“Wholefoods pompato di steroidi”. Per Sophia Seymour, giornalista del quotidiano britannico, Farinetti ha evocato “una visione distopica del futuro, piuttosto che un omaggio al ricco patrimonio italiano”
“FICO Eataly World apre, ma con cattivo gusto”. Parola di “The Guardian”, il quotidiano britannico che si chiede se il parco agro-alimentare non sia piuttosto “un tradimento alla gastronomia italiana”.
L’articolo scritto da Sophia Seymour, che all’inaugurazione c’era e che l’Italia la conosce perché ha frequentato anche l’università di Napoli, è critico quanto basta nei confronti del progetto poiché presenterebbe la cultura alimentare italiana in un modo “non italiano”“.
Dopo aver vagato per i vicoli del Mercato di Mezzo di Bologna, pieno di locali e negozi di alimentari a conduzione familiare, i visitatori possono prendere un bus navetta davanti alla stazione per raggiungere in 20 minuti Fico Eataly World”, ma si cerca di dare senso a un progetto che parrebbe “in diretto contrasto con il fascino tradizionale della gastronomia italiana, il piacere di vagare per i mercati contadini nelle piazze rinascimentali, o assaggiare le delizie dei piccoli produttori delle città collinari”.
E po la giornalista rincara la dose: “Entrare in Eataly significa entrare in quello che può essere descritto come un megamart in stile americano, dei Wholefoods (supermercati bio americani – ndr) pompati di steroidi”.
Per Seymour “può essere lodato come un museo interattivo e un centro educativo ” ma “la quantità di ristoranti e bar e il modo in cui i visitatori sono guidati, come in un aeroporto, mettono in risalto la cultura del consumo di massa alla base del progetto” in pratica una “tensione tra il vecchio e il nuovo, in cui le pratiche tradizionali sono esibite in uno spazio che sembra inadatto. Prima di lasciare il parco, ho preso un espresso, perché – proprio come dopo una gita a Ikea – il mio corpo era assalito da un sovraccarico sensoriale. La ragazza ha giustamente sottolineato che anche se Eataly vuole celebrare la storia della cultura alimentare italiana lo fa in un modo decisamente non italiano”.
“Guardare la mozzarella fatta sotto i fari, mangiare una cucina di qualità – con stelle Michelin – mentre gli acquirenti sfrecciano su tricicli sponsorizzati, mi fa pensare che Oscar Farinetti abbia evocato una visione distopica del futuro, piuttosto che un omaggio al ricco patrimonio e alla cultura del cibo italiano”.