Ora l’Italia ha lo strumento per perseguire la sostenibilità sociale e ambientale e rendere circolare il ciclo del cibo
Secondo le stime dell’Università di Bologna nella Gdo (Grande distribuzione organizzata) si perdono 220mila tonnellate all’anno di cibo ancora buono. Dunque promuovere il recupero nei supermercati è una scelta molto importante.
Ma non solo nei supermercati, anche nei ristoranti, aziende, associazioni e privati è necessario ridurre lo spreco.
Ecco perchè è una buona notizia l’approvazione dell’emendamento alla legge di bilancio sul reddito alimentare. Soprattutto perchè maggioranza e opposizione prendono atto di una situazione che si sta aggravando. Inflazione alimentare, pandemia, guerra fanno crescere la povertà assoluta, ormai strutturale.
Come funzionerà e chi potrà riceverlo
L’emendamento approvato per ora parla di una distribuzione di pacchi di cibo e bevande recuperate dalla merce invenduta dei grandi magazzini alimentari. Con il doppio scopo di limitare lo spreco e aiutare le famiglie in difficoltà. Le scatole saranno da prenotare mediante un’applicazione e da ritirare presso uno dei centri di distribuzione stabiliti. Dovrebbe essere prevista anche la possibilità, per le categorie fragili, di ricevere i viveri direttamente a casa: un’ipotesi che potrebbe valere per anziani e persone non autosufficienti.
I fondi disponibili
Per il prossimo biennio il governo metterà a disposizione del reddito alimentare 1,5 milioni di euro nel 2023 e 2 milioni di euro nel 2024. il deputato Furfaro (Pd) ha detto: «600 mila bambini, 337mila anziani e in totale 3 milioni di italiani si avvalgono, quando va bene, delle mense o dei pacchi alimentari perché non possono permettersi di fare la spesa. Da adesso, quel cibo non finirà più nell’immondizia, ma verrà redistribuito a tutte quelle persone che ne hanno bisogno».
Alcuni contenuti della legge
La legge “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi” è composta di 18 articoli e tre Capi.
Il primo Capo è dedicato a “Finalità e definizioni”
L’art.1 spiega che la finalità è “ridurre gli sprechi per ciascuna delle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione di prodotti alimentari, farmaceutici e di altri prodotti”.
A tal fine la legge promuove “recupero e donazione ai fini di solidarietà sociale” di eccedenze alimentari, da destinare in via prioritaria all’alimentazione umana (ma anche secondariamente a quella animale) e di prodotti farmaceutici e altri prodotti, allargando così la platea di ciò che anzichè essere buttato potrà essere donato a fini sociali.
Si riconosce che in questo modo si contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti (PNPR). Questa legge potrebbe essere l’elemento che da gambe al PINPAS (Programma Nazionale di Prevenzione degli sprechi alimentari)4, che del PNPR è il primo (e sinora purtroppo unico) “programma attuativo”.
L’art.2 definisce i soggetti e i requisiti che rendono possibili i progetti, di modo che siano chiari ruoli, responsabilità e condizioni del recupero e delle donazioni: vengono descritti gli “operatori del settore alimentare” (che donano le eccedenze) e i “soggetti donatari” (che le recuperano e coinvogliano agli indigenti); definiti i concetti di “eccedenze alimentari”, “spreco alimentare” e “donazione”; fissati “termine minimo di conservazione” e “data di scadenza”.
Il Capo II entra nel merito delle misure che la legge mette in campo per la gestione della lotta allo spreco, essendo dedicato alle “Misure di semplificazione per la cessione gratuita degli alimenti a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi alimentari ”.
Gli articoli da 3 a 5 spiegano cos’è la cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale e ne definiscono modalità di cessione, requisiti e conservazione. La “Cessione gratuita delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale” è l’atto per cui gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti donatari (i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto donatario5), che le destinano in forma gratuita prioritariamente a favore di persone indigenti.
Le eccedenze non idonee al consumo umano possono essere destinate al sostegno vitale di animali e all’autocompostaggio o a compostaggio di comunità con metodo aerobico.
Possono essere ceduti anche alimenti che presentano irregolarità di etichettatura, purchè non relative a data di scadenza o a sostanze o prodotti che provocano allergie e intolleranze.
Si possono cedere ai soggetti donatari anche eccedenze di prodotti agricoli in campo o prodotti di allevamento idonei al consumo umano ed animale.
Gli operatori del settore alimentare sono responsabili del mantenimento dei requisiti igienico-sanitari dei prodotti alimentari fino al momento della cessione. A partire da qui il donatario è considerato come “consumatore finale” e la responsabilità passa a suo carico.
Viene istituito (art. 8) un Tavolo di coordinamento composto da rappresentanti dei 6 Ministeri interessati (politiche agricole, alimentari e forestali; lavoro e politiche sociali; economia e finanze; salute; ambiente; sviluppo economico) e da rappresentanti degli attori in gioco:
- della distribuzione, della trasformazione, anche artigianale, e dell’industria agroalimentare, della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande (ed in specifico della ristorazione collettiva); della associazioni agricole, di Regioni e Province autonome, dei Comuni, dei mercati agroalimentari all’ingrosso, della cooperazione agricola.
Il Tavolo propone come gestire il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti e delle erogazioni liberali di derrate alimentari, di beni e servizi, nonché per progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi.