Sette vini per raccontare la territorialità ricca e dinamica del Messinese e tutta la sua filosofia

Il diario di viaggio enogastronomico di questa affascinante estate siciliana s’è arricchito, nelle scorse settimane, di un evento che sta acquistando prestigio, anno dopo anno, nonostante la sua giovane età.

Scriviamo di “Wine Not?”, giunto alla sua IV edizioneappuntamento enoico andato in scena nel mese di agosto nell’antico borgo di Sant’Andrea di Rometta (Messina). L’edizione di quest’anno è stata ancora più apprezzata delle precedenti, poiché caratterizzata tra l’altro da un’interessante ed esclusiva masterclass organizzata da AIS Sicilia AISTaormina e dedicata al territorio messinese e alle sue produzioni vitivinicole. La degustazione guidata ha anticipato la manifestazione vera e propria e i suoi banchi d’assaggio con migliaia di presenze, frutto del lavoro meticoloso dell’Associazione Sabatina con il patrocinio della Città Metropolitana di Messina e del Comune di Rometta.

“Messina senza confini: dentro e fuori DOC”, questo il titolo significativo della degustazione, che ha rappresentato l’appassionante racconto di un territorio antico, partendo dalla storia stessa del Messinese (Isole comprese) e approfondendo il suo areale enologico, e nello specifico: l’Arcipelago delle Isole Eolie, dove è operosa la DOC Malvasia delle Lipari, assieme alla IGT Salina; la città di Messina, con la sua DOC Faro; e la zona tirrenica, con la DOC Mamertino.Da qui, non solo per l’estensione ma soprattutto per l’alta qualità dei vini prodotti, l’imbarazzo della scelta per gli organizzatori di selezionare 7 etichette rappresentative dell’areale. Voci narranti, qualificate e professionali, sono stati i sommelier AIS Gioele Micali (delegato AIS Taormina e responsabile eventi AIS Sicilia) e Andreja Rogoz (alla sua prima uscita da degustatrice ufficiale AIS), che attraverso i calici hanno guidato gli ospiti alla scoperta di un territorio interessante, enologicamente antico e giovane, allo stesso tempo, e a cui nulla manca: dall’influenza greca a quella dei venti, dalla varietà dei terreni ai riferimenti storici dei primi vini qui prodotti e subito apprezzati, anche da personaggi illustri: da Marziale a Giulio Cesare, a Guy de Maupassant… solo per citarne alcuni! Degustazione esclusiva, dunque, ma titolo della masterclass quanto più inclusivo possibile, rappresentativo del potenziale enologico territoriale.

Eccoli, allora, i vini degustati:

1.  Antica Tindari – Migrante, Terre Siciliane IGT: come si intuisce dallo stesso nome, si tratta di una Malvasia prodotta a Tindari. Quasi indossando una luminosa veste, il vino s’è presentato con il suo giallo carico. Al naso, siamo stati subito conquistati da un’esplosione aromatica, ondeggiante tra la salvia e la rosa, con punte di foglie di basilico. Al palato, di carattere la sua sferzante bordatura salina, che invitava a piacevoli nuovi assaggi, con un’affascinante gradevolezza sensoriale.

2.   Colosi – Secca del Capo, Salina IGT: anche qui, nel calice, un’intrigante luminosità, con sfumature dorate. Il percorso aromatico è stato caratterizzato costantemente da un piacevole senso di freschezza, con note mentolate. In bocca, è subito seguito un sorso energico, diretto, sapido e gustoso. La tensione acida ha tradito la presenza del sole siciliano nel bicchiere, nota caratteristica e caratteriale di questo vino.

3.  Tenuta Enza La Fauci – Petalo Rosato, Terre Siciliane IGT: questo rosato, prodotto dalla presidente della DOC Faro, si è presentato di un elegante ramato, con riflessi salmonati, di grande luminosità. Al naso, non troppo carico, tendeva verso note balsamiche e minerali. Piccoli frutti selvatici, rossi, succo di melagrana… piccole sorprese, come immersi in una passeggiata nei boschi siciliani nelle belle stagioni. Al palato, il vino è stato ritmato da note fresche e sapide, mentre sul finale ha presentato note agrumate. Buona e piacevole la persistenza.

4.   Azienda Ciccolo I Due Pini – Ciaramita, Terre Siciliane IGT: nerello mascalese in purezza, ma nulla a che vedere con il rosso scarico dell’Etna. Una vivace giovinezza di carattere, per questo vino messinese con, al naso, sentori “croccanti” di frutti carnosi, more di rovo, unite a salvia e rosmarino, rievocando anche qui una passeggiata per i boschi siciliani, ma più in là nelle settimane, dunque in pieno autunno, tra foglie e terra bagnate. In bocca, il tannino s’è presentato finemente, con una sapidità quasi composta da piccolissimi granelli di sabbia. Il nerello mascalese qui è certamente più rilassato rispetto al vulcano, ma intrinseco nel suo carattere ancora da scoprire.

5.  Caravaglio – Scampato, Salina Rosso IGT: 100% corinto nero, proposto da questa storica e prestigiosa azienda, che da sempre crede nella produzione biologica. Naso di grandissima eleganza e dolcezza. Confetture di ciliegie, more, frutti rossi e frutta candita. Rimandava a note di pasticceria. Rosa rossa, ma quella orlata di giallo, come un tradimento d’amore nella sua colorazione, ma di grane fascino. Grande anche la personalità enologica, con un tannino che gentilmente, ma vigorosamente, prende subito possesso del palato, trascinandosi dietro, come ospiti, sensazioni piacevoli di rabarbaro, china, radice. Un profilo organolettico, insomma, di gran classe!

6.   Cantine Bonfiglio – Piano Cuturi, Faro DOC: qui il teatro sarebbe quello di un’orchestra. Note granate che parlavano di liquirizia, eucalipto, note vegetali evolutive, fino alle note salmastre, ai capperi sottosale. Anche il sorso ha tradito il suo sviluppo sapido e fresco.

7.  Soprano di Sindaro – Faro 13, Faro DOC: qui le note di rubino erano piuttosto fitte, impenetrabili, quasi a ricordare le tende dei teatri, ma questa volta teatri di prosa, come i teloni calati in attesa delle rappresentazioni, magari quelle mitiche dannunziane: la Città Morta, Più che l’amore, la Figlia di Iorio, la Fiaccola sotto il moggio… Poesia, insomma, tradotta in corposa solidità nel bicchiere. Al naso, tradiva la sua ancora intensa evoluzione, tra note di cacao, torrefazione, tostatura. Naso di grande complessità, comunque, fino alla prugna californiana. Secondo atto della rappresentazione, il palato: un tannino entrato in scena come un attore che procede a passi felpati, grasso nella sua struttura, affascinante e imponente, come un signore d’altri tempi, di grande signorilità.

Sette vini, dunque, che hanno raccontato la territorialità ricca e dinamica del Messinese e tutta la sua filosofia. Vini che si sono uniti agli altri “compagni di viaggio” nella giornata successiva, con i banchi d’assaggio che hanno proposto le produzioni di 35 aziende vitivinicole del territorio e oltre 130 etichette in degustazione al pubblico presente.

Ricciola caponata e salsa S. Bernardo

Preziosa gemma culinaria che ha inaugurato la seconda serata, infine, il cooking show dello Chef Giuseppe Geraci, patron del ristorante Modì di Torregrotta (ME), che ha preparato uno dei piatti presenti nel nuovo menù dell’estate 2024: Ricciola con caponata e salsa San Bernardo“Si è trattato – ci ha raccontato lo Chef – di un piacevole ritorno al passato, strizzando l’occhio alla tradizione barocca siciliana, con questa salsa classica dei monsù, presente nelle cene borboniche. Ho voluto dedicare questo piatto alla Baronessa di Carini, Laura Lanza di Trabia, e attraverso di essa a tutte le donne siciliane, e non solo”.

Lo chef Giuseppe Geraci

“La storia della cucina siciliana ha ancora tantissimo da raccontare – ha proseguito lo Chef Geraci – e dietro ogni piatto c’è sempre una storia affascinante. Infine, visto che si parla di nobiltà dell’Isola, ecco che ho scelto la ricciola, la regina dei mari, oltre naturalmente che per il fatto che il periodo è piuttosto prolifico per la sua pesca”.