Uno bravo un giorno mi disse di buttare giù una lista di buoni propositi ogni qual volta avessi avuto bisogno di una ripartenza o semplicemente per l’anno che verrà: solo obiettivi chiari, individuando magari delle tappe intermedie, nel caso temessi di non farcela, e fissando delle ricompense per gratificarmi.
Questo giochino di pianificare il proprio immediato futuro, grazie a costanza e determinazione, permetterebbe di ottenere ciò che si desidera – a patto che sia qualcosa di oggettivamente raggiungibile – o di cambiare qualcosa delle proprie abitudini.
Alcuni sostengono che la lista dei desideri che mette tutti d’accordo sia quella delle tre S – salute, soldi, successo (anche se conosco chi cambierebbe volentieri Successo con Sesso).
Personalmente, accanto alla triade delle S, aggiungerei almeno altre tre cose come fare il giro del mondo prima dei 50, mangiare tutto quello che voglio senza ingrassare, portare i tacchi senza dover soffrire. Ma questi sono desideri soggetti all’imponderabile e sono grande abbastanza per credere che la lampada di Aladino esista soltanto nelle fiabe. In più qui si parla di vino.
Ecco allora i miei buoni propositi vinosi per il 2021 iniziato già da un pezzo ormai…
Vino bianco, questo sconosciuto. Bere più vini bianchi. Sono già all’opera e lo dico con orgoglio. Non lo catalogherei come traguardo per ora, ma ho davvero cominciato con il piede giusto. I vini bianchi mi piacciono. Non è quello. Non è neppure spocchia o un preconcetto, l’ho già detto, ma solo beata ignoranza. Mi manca un po’ di pratica tutto qua.
Mangia e bevi bene. In quest’era pandemica cuciniamo di più a casa oppure ordiniamo la cena a domicilio e scegliamo il nostro vino. Siamo personalmente responsabili di tutto ciò che mangiamo e beviamo. Capitava però, e speriamo capiterà presto di nuovo, che nelle uscite con amici che si conoscono poco soprattutto, si scegliessero luoghi, cibi e bevande un po’ a caso, tanto basta stare insieme. Ecco questo non deve più accadere. Se questa pandemia ci ha insegnato qualcosa, è proprio quello di fare bene e subito quello che si vuole. A saperlo che saremmo stati imbottigliati in casa per un anno intero, l’ultima volta al ristorante avrei preso del Kobe.
Quando tutto questo finirà e torneremo a frequentare gli amici e i ristoranti, la parola d’ordine sarà: non mangiare la prima cosa che ti capita e ordina tu il vino, per carità.
Trova l’intruso e mandalo a casa. Se il vino sa di tappo, se non ti piace perché non è buono o c’è qualcosa che non va, dillo e mandalo indietro. Una promessa.
Giro, vedo gente, faccio delle cose. È chiaro. Siamo tutti pronti a ripartire, a incontrarci di nuovo, viaggiare, visitare nuove cantine, parlare con i produttori, partecipare a eventi e manifestazioni, seguire delle degustazioni guidate e perché no, una bella master class sui vini bianchi?
Degustazioni ignoranti. Calorose, liberatorie e goliardiche bevute con tuoi simili, millantatori di conoscenze enoiche. Forse quello che oggi mi manca di più, ma ci ritroveremo presto e con rinnovata carica. Nell’attesa, leggo e bevo e mi preparo al prossimo incontro.
Questo mi porta dritto al prossimo punto.
Leggi quando non hai niente da dire. Oltre alla pratica, non dimenticarsi della teoria. Nuovi approcci, storie interessanti, note di degustazione. Tutto fa brodo.
Sempre qualcosa di nuovo. L’ultimo, ma forse il più significativo: proviamo sempre cose diverse, nuove e anche lontane dai nostri gusti abituali.
La lista è già impegnativa così. Tralascerò le tappe di avvicinamento e le ricompense: le prime, conoscendomi, mi farebbero perdere altro tempo; le seconde mi allontanerebbero dal raggiungimento finale che sottintende il verificarsi di una congiuntura di elementi talvolta indipendenti dalla mia volontà.
Questa lista pertanto prevede la possibilità del fallimento.