Un sindacato forte vuol dire libertà e posti di lavoro
Speciale per Senza Bavaglio by Andrea di Quarto
“Ma perché, anche voi giornalisti avete un sindacato? Con tutto quello che guadagnate!”.
“Il sindacato non serve a niente: quando ho avuto bisogno non c’era”.
“Io non ho bisogno del sindacato: faccio bene il mio lavoro, eseguo gli ordini, non rompo mai le scatole e non ho problemi”.
Sono frasi che chi si occupa di sindacato si è sentito immancabilmente ripetere. E via a spiegare che in Italia operano circa 45 mila giornalisti con contratto atipico o liberi professionisti, a fronte di appena 15 mila coperti da un contratto di lavoro dipendente. E che tra i freelance il 45 per cento non riesce a fatturare cinquemila euro lordi l’anno.
Ma il sindacato dei giornalisti esiste, continua ad esistere e ha un valore enorme, proprio perché impegnato in difesa dei giornalisti più deboli e più facilmente ricattabili. Perché prova a erigere barricate che impediscano che il lavoro subordinato subisca continui colpi di spugna su diritti e garanzie.
Il sindacato è indispensabile, affinché continui a dare voce alle tante periferie del nostro mondo e a perseguire i propri obiettivi: dignità professionale, welfare e diritti.
In questi anni abbiamo vissuto cambiamenti epocali nel mondo dell’informazione. All’inarrestabile crescita della rete, è seguita una corsa sfrenata a un’offerta informativa fuori da regole, leggi e contratti.
E così, mentre i giornali “tradizionali” e testate storiche scompaiono o si ridimensionano drasticamente, siti e portali “giornalistici” sono fioriti a dismisura, invocando, quasi pretendendo, spesso, una condizione di extra-legalità – anche in importanti case editrici – al riparo dal rispetto di ogni vincolo normativo, in nome della “extra-territorialità” della rete.
Se quasi tutti gli editori italiani tradizionali hanno visto in Internet la possibilità di espansione degli introiti pubblicitari e hanno occupato spazi, creando vere e proprie testate con redazioni distinte chiamate a fornire prodotti autonomi, questo non si è tradotto in nuove opportunità di lavoro per i giornalisti, ma, al contrario, ha creato nuove sacche di precariato e di abusivismo.
Ecco perché, tornando alla domanda di partenza, oggi un sindacato dei giornalisti serve più che mai. Mai come adesso è il tempo dell’impegno e dell’unione. Di tutti i giornalisti. Perché un Paese può definirsi democratico solo se giornalisti e mezzi di informazione possono operare in un ambiente libero e indipendente.
La libertà di espressione è uno dei valori fondanti della nostra democrazia e democrazia e libertà sono concetti che camminano insieme. Siamo chiamati ad alzare la testa per contrastare l’informazione frettolosa, tendenziosa, le fake news, le minacce e l’intimidazione, anche attraverso querele termerarie, verso i giornalisti.
Il 25 settembre l’Associazione Lombarda dei giornalisti, che rappresenta un quarto dei giornalisti italiani, ovvero oltre 700 pubblicisti e 3500 professionali, apre le sue porte ai suoi iscritti, ma soprattutto ai non iscritti.
Ai giovani delle scuole di giornalismo e a coloro che magari il giornalista lo fanno già, senza garanzie e diritti. Dirigenti e collaboratori saremo lì a spiegare che cosa fa il sindacato, quali servizi eroga e quale supporto può dare quotidianamente, dalla fiscalità all’assistenza legale, alla formazione.
Ma anche iniziative rivolte all’aggiornamento degli iscritti e proporre eventi di carattere formativo e culturale. Approfondimenti specifici utili per la categoria e manifestazioni adatte a rafforzare la conoscenza reciproca, la collegialità, l’unità che favorisca una maggiore coesione.
Lunedì 25 settembre venite a trovarci. Ci aiuterete a essere sempre più una palestra di confronto verso le sfide che ci attendono. Senza mai perdere di vista la tutela del giornalismo in tutte le sue declinazioni e i giovani che si affacciano alla professione.
Vi aspettiamo dalle 10 alle 19.
Andrea Di Quarto Consigliere Direttivo Alg
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