Nel territorio di Nicolosi (CT) sorge questa azienda di famiglia, dai vigneti e uliveti antichi e dal brand moderno, che mette orgogliosamente sullo stesso piano la produzione di vino e di olio

Il nostro giro sul vulcano, in una giornata di quasi primavera anticipata, tocca un solo territorio, ma dai tanti volti affascinanti. Sono angolazioni inedite per chi vuole raccontare i vini dell’Etna. Siamo a Nicolosi, uno dei paesi più gradevoli del comprensorio etneo, una cittadina che nei decenni ha visto soprattutto uno sviluppo turistico, catanese e non solo, per godere sia d’estate che d’inverno di ‘a Muntagna.

Ma qui, proprio sopra il capoluogo, c’è chi vi è nato per fare l’agricoltore, il contadino e questo suo destino oggi lo rivendica con orgoglio, anche per l’originalità del territorio stesso, il Versante Sud di cui raccontiamo.

“La mia Etna!” ha ripetuto più volte Giuseppe Borzì, imprenditore agricolo, che per una domenica ci ha fatto da Cicerone nel giro di pochi chilometri quadrati, a svelare i vigneti e gli uliveti di famiglia. Un’azienda che Giuseppe porta avanti con la sorella, Maria Ausilia Borzì, con il cugino Nino Serafica e con lo zio Andrea Serafica. Vigneti e uliveti sullo stesso piano, se non per ettari, sicuramente per importanza, dato che l’Azienda Serafica ripone lo stesso amore e la stessa considerazione sia per le uve che per le olive. Un totale di 17 ettari vitati, da cui escono le diverse linee di bianco, rosato, rosso e persino un orange, e un totale di 40 ettari di uliveto, con ben 4 linee diverse di produzione di olio evo.

Tutto parte dal bisnonno materno, Andrea Serafica, che torna dall’America e decide di acquistare i terreni su cui passeggiamo e che resteranno intatti da allora. Ciò che cambia, invece, è sicuramente il volto dell’Etna, divenuto man mano un territorio sempre più amato dai consumatori e sempre più ambito dai produttori, e anche gli obiettivi dell’azienda, che dal 2018 decide di entrare in commercio con il proprio brand. Dunque, una realtà abbastanza giovane, ma con radici profonde.

I suoi terreni sono dislocati tra Monte Arso, Monpeluso e Mompilieri, arrivando anche a toccare vette di 940 metri slm. Come nella zona di Monte Arso, dove i vigneti hanno una pendenza di oltre il 35% su un terreno caratterizzato sì da elementi sabbiosi, ma soprattutto da rossi lapilli. Un paesaggio che cambierà ben presto, passando dai lapilli alla sabbia nera vulcanica, fino alla sabbia più gialla, dorata. Tre sfumature diverse, che si ritrovano nei calici.

Quella di Monte Arso è forse la vigna a cui la famiglia Borzì-Serafica è maggiormente legata, che Giuseppe definisce una “cassaforte ampelografica”, addirittura con vigne reliquie, quasi tutte a bacca bianca. Qui si passa dal Carricante al Catarratto, dalla Minnella all’Insolia, al Corinto greco a bacca bianca, alla Bianchetta, persino alla Coda di Volpe.

La produzione totale dell’azienda è di 60 mila bottiglie l’anno, di cui circa il 60% occupate da vini bianchi. La destinazione è principalmente l’Ho.Re.Ca., mentre per l’olio si aggira intorno alle 20 mila bottiglie. L’enologo che segue l’azienda è Nicola Colombo.

Giuseppe Borzì

“Siamo fortemente convinti che l’Etna si possa esprimere ancora al meglio e per tanto tempo, soprattutto come terra di grandi vini bianchi – spiega Giuseppe Borzì – e infatti oggi le grandi verticali del vulcano sono soprattutto di ottimi bianchi. L’altezza dei vigneti, le loro caratteristiche da vini di montagna, la spalla acida che sostiene l’evoluzione nel tempo, sono tutti elementi che confermano la nostra tesi. Per scelta produttiva, infatti, restiamo volutamente indietro di un anno e mezzo o anche due anni prima di mettere in commercio un nostro Etna”.

Scommesse rivelatesi vincenti, finora, come per la produzione di Nerello Cappuccio in purezza. Sono circa sette, otto aziende sull’Etna a scommettere su questa produzione. “Si tratta del più internazionale dei nostri vitigni – ricorda l’imprenditore – infatti è ancora più internazionale del Nerello Mascalese, vitigno principe del vulcano”.

Uno dei vigneti di Serafica

Produrre, insomma, nel versante Sud dell’Etna presenta caratteristiche diverse, come spiega scientificamente Borzì. Possibilmente qui le uve vanno a maturazione una quindicina di giorni prima e questo significa spesso ridurre i rischi anche legati al meteo. Anche queste sfumature che, da lì a breve, ritroveremo nei nostri calici. “Vogliamo rappresentare al meglio il versante Sud dell’Etna, tanto che abbiamo fatto proprio una linea con questo nome conclude Giuseppe.

A circa 850 metri slm è invece la vigna di Monpeluso, dove la sabbia vulcanica è tipicamente nera e dove è stato impiantato l’ultimo ettaro, tutto a Nerello Cappuccio.

Mompilieri, infine, è a 700 metri slm, dove sorge il corpo centrale dell’azienda e dove la coltivazione è a spalliera. Qui appare anche quello che, secondo recenti studi dell’Università di Catania, è il conetto vulcanico più antico, la cui nascita è datata 2.500 anni fa.

Serafica è una delle aziende dell’Etna che chiude autonomamente tutto il proprio ciclo produttivo in azienda. Qui nascono le linee di vini: Mirantur, Catarratto e Nerello Cappuccio, anche spumantizzati, con metodo charmat, almeno 6 mesi sui lieviti e anche la seconda rifermentazione avviene in azienda; Grotte dell’Etna, nella linea bianco, rosato e rosso; Versante Sud, bianco e macerato.

Sul fronte degli oli, la cultivar principale è la Nocellara etnea, che compare in purezza nelle linee di produzione 01 e 03. La 01 è DOP Monte Etna proveniente da un unico uliveto a mille metri slm, dunque un vero e proprio cru. La 03, invece, è Nocellara etnea da 450 metri slm fino a 750 metri slm, sempre in purezza.

Poi, la linea 04, con cultivar Carolea e Biancolilla, oltre che Nocellara etnea, e la linea 02, vero e proprio racconto della Sicilia, che parte dalla Nocellara etnea e arriva alla Nocellara del Belice.

I vini degustati: Mirantur bianco (Catarratto in purezza): tra i vini da Catarratto più alti come coltivazione, annata 2022, molto equilibrato, già appagante al suo ingresso al palato, con una gradevole freschezza; Grotta della Neve (Etna bianco DOC, Carricante e Catarratto): annata 2021, prodotto in circa 13 mila bottiglie, 90% Carricante e 10% Catarratto, dal 2022 si troverà solo con Carricante in purezza; Versante Sud (Etna bianco DOC), annata 2021, una bottiglia che fa comprendere tutte le potenzialità del vulcano anche su questo versante, degustata la bottiglia n. 81 di 1.483, elegante e mai invasivo; Versante Sud (macerato), del 2021, bottiglia n. 269 di 1.132, una produzione che ha convinto l’azienda a proseguire anche in questa direzione; Grotta dei Lamponi (Etna rosato DOC, Nerello Mascalese), annata 2022, da Nerello Mascalese in purezza, anche i rosati su questo versante presentano eleganza, freschezza e giovinezza, tutt’altro che vino solo da aperitivo; Mirantur rosso (Nerello Cappuccio), annata 2021, in purezza, una produzione che convince e si comprende perché l’azienda voglia continuare in questa direzione, una forza e una raffinatezza che si ferma solo dinanzi al “fratello maggiore”, degustato da lì a breve, Grotta del Gelo; Grotta del Gelo (Etna rosso DOC, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio), infatti, da annata 2019, ha chiuso degnamente la degustazione, riportando in mente le passeggiate di qualche ora prima tra i vigneti. Un vino che rafforza l’idea presentata da Giuseppe Borzì, che l’Etna anche su questo versante sia terra di grandi vini, ma non solo bianchi: anche i rossi hanno tutta la loro nobità!

Gli oli degustati: Serafica 01 (DOP Monte Etna, Nocellara dell’Etna in purezza, 1.000 metri slm); Serafica 03 (Biologico, Nocellara dell’Etna); Serafica 04 (Nocellara dell’Etna, Biancolilla e Carolea).