.
Nestlè, i marchi
Nestlé con sede a Vevey, in Svizzera produce e distribuisce moltissimi articoli, dall’acqua minerale agli omogeneizzati, dai surgelati ai latticini.
Una storia lunghissima quella dell’azienda, la cui idea nacque intorno al 1860 quando il farmacista Henri Nestlé sviluppò un alimento per i neonati che non potevano essere nutriti al seno a causa di particolari intolleranze. Il prodotto salvò la vita di un bambino, e la Farine Lactée Henri Nestlé fu presto venduta in tutta Europa. Venne fondata poi formalmente nel 1866.
In Italia, Nestlè è presente soprattutto con i marchi:
- Nescafé
- Acqua Panna
- Levissima
- San Pellegrino
- San Bitter
- Nestea
- Buitoni
- Maggi
- Del Monte
- Fruttolo
- Nesquik
- After Eight
- Fruit Joy
- Galak
- Kit Kat
- Smarties
- Perugina
- Polo
- Felix
- Friskies
- Purina
- Garden Gourmet.
Quali sono i prodotti Nestlé “non sani”
Ma ora un report circolato tra i massimi dirigenti all’inizio del 2021, visto dal Financial Times, afferma che solo il 37% del cibo e delle bevande di Nestlé in termini di fatturato ottiene un punteggio superiore a 3,5 (soglia riconosciuta di salute) nel sistema di valutazione della salute in Australia. Questo sistema assegna agli alimenti 5 stelle ed è utilizzato nella ricerca da gruppi internazionali come l’Access to Nutrition Foundation.
Il produttore di KitKat, Nescafé e Nesquik, solo per citare i brand più celebri anche in Italia, all’interno del suo portafoglio complessivo di cibi e bevande, ammette che circa il 70% dei prodotti alimentari di Nestlé non ha raggiunto questa soglia. Stesso discorso per il 96% delle bevande, escluso il caffè puro, e il 99% dei dolci e dei gelati Nestlé.
Tra i prodotti citati nel documento c’è ad esempio la pizza DiGiorno, che include circa il 40% della dose giornaliera di sodio raccomandata per una persona, e una pizza ai peperoni Hot Pockets che ne contiene il 48%.
Un altro prodotto, una bevanda San Pellegrino al gusto di arancia, segna una “E”, il peggior voto disponibile con un sistema di punteggio diverso, il Nutri-Score – con più di 7,1g di zucchero per 100 ml.
E ancora, il Nesquik alla fragola, venduto negli Stati Uniti, contiene 14g di zucchero in una porzione da 14g, insieme a piccole quantità di colorante e aroma, sebbene sia progettato per essere miscelato con il latte.
Quali prodotti sono esclusi dalla lista
Acqua e latticini hanno invece ottenuto risultati migliori: l’82% delle acque e il 60% dei latticini hanno raggiunto la soglia.
I dati escludono la formula per bambini, il cibo per animali domestici, il caffè e la divisione di scienze della salute, che produce alimenti per persone con condizioni mediche specifiche. Ciò significa che i dati rappresentano circa la metà dei ricavi annuali totali di Nestlé, per 92,6 miliardi di franchi (72,7 miliardi di sterline).
Come spiega il Financial Times che ha potuto visionare il documento, i risultati arrivano mentre Nestlé sta aggiornando i suoi standard nutrizionali interni, noti come Nestlé Nutritional Foundation, introdotti dall’ex amministratore delegato Peter Brabeck-Letmathe, che aveva provato a darle l’impronta di “azienda di nutrizione, salute e benessere”.
L’amministratore delegato Mark Schneider ha respinto le affermazioni secondo cui gli alimenti “lavorati”, compresi quelli prodotti da Nestlé e altre multinazionali, tendono a non essere sani.
La strategia green di Nestlé
Intanto Nestlè si sta muovendo per rendere le sue politiche commerciali e i suoi prodotti sempre più green. Negli ultimi 10 anni l’azienda in Italia ha ridotto del 45% le emissioni di CO2 in tutti i suoi stabilimenti. Inoltre, tutti gli stabilimenti del Gruppo Nestlé in Italia, insieme anche alla sede centrale di Assago, usano il 100% di energia elettrica acquistata da fonti rinnovabili e certificata RECS (Renewable Energy Certificate System).
Nestlé intende concretizzare il suo impegno lavorando su alcuni assi strategici fondamentali: stabilimenti; produzione e trasporti; materie prime (cacao, caffè, latte); agricoltura rigenerativa. Alcuni dei principali brand Nestlé stanno già lavorando per seguire questo impegno e presto diventeranno a zero emissioni di carbonio: tra questi ci sono San Pellegrino, Acqua Panna, Garden Gourmet e Nespresso.
Entro il 2025 tutti gli 800 siti di Nestlé nel mondo utilizzeranno il 100% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. In 80 fabbriche su circa 130 in tutta l’area EMENA, l’azienda si serve già del 100% di elettricità rinnovabile.
Altro capitolo chiave è quello della sostenibilità del sistema di trasporto e distribuzione e l’azienda sta investendo per far evolvere il trasporto su gomma verso modalità alternative.
Ad esempio, da sempre il Gruppo Sanpellegrino in Italia privilegia la logistica sostenibile con l’utilizzo dei trasporti su rotaia e su nave (34% nel 2019). Inoltre, proseguono anche i progetti che prevedono l’utilizzo di mezzi alimentati a GNL (gas naturale liquefatto), il combustibile fossile più green e la terza fonte di energia a livello globale (+6,3% 2019 vs 2018).
Sul tema dei rifiuti, il Gruppo in Italia ha avviato al riciclo, al riuso o al compostaggio oltre il 90% dei rifiuti prodotti nei suoi stabilimenti grazie al piano Zero Waste for Disposal.