E’ stata la protesta dei commessi della grande distribuzione, esclusi i gruppi Conad e Coop alla vigilia di Pasqua. Barbara Lucchi, Cgil: “Sono salari da 240 euro in meno. E questa protesta continuerà”
Non è stato uno sciopero ‘cattivo’ quello indetto la vigilia di Pasqua dalle organizzazioni sindacali legate alla grande distribuzione. Perché nessuno è uscito dai supermercati senza nulla in mano, oppure ha trovato le porte chiuse.
Ma l’aria nel settore – non in tutto, per la verità – sta diventando molto pesante. “Pensate solo ai lavoratori dipendenti in quelle catene che non hanno rinnovato il contratto di lavoro e che hanno accanto i dipendenti delle Conad, oppure delle Coop che fanno lo stesso tipo di orario di lavoro, ma prendono mediamente 240 euro in più al mese. Su che tipo di stipendio? Stiamo parlando di 1600 euro lordi, e di persone che sono occupate a tempo pieno”, dice Barbara Lucchi della Cgil, settore grande distribuzione.
L’aria è brutta ed il clima è teso “perché sono previsti altri scioperi a partire dalla prossima settimana e non è da escludere che ci possano essere+ anche delle serrate. E cioè porte chiuse. Da noi oggi questo non è accaduto – continua Lucchi –, ma non è detto se la situazione non si sblocca che non possa accadere”.
Esclusi da questa protesta sono tutti i supermercati legati al gruppo Conad, e a quello delle Coop che hanno rinnovato i contratti collettivi un paio di settimane fa attraverso le organizzazioni della Confcommercio e della Confesercenti.
“Questo sciopero nasce perché quando ci siamo seduti per la contrattazione – continua la sindacalista della Cgil – ci è stata addirittura chiesta una maggiore flessibilità rispetto a quella attuale. Una cosa che abbiamo ritenuto inaccettabile e da qui la proclamazione dello sciopero. E stiamo parlando di tantissimi contratti a termine, part time e di contratti interinali, quindi anche di persone che lavorano una ventina di ore al mese. Rispetto ai contratti che sono stati firmati con le organizzazioni del commercio c’è una forbice che è di oltre 7mila euro spalmati nell’arco di tre anni. Almeno questi lavoratori recuperano un po’ i soldi dell’inflazione e quindi del costo della vita visto che i contratti erano fermi dal 2019″.
ra le catene che sono coinvolti nello sciopero tutti gli spazi commerciali legati al marchio Lidl, all’Ikea, quindi ai gruppi Famila tanto per citare i più noti, come come la catena Acqua e Sapone A&O, Brico, Carrefour, il gruppo Coin e Obi.
Una situazione comunque a macchia di leopardo perché hanno rinnovato il contratto anche i piccoli centri commerciali. Comunque tutti gli esercenti che sono legati contrattualmente alla Confcommercio e alla Confesersenti.