“Desideriamo tranquillizzare il consumatore e il settore distributivo riguardo al fatto che la malattia non rappresenta alcun pericolo per l’uomo”
«Il nostro Paese da oltre due anni sta affrontando, com’è noto, la diffusione del virus della Peste Suina Africana (PSA). In provincia di Parma i primi casi sono stati registrati all’inizio del 2024 ed è di alcuni giorni fa la notizia relativa al rinvenimento di una carcassa di cinghiale risultata positiva alla PSA nel Comune di Varano de’ Melegari, parte del territorio di produzione del Prosciutto di Parma. Questo evento sta generando un considerevole carico di preoccupazioni presso un settore produttivo già estenuato dalla continua minaccia del contagio.
Nonostante sia stato specificato numerose volte, vale la pena ribadire -afferma Alessandro Utini- un concetto di primaria importanza: la Peste Suina Africana, estremamente nociva per cinghiali e suini, non ha alcun impatto sull’uomo, poiché non è in nessun modo trasmissibile dall’animale alle persone. È importante precisare, inoltre, che al momento attuale il contagio nelle nostre zone interessa soltanto la fauna selvatica, ovvero i cinghiali.
Desideriamo pertanto tranquillizzare il consumatore e il settore distributivo riguardo al fatto che la malattia non rappresenta alcun pericolo per l’uomo e che né in Italia né nell’Unione Europea vi sono limitazioni alla commercializzazione del nostro prodotto. Detto questo, l’arrivo del virus nel territorio di produzione del Prosciutto di Parma impone alcune precisazioni rispetto all’export extra-Ue, una leva importante per la stabilità del comparto produttivo della DOP.
Sin dai primi casi riscontrati nella nostra penisola a inizio 2022, diversi Paesi Terzi (Cina, Giappone, Taiwan, Messico, tra gli altri) hanno intrapreso una politica protezionistica, chiudendo il proprio mercato indistintamente a tutti i prodotti a base di carne suina provenienti dall’Italia.
Viene da domandarsi quali scenari attendano l’export del Prosciutto di Parma ora che il virus è riuscito a insinuarsi nella zona tipica. Per fare chiarezza e arginare alcune informazioni fuorvianti che stanno circolando e che rischiano di generare uno stato di allarme incontrollato, è di basilare importanza delineare un quadro della situazione realistico e verosimile: ad eccezione dei Paesi menzionati sopra, che già in precedenza avevano chiuso le loro frontiere, il Prosciutto di Parma continua a circolare regolarmente verso le destinazioni d’esportazione, siano essi Stati membri o Paesi Terzi. Le elevate garanzie sanitarie fornite dalla lunga stagionatura del nostro prodotto permettono di mantenere aperti importanti sbocchi per l’export come gli Stati Uniti e l’Australia. L’unico cambiamento di rilievo riguarderà le esportazioni in Canada, Paese verso il quale le aziende produttrici situate in zone di restrizione II (ovvero quelle in cui la PSA è presente nel cinghiale) non potranno più spedire il loro prodotto.
Da parte nostra l’auspicio è che tutte le iniziative intraprese dal Ministero della Salute, dal Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dalle Regioni competenti portino al contenimento ed eradicazione del virus, e a tutti va l’invito a compiere un ulteriore sforzo per raggiungere al più presto questo fondamentale obiettivo».