ICE e le priorità di impegno: la promozione della Candidatura della Cucina Italia a Patrimonio Unesco e la lotta all’Italian Sounding. Le iniziative di Alfonso Pecoraro Scanio, Maddalena Fossati Dondero e Gustoh24 per la #CucinaItalianaUnesco

Si è svolto giovedì 21 novembre 2024 presso la Sala Cavour del ministero dell’Agricoltura la presentazione del Rapporto Ismea 2024 sull’agroalimentare Italiano. Anche quest’anno, sottolinea la nota ufficiale di presentazione, il rapporto “espone e commenta le principali evidenze del settore agroalimentare nazionale nelle sue diverse componenti e nei diversi aspetti che lo caratterizzano, analizzando le interazioni con l’incerto contesto macroeconomico e geopolitico globale”.

Il Presidente di ICE Agenzia, Matteo Zoppas

“Secondo i dati del rapporto presentato da Ismea tra gennaio e agosto 2024 l’export del settore agroalimentare è cresciuto del +8,2% arrivando a raggiungere quota 44 miliardi di euro. Un traguardo tanto più significativo se si considera – ha affermato il Presidente di ICE Agenzia, Matteo Zoppas – l’incertezza dovuta all’instabilità dell’economia tedesca e ai conflitti bellici in atto. I 64 miliardi di euro di export raggiunti dalla filiera dell’agroalimentare nel 2023, che potrebbero arrivare a 70, sono certamente merito della qualità dei prodotti sia dei produttori del settore, delle pmi italiane, delle grandi imprese, degli importanti aiuti giunti dal Governo e dal Sistema Paese, ICE, SACE, SIMEST e CDP nella scia della diplomazia della crescita, che danno un importante contributo nel processo di internazionalizzazione delle imprese“.

L’ ICE dal canto suo per l’agroalimentare nel 2023 ha messo in campo oltre 120 iniziative, contribuendo alla realizzazione di 56 fiere. Ha generato nel nostro paese un livello di incoming pari ad oltre 1950 buyers esteri. Un lavoro che va di pari passo con l’impegno che ICE mette nel sostenere la candidatura della Cucina italiana a Patrimonio immateriale dell’UNESCO. 

Alfonso Pecoraro Scanio: “l’Unesco favorisce le iniziative che partono dal basso

Nei mesi scorsi proprio per dimostrare che c’è un forte radicamento nel Paese per raggiungere l’obiettivo della “Cucina Italiana Unesco”, Alfonso Pecoraro Scanio già ministro dell’Agricoltura e Presidente della Fondazione UniVerde  insieme a noi di Gustoh24 e al direttrice di La Cucina Italiana, Maddalena Fossati Dondero, aveva promosso una serie di iniziative e avviato una raccolta di firme, così come aveva già fatto per l’Arte dei Pizzaioli Napoletani e il Canto Lirico diventati – anche grazie al suo impegno – patrimonio dell’umanità.

Donato Troiano e Alfonso Pecoraro Scanio davanti al Palazzo del Ministero degli Esteri a Roma

Il 19 novembre, alla presenza dei ministro Antonio Tajani e Francesco Lollobrigida,  si è svolto al Ministero degli Esteri il lancio della Settimana della Cucina Italia nel Mondo e nell’occasione Alfonso Pecoraro Scanio ha riconfermato che “L’Italia merita questo riconoscimento che sarà assegnato nel dicembre 2025. Per vincere è cruciale dimostrare che in Italia c’è un forte radicamento, che tutti noi vogliamo che la nostra cucina diventi patrimonio culturale mondiale”, ha aggiunto Alfonso Pecoraro Scanio.  strenuo sostenitore della candidatura nonché grande promotore.

Il Rapporto Ismea un importante bussola per il comparto

Il rapporto presentato da Ismea rappresenta un importante bussola per il comparto, poiché fotografa l’andamento del settore dell’anno appena trascorso. In primo piano resta il tema della contraffazione e dell’italian sounding: a fronte di 64 miliardi di export del settore, subiamo la perdita di 63 miliardi di concorrenza sleale dell'”italian sounding”. Tutti gli sforzi e gli investimenti compiuti negli anni dagli imprenditori italiani per promuovere la conoscenza del marchio Made in Italy oggi vengono “sfruttati” da chi lo imita ed è per questo che va combattuto a tutti i livelli”. 

Rapporto Agroalimentare 2024

La filiera agricola sproporzionata nella distribuzione

Permangono squilibri strutturali nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con le fasi più a valle, quali logistica e distribuzione, in grado di trattenere la quota più elevata del valore finale del prodotto, a discapito soprattutto della fase agricola.

Secondo l’analisi della catena del valore, realizzata da ISMEA sulla base dei dati più recenti dell’ISTAT e illustrata  nell’ambito della presentazione del Rapporto Agroalimentare 2024, su 100 euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati, che implicano un passaggio in più dalla fase agricola a quella industriale, l’utile dell’agricoltore si riduce a 1,5 euro, solo di poco inferiore a quello dell’industria, pari a 2,2 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto.

Nel periodo 2019-2023, nel contesto dei grandi stravolgimenti dovuti all’emergenza pandemica e allo shock energetico, il fisiologico ritardo nella trasmissione degli aumenti dei prezzi delle materie prime alle fasi a valle dell’agricoltura, in particolare all’industria e alla distribuzione, ha comportato temporanei cambiamenti nella distribuzione del valore che non hanno tuttavia modificato, a conclusione di questo percorso, gli assetti a sfavore delle componenti produttive, in particolare del settore primario.

L’ approfondimento, realizzato dall’Istituto, sulla filiera della pasta e su quella della carne bovina ha messo in luce una situazione di sofferenza, con margini particolarmente compressi, se non addirittura negativi, per le aziende agricole e gli allevamenti, mitigati solo dal sostegno pubblico, attraverso la Pac e gli aiuti nazionali.

Nella catena del valore della pasta, i costi di produzione del frumento duro rappresentano una quota molto elevata (36%) del valore finale al consumo. Sia in presenza di bassi prezzi della granella, come nel 2017, sia di valori quasi doppi nel 2023, i costi unitari a carico delle aziende agricole sono sempre risultati più elevati dei prezzi di vendita, con conseguenti valori negativi del reddito operativo. Nella filiera della pasta è soprattutto il margine della distribuzione a incidere sul prezzo al consumo, con un peso del 30% circa nel 2017, salito al 36% nel 2023.

Anche nella catena del valore della carne bovina la fase più critica è quella dell’allevamento, stretta nella morsa dei costi di approvvigionamento dei capi da ingrasso e dei costi di alimentazione, che nel loro insieme rappresentano oltre il 60% del valore finale del prodotto. La fase primaria è anche quella su cui gravano i maggiori rischi di natura esogena, dovuti ai bassi livelli di autosufficienza per i ristalli e le materie prime. In alcuni anni, come nel 2023, le implicazioni di tale dipendenza sono state particolarmente evidenti, con i costi di allevamento che hanno superato i ricavi generati dalla vendita dei capi, determinando un reddito operativo negativo. La fase dell’industria di macellazione mantiene più o meno la sua redditività (4,5% nel 2022 e 3,1% nel 2023), con una struttura in grado di diversificare il rischio; la distribuzione, infine, funge da cassa di compensazione, ritardando il trasferimento dell’inflazione ai prezzi al consumo, ma assicurandosi un margine lordo di 3,56 euro/kg, che in quota rappresenta quasi il 30% del prezzo finale.

#CucinaItalianaUnesco

Tra i media partner GUSTOH24

Gustoh24 appoggia la campagna mondiale per la Cucina Italiana Unesco

A Napoli, nell’ambito del Napoli Pizza Village, si è svolto l’incontro-seminario Cibo è cultura e turismo. Da #PizzaUnesco alla nuova campagna mondiale #CucinaItalianaUnesco”, promosso da Fondazione UniVerde, Caputo – Napoli Pizza Village e dai Corsi di Laurea in Hospitality Management e Scienze Gastronomiche Mediterranee dell’Università degli Studi di Napoli Federico II in collaborazione con i Media partners: AskanewsItalpressLa Cucina ItalianaGustoH24, Opera2030TeleAmbienteCanale21.

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