Sulla Pac 2023-2027 in Europa non si è trovato accordo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue.
Tutto rinviato al prossimo mese di giugno per una scelta importante che vede a bilancio sulla riforma della Politica agricola comune una somma di 386 miliardi di euro: la quota italiana si aggira sui 50 milioni.
Il ministro Patuanelli: garantite le tre gambe della sostenibilità: ambientale, economica e sociale
“La discussione sulla riforma della Politica Agricola Comune proseguirà a giugno. Siamo tutti disponibili a trovare soluzioni condivise nel pieno interesse dei cittadini europei, – ha commentato in un post su Facebook il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli (nella foto di copertina a Modena con imprenditori dell’Aceto Balsamico)– ma è fondamentale che vengano garantite le tre gambe della sostenibilità: quella ambientale, quella economica e quella sociale. Solo mettendo assieme le tre sostenibilità potremo dire di aver fatto il lavoro migliore possibile”.
De Castro, stop a negoziati si tratta di un’ occasione persa
‘”Dopo quattro giorni di negoziato, le distanze tra le tre istituzioni rimangono troppo ampie per raggiungere un compromesso”: così commenta Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo dei Socialisti e Democratici in commissione Agricoltura del Parlamento europeo. “Si tratta di un’occasione persa ma il nostro lavoro continua per garantire che la Pac continui a essere il volano per la crescita economica dei nostri agricoltori e delle nostre aree rurali, con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro giugno”, chiarisce il deputato PD. “Grazie agli sforzi di questi mesi, abbiamo raggiunto risultati importantissimi, evitando la ri-nazionalizzazione della Pac, salvaguardando il ruolo delle nostre regioni, rafforzando le misure di gestione del rischio anche nel primo pilastro, dando la possibilità di effettuare programmazione produttiva a tutte le Dop e Igp, anche nel settore viti-vinicolo. Non solo per la prima volta nella storia, la Pac riconoscerà il ruolo fondamentale dei lavoratori agricoli, con un meccanismo che penalizzerà quegli imprenditori che non rispettino le norme sul lavoro, e premierà quelli che si impegnano a garantire i più elevati standard di sicurezza. Tutto questo lavoro non andrà sprecato: grazie all’impegno e allo spirito di compromesso di tutte le parti in causa, sono certo che riusciremo a siglare un accordo ambizioso capace di salvaguardare al meglio la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle nostre aziende agricole e aree rurali – conclude De Castro – Insieme, abbiamo tutte le carte in regola per farcela“.
I commenti delle organizzazioni agricole
“Grande rammarico per il mancato accordo fra Consiglio e Parlamento europeo sui tanti nodi negoziali, che lasciano purtroppo tutte le questioni ancora aperte – commenta Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza delle Coopertative – con il negoziato rinviato a giugno non ci resta che auspicare che si possa riprendere in tempi brevi le fila del dialogo. I nostri agricoltori e le nostre cooperative hanno infatti bisogno di certezze giuridiche e di operare in un quadro legislativo ben definito”.
“Serve al più presto un accordo sulla riforma Pac per consentire la programmazione degli investimenti nelle aziende agricole italiane per una spesa di circa 50 miliardi da qui al 2027”, afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nell’esprimere sostegno alle posizioni sostenute da Patuanelli. “Auspichiamo che a tre anni dalla presentazione della proposta di riforma della Pac – sottolinea Prandini – si possa al più presto raggiungere un accordo necessario per garantire regole certe e stabilità agli agricoltori per i prossimi anni, in termini di investimenti e programmazione, soprattutto in un periodo di incertezza e difficoltà di mercato a causa della pandemia. Finché non saranno chiari i contorni della Pac del futuro si rallenterà il percorso di stesura dei Piani Strategici Nazionali, che dovranno essere ambiziosi in termini di investimenti in innovazione, anche per restare in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, per garantire un reddito certo ed una maggior competitività alle imprese agricole italiane, nel rispetto del principio che gli aiuti vadano agli agricoltori che vivono di agricoltura e nel rispetto delle regole e delle normative del lavoro”.
Più possibilista la Confagricoltura che commenta: “nonostante le difficoltà emerse, un accordo sulla riforma della Pac è possibile e auspicabile, ma non a tutti i costi. Perché la politica agricola dell’Unione Europea – ha detto il presidente Massimiliano Giansanti – deve continuare a sostenere un processo economico finalizzato a fornire ai consumatori cibo in quantità adeguate, sicuro e di altissima qualità. È evidente che le imprese agricole sono di fronte ad una nuova sfida che è quella di una maggiore sostenibilità ambientale. Vale a dire, salvaguardare i livelli di produzione riducendo la pressione sulle risorse naturali. Non servono, però, nuovi e complessi adempimenti burocratici; mentre risulta fondamentale un’efficace tutela dei redditi di tutte le imprese, senza penalità in funzione della dimensione. Senza dimenticare che la continuità dell’attività agricola è essenziale per la vitalità sociale ed economica delle zone rurali e delle aree interne. Ci auguriamo – conclude Giansanti – che la ripresa delle trattative tra le istituzioni dell’Unione sia caratterizzata da una maggiore attenzione nei confronti delle esigenze economiche delle imprese”.