Francesco Tusino presenta uno dei vini prodotto dalle uve del vigneto Vardato: Greco di Tufo Dogc
La Famiglia Vardaro è attiva nel mondo del vino dal secolo scorso e per questa famiglia campana il vino è questione di cuore e sinonimo di tradizione e passione vera.
Una Storia di chi ha saputo nel tempo introdurre nuove tecniche per interpretare i cambiamenti climatici e le mutevoli modalità d’acquisto e di consumo di una clientela sempre più attenta, preparata e esigente.
Ma anche di chi da decenni, vendemmia dopo vendemmia conferma il valore dell’opera pionieristica di chi, tempo fa, ha scelto di dedicare la propria vita alla terra, grazie alla riuscita continuità tra generazioni e a un approccio al lavoro in vigna che consente di valorizzare al meglio uve autoctone, in linea con le regole inerenti la sostenibilità.
La Famiglia Vardaro interpreta con passione da tre generazioni il frutto delle proprie vigne nel cuore della media valle del fiume Sabato nel comune di Petruro Irpino in provincia di Avellino: oggi l’azienda agricola la Masseria, nata all’inizio del ventesimo secolo, è circondata da vigneti di proprietà disposti a corpo unico tra uliveto e bosco in posizione interamente collinare, con esposizioni diverse e suoli che vanno dall’argilloso al sabbioso piroclastico.
In questa parte del profondo sud nelle campagne delle colline irpine questa famiglia che non ha quarti di nobiltà e medaglie della Casa Reale da profondere in salamelecchi, produceva uva buona pestata con i piedi, coltivata nel segno di un’ancestrale e veridica biodiversità, con larghe tirelle maritate alle olme da vendemmiare con le scale a piede, a mischiarsi con la sagacia della necessità, e grano ed erba medica, e e frumento. Che si riuniva per raccogliere i grappoli, trasportarli e pestarli, in cantine con il pavimento di terra battuta, con i torchi da spingere a mano.
Quello è il terreno della memoria del greco di tufo, di un vino che veniva su come veniva, fatto più per arrossare i volti e rallegrare gli stomaci che per spingere fini palati e nasi raffinati all’indagine. Eppure è proprio da quell’humus che sono nate storie di famiglie: di vitigni, e famiglie di vignaioli.
Negli anni novanta con l’ingresso nell’azienda di Guglielmo con l’aiuto dei figli Francesco e Fabio e della moglie Clelia si volle cambiare la forma di allevamento da raggiera a spalliera, con potature a guyot e cordone speronato a ridotta di gemme per ceppo, finalizzate all’ottenimento di uve dal potenziale enologico qualitativamente ottimo e ben equilibrato ,
Solo nel 2019 si è pensato di imbottigliare il vini prodotto dalle uve dei propri vigneti.
A DENOMINAZIONE GRECO DI TUFO DOCG ARIA
Annata: 2023
Vitigno: Greco
Vigneto di provenienza delle uve: Petruro Irpino
Altitudine del vigneto: 400-420m s,l.m.
Esposizione: Sud – Est
Caratteristiche del terreno: Argilloso-Sabbioso
Data di vendemmia: Ottobre prima decade
Vinificazione: in bianco
Maturazione/affinamento 365g
Come in tutte le campagne dell’ irpinia anche alla Masseria Vardaro, non poteva mancare l’Aia. L’Aia (anche detta “Aria” in dialetto), E’ lo spazio assolate contigua alla casa rurale di solito pavimentata in pietra sulla quale si eseguivano la manipolazione e l’essicazione dei prodotti agricoli. Da questo luogo bucolico in ricordo di una identità culturale contadina, genuina che ha resistito nei secoli e merita prende il nome la nostra bottiglia di greco.
Greco di Tufo, il vitigno più antico dell’Avellinese
Il territorio di produzione della denominazione di origine controllata e garantita «Greco di Tufo», ubicato a nord di Avellino. Si identifica nella zona comprendente i Comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
Le vigne del Greco di Tufo si abbarbicano su terreni argillosi, sabbiosi o su rocce calcaree dai 300 ai 650 metri lungo la valle del fiume Sabato, affluente di sinistra del più noto fiume Calore.
Sotto il profilo enologico, il contenuto elevato di argilla ha influenza positiva sulla qualità delle produzioni, particolarmente durante i periodi di siccità estiva, consentendo una più regolare maturazione delle uve con una buon mantenimento dei livelli di acidità. Altrettanto positiva la ricchezza in potassio e magnesio scambiabile che conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio. Le condizioni termiche, idrometriche e anemometriche che caratterizzano l’areale sono pressoché ideali per un processo di maturazione caratterizzato da gradualità ed equilibrio tra tenore zuccherino e acidità, consentendo l’ottenimento di produzioni enologiche pregiate. Tale favorevole situazione è chiaramente dovuta alla posizione geografica e all’orografia del territorio.
Venendo ai giorni nostri il vino bianco «Greco di Tufo», prodotto nell’area per come descritta, assume tale denominazione sin dal secolo scorso e la denominazione «Greco di Tufo» viene riportata dal decreto ministeriale 15 ottobre 1941 (Gazzetta Ufficiale 17 ottobre 1941, n. 246) contenente le norme per la classificazione dei vini comuni, pregiati e speciali d’Italia.
Il vitigno più antico dell’Avellinese è senza dubbio il Greco di Tufo, da cui si ricava l’omonimo vino, importato dalla Regione greca della Tessaglia, dai Pelagi. La conferma dell’origine millenaria di questa vite è data dal ritrovamento a Pompei di un affresco risalente al I secolo a.C. dove si menziona esplicitamente il «vino Greco». La coltivazione del vitigno Greco fu diffusa all’inizio sulle pendici del Vesuvio e successivamente in altre zone della in Provincia di Avellino, dove prese il nome . il suo nome «Greco» ci dichiara apertamente le origini geografiche e storiche, in principio era chiamato Aminea Gemina.